Archive for marzo 2013
questa settimana
Sfregio eolico a Montemarano
Intervista allo scrittore e poeta Aldo De Francesco in difesa del Monte Toro *
Il disco verde, da parte della Regione Campania, alla installazione e all’esercizio di un impianto eolico da 3, 8 mw in località Cerreto del Comune di Castelvetere sul Calore ai piedi del Monte Toro, sta suscitando vivaci reazioni. Non tanto a Castelvetere ma a Montemarano, che sarebbe penalizzata, dal punto di vista paesaggistico e ambientale, dalla costruzione dell’impianto. Monta quindi la protesa contro il varo della iniziativa, in fase già avanzata: è di mercoledì 27, la conferenza dei servizi, cui non sarebbe stata data la possibilità di partecipare alla rappresentanza di Montemarano.
Dopo la presa di posizione ufficiale di questo Comune- espressa nei giorni scorsi in consiglio con voto unanime della maggioranza e della opposizione di netta contrarietà al varo dell’opera – riteniamo giusto parlarne con Aldo de Francesco, che ha scritto significative pagine sulla storia, il costume, le tradizioni di questi luoghi.
E’ una lunga, interessante conversazione nella quale egli ci illustra le motivazioni di eminente natura culturale: paesaggistica, storica, antropologica, di equilibrio dell’ecosistema che, a suo avviso, dovrebbero spingere a scongiurare questa scelta, definita “assurda”.
Per ironia della sorte, uno dei suoi ultimi libri, è una raccolta di poesie dialettali che si intitola “Viento ’e cimma”, cioè vento proveniente dalle cime, che circondano Montemarano, il suo paese – vento dal greco “anemos”, cioe “anima”, anima dei luoghi: un vento, di cui egli si definisce un fedele “alunno”, come altrettanto lo sarebbero un po’ tutti i monte maranesi, trasmettendo il suo soffio vitalità, inventiva, insomma energie positive.
Per cominciare, secondo lei, per l’energia “pulita” non si può “svisare” il paesaggio?
«Appunto. Provo infatti tristezza e indignazione – esordisce De Francesco – per la destinazione di questo insediamento, sostenibile dal punto di vista energetico ma inaccettabile sotto il profilo paesaggistico e di rispetto delle peculiarità: culturale, antropologica, faunistica del territorio. Ricordo che, dagli anni Cinquanta, intorno al perimetro del Monte Toro, figurano una infinità di tabelle con scritte: “Divieto di Leggi il seguito di questo post »
dai Comitati “NO Petrolio in Alta Irpinia” e “NO Trivellazioni petrolifere in Irpinia”
Comitato NO Trivellazioni petrolifere in Irpinia & Comitato NO Petrolio in Alta Irpinia“Osservazioni sull’incontro della VII commissione del Consiglio Regionale della Campania”12 Marzo 2013
L’incontro in Regione segna un grande passo in avanti verso la risoluzione della vicenda Trivellazioni Petrolifere in Irpinia. Un’intera provincia si è mossa, decisa ed unanime, verso l’Istituzione regionale riportando non solo le ragioni legate al dissenso ma soprattutto la speranza di vedere riconosciuta la giusta importanza alle tante istanze e rivendicazioni di tutela del territorio e delle sue peculiarità. Un No che vale tanti Si per l’Irpinia che cerca di ridarsi un’identità ed una coscienza troppe volte vilipesa dai contrasti sorti per interessi particolari e campanilistici. L’intensa azione di sensibilizzazione e la mobilitazione che i Comitati hanno portato avanti legittima a coltivare la speranza di riuscire a scongiurare il rischio di vedere l’Irpinia invasa dai signori del Petrolio.
da Antonio Romano: Tanti Saluti da Quel Ramo del Lago di Iseo…
Cari amici ed amiche, è con immenso piacere che scrivo questa email ai lettori di Piccoli Paesi, il blog di chi -nonostante tutto- resiste nei piccoli borghi dell’Appennino.
Venerdì 8 Marzo siamo stati ricevuti dal Dottor Riccardo Venchiarutti, Sindaco di Iseo in provincia di Brescia, volto noto del giornalismo economico italiano e caporedattore del Tg1 Economia di Milano.
Accolti presso la Casa Comunale di Iseo, abbiamo portato in dono una nuova bottiglia di Olio Ravece, prodotto da Pasquale Caruso dell’azienda San Comaio di Zungoli.
Riccardo Venchiarutti è un grande appassionato nonché cultore di Olio d’Oliva:Ha molto apprezzato non solo le produzioni del nostro territorio, ma anche l’amore e l’orgoglio che determina la maggioranza dei suoi abitanti ed operatori economici.
Massimo Locci su Città della Scienza, dov’era / com’era
CONTRO-ARCHITETTURA di Massimo Locci
Città della Scienza di Napoli
In questi ultimi decenni, a partire dall’ ottocentesco Science Museum di Londra, gran parte dei musei della scienza si sono rinnovati nelle strutture espositive e nelle modalità di comunicazione. Tutti ora sono portatori di concezioni innovative basate sul principio dellapprendere facendo e, quindi, si presentano come laboratori didattici pensati per livelli differenziati di conoscenza e per varie fasce di età. Privilegiando il rapporto formativo dei bambini e dei giovani, sono tutti interattivi, stimolanti, divertenti; i musei scientifici sono ora spazi da vivere, da esplorare sperimentando anche ludicamente le componenti scientifiche.
Il Museo della Città della Scienza di Napoli, incendiato la settimana scorsa, era tutto questo ma anche molto di più.
Innanzitutto perché la sua realizzazione era strettamente connessa con un importante intervento di recupero di unarea industriale e infrastrutturale come quello di Bagnoli, che rappresenta la possibilità di dare un futuro allintera città. Lintervento riguardava le lunghe lame poste parallelamente alla litoranea, che lo studio Pica Ciamarra Associati ha riconvertito in un articolato complesso, direzionale e museale. Quale luogo della multimedialità il complesso Città della Scienza di Bagnoli è strutturato con funzioni multiple e con articolazioni specifiche, dalla componente didattico-espositiva allattività congressuale e formativa, allorientamento al lavoro, allincubatore dimpresa. Un sistema organizzativo in continua crescita e trasformazione che si riflette specularmente sullimmagine dellarchitettura.



Cari amici ed amiche, è con immenso piacere che scrivo questa email ai lettori di Piccoli Paesi, il blog di chi -nonostante tutto- resiste nei piccoli borghi dell’Appennino.



