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Tra Morigerati e Vibonati c’è un luogo …

– di AV per Piccoli Paesi

Tra Morigerati e Vibonati, nel Cilento, c’è un ‘luogo’ accogliente; ci abitano Amedeo, Claudia ed il piccolo Ettore. Ci hanno ospitati qualche giorno fa. Eravamo di ritorno dal piccolo paese di Morigerati, bandiera arancione del ‘Touring Club Italiano‘; un gruppo di amici e soci TCI, partiti senza preamboli e preavvisi alle otto di mattina, con un minibus. Viaggiare è un’esperienza sensoriale, con un bus diventa anche una forte esperienza relazionale. Amedeo e Claudia hanno fatto una scelta di vita molto forte, intelligente, di avanguardia, difficile da descrivere; bisogna andarci al ‘Casale il Sughero‘ per capire, chiacchierando con due giovani neo-agricoltori filosofi ed intellettuali in auto-sostentamento; possibilmente seduti a tavola tra delicate ricchezze a metro zero. Di seguito ce ne parlerà Lara Tomasetta in una bella intervista uscita stamane su ‘Orticalab’. Come in uso a ‘Piccoli Paesi’, non ci dilunghiamo, ci fermiamo qui.  Amedeo è invitato quest’anno a ‘Recupera-Riabita‘, porterà il racconto della sua esperienza a Cairano 7x dal 19 al 21 giugno.  Ecco come arrivare al Sughero http://www.casaleilsughero.com; fermatevi anche a Morigerati, oltre il centro storico potrete visitate l’Oasi WWF con la poderosa fuoriuscita del fiume Bussento in una spettacolare grotta; ecco il recapito di Marianna Falese che vi accoglierà sorridente come sa fare il Touring : 349.1717873.  Morigerati è a 120 km. dall’Irpinia, via Contursi; sulla Salerno-Reggio Calabria uscita Padula-Buonabitacolo; prendere la superstrada per Sanza-Policastro, uscire quindi a Caselle in Pittari e seguire la segnaletica per Morigerati; da qui, seguire quindi Vibonati e vi troverete al Casale Il Sughero; sarete a qualche km. da Policastro e Scario; da maggio a settembre ci si può bagnare in un mare pulito. 

– di LARA TOMASETTA per Orticalab 8.4.2015  

«Tra una città e l’altra esistono tante città invisibili, tante città diffuse rurali che attendono solo di essere abitate, ri-contemporaneizzate, rese di nuovo dense, attraverso il lavoro della terra, la sobrietà dei consumi e delle abitudini, l’ascolto della natura e le relazioni umane che a questo passo sapranno tessersi. Il nuovo abitante non si scoraggia di fronte all’abbandono del suo territorio ma sa decodificarne le potenzialità, intravede nel selvatico e nella ri-naturalizzazione la forza di un ecosistema con il quale egli interagisce in forma creativa e non impositiva». Ho scelto questo passaggio estratto dal blog dell’Agriturismo Casale Il Sughero per attirare l’attenzione su di un tema che interessa il nostro territorio in modo particolare. Ma, anche in questo caso, facciamo un passo indietro. L’Agriturismo che ho menzionato è situato nel basso Cilento, in un’area contigua al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. I proprietari di questo luogo sono Amedeo Trezza e la moglie Claudia, due ragazzi di Napoli che circa 10 anni fa hanno deciso di abbandonare la metropoli per trasferirsi in un contesto completamente diverso, rimodellando stili di vita e consumi sulla base di un riposizionamento esistenziale ed economico proiettato all’auto-sostentamento. Il tipo di ospitalità che questa struttura offre è orientata completamente a viaggiatori responsabili, intelligenti ed in cerca di identità territoriali. Detta in parole povere, da molti anni esiste un tipo di turismo di nicchia interessato alla scoperta di luoghi che per storia, prodotti, cultura e tradizioni sono tutt’oggi sconosciuti al grande pubblico. E’ un tipo di turismo che ignora i grandi circuiti dedicati alle masse, ma si muove in modo autonomo, in un continuo “nomadismo” di conoscenza. Questo tipo di turismo è anche quello che riesce a creare interesse su zone che per decenni hanno sofferto l’abbandono e si nutre in modo massiccio del lato esperenziale del viaggio. Amedeo e Claudia hanno saputo intercettare questi flussi mettendo a disposizione dei viaggiatori un sistema di accoglienza che pone al centro dell’esperienza il racconto del territorio, riabilitando il concetto di uno stile di vita “slow”. Riconvertendo un antico fondo rustico negli anni dismesso ed impoverito, sono riusciti oggi a portare in quel terreno semi e razze antiche a rischio estinzione come i ’pomodorini rosa’, la ’melanzana rossa’, l’insalata ’a coste lunghe’, i pomodori gialli d’inverno detti ’vernini’, legumi antichi come il fagiolo di Gorga, il ’vignarulo’ e tanti altri. Un grande lavoro di recupero che negli anni è riuscito ad attrarre visitatori incuriositi dal forte passaparola sul web e dagli articoli sulle riviste specializzate. E come ha affermato lo stesso Amedeo, «Se questa pratica è valida per il Cilento è ancor più vera per l’Irpinia: un territorio splendido, con una terra molto dolce e facile da coltivare che permette una straordinaria biodiversità». E proprio l’Irpinia può annoverare diversi esempi di un tipo di turismo basato sul recupero e sull’esaltazione delle specificità del territorio: sono già moltissimi gli agriturismi nati in prossimità dei luoghi che raccolgono le eccellenze irpine. Così come ci si aspetta che nei prossimi anni si assisterà al moltiplicarsi di strutture ricettive rivolte a visitatori sempre più in cerca di ritmi di vita lenti, stanchi del caos delle grandi metropoli, in cerca di un’autenticità che sembra sempre più effimera chimera. D’altronde, lo stesso Vanni Chieffo, Presidente del Gal Irpinia, aveva di recente prospettato uno sviluppo basato proprio sui flussi turistici provenienti dalla grandi città. Ma nello splendido quadro che si è venuto a creare non bisogna tralasciare un elemento fondamentale. Come giustamente viene rammentato nel blog dell’agriturismo cilentano: «Colui che pratica l’ospitalità rurale non segue la moda agri-turistica perché non si tratta di ’turismo agricolo’ ma, al contrario, di agricoltura offerta come stile di vita e di accoglienza al viaggiatore e, pertanto, opera anzitutto una scelta di vita fondata su di un’economia di sussistenza incentrata sulla auto-produzione di beni primari frutto del lavoro della terra, per sé e per la sua famiglia, contribuendo così a ripopolare e rendere di nuovo contemporanei i territori rurali». Per essere più chiari, oggi ci troviamo di fronte al fenomeno del “ritorno alla terra”, basti vedere i numerosi articoli dedicati all’argomento. Ma il rischio sotteso a questo atteggiamento è lo scadere in una vera e propria moda, che poco o niente ha a che vedere con il vero ripristino delle tradizioni, dei metodi di lavorazione e delle antiche origini dei prodotti locali. In alcuni casi si crede erroneamente di poter avviare un business basato sul turismo rurale, senza avere il giusto sostrato culturale in grado di sostenere tale scelta. Ciò che intendo dire è che avviare un’attività – che sia ricettiva o di ristorazione – basata anche e soprattutto sul patrimonio della biodiversità irpina, così giustamente esaltata da Amedeo, non è un qualcosa che si può improvvisare dalla sera alla mattina; occorre esperienza, studio, caparbietà, pazienza e rispetto. Rispetto di un territorio che è il primo in Italia per prodotti certificati e riconosciuti anche dal Ministero per Le Politiche Agricole. Voler intensificare la produzione di questa o quella eccellenza, tanto per fare un esempio, sarebbe la chiara dimostrazione di non avere contezza delle specificità e delle necessità del nostro territorio, forzando un sistema che esiste proprio in virtù della sua unicità. Il rischio, alla fine dei conti, è di creare un tessuto ricettivo-economico in grado soltanto di scimmiottare le antiche usanze per un risultato scadente che non pone basi solide in grado di generare sviluppo di lunga durata. Anzi, questo tipo di turismo è in grado di sopravvivere solo per pochi anni. Basti contare i tanti ristoranti della provincia aperti e chiusi in poco tempo, che non hanno realmente creduto nei prodotti locali e nel ripristino delle ricette di una volta. In virtù del fatto che l’Irpinia è un territorio ormai straripante di piccole aziende agricole ed agriturismi, è bene riflettere sul modo in cui sono stati concepiti e sul reale sviluppo che riusciranno a generare. articolo originale su OrticalabEd ecco le foto della nostra giornata tra Morigerati e Vibonati, fino a Scario …

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Recupera / Riabita _ il contributo di Amedeo Trezza

foto 2Educazione alla felicità _ di Amedeo Trezza / Casale Il Sughero, Vibonati (Sa)

Non avendo potuto partecipare al bellissimo vostro incontro, spero di dare un mio piccolo contributo parlando apparentemente di “altro”, per mettere a fuoco però proprio i nostri temi. E così parto un po’ da lontano…

Nel suo intervento alla puntata del 25 Aprile 2013 di Servizio Pubblico Roberto Saviano fa una breve analisi di comunicazione politica – rivolta implicitamente alle forze di cambiamento che animano la scena sociale e politica recente in Italia – portando come esempio il percorso referendario cileno che nel 1988 decretò la fine del regime di Pinochet. Commentando alcuni passaggi del film cileno “NO” (di Pablo Larrain) che ripercorre quei momenti difficili del paese sudamericano, Saviano spiega e illustra la strategia di comunicazione politica dei dissidenti del regime autoritario cileno e ci fa capire quanto attuale e necessaria sia stata quella straordinaria esperienza politica e sociale.

Anziché continuare a insistere su argomentazioni e linguaggi ‘per via di negazione’ rispetto al regime da contrastare (denuncia delle violenze, questione dei desaparecidos, ecc.), ovvero seguendo una strategia linguistica e argomentativa del contrasto e dell’opposizione, si decide di adottare un’altra tecnica, propositiva, positiva, assertiva e quindi inevitabilmente spiazzante e per questo infine vincente.

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Written by A_ve

25 giugno 2014 at 10:58

ECCO CAIRANO 7X 2014

logo_7x

 

 

 

COS’E’ CAIRANO 7X  ?

E’ un appuntamento per soli visionari che si tiene in un piccolo borgo dell’Appennino meridionale. Nei giorni più lunghi dell’anno, dal 2009,  convergono a Cairano (Alta Irpinia) : studiosi, poeti, contadini, musicisti, artisti, architetti  da ogni parte d’Europa. Il paese riapre le proprie case e si riabita per pochi lunghi giorni. Si fondano nuove relazioni tra le persone e il paesaggio, alla ricerca di una bellezza qui felicitante.

Inno al paesaggio, VIDEO

Cairano 7x, fotoVIDEO

2009-2010-2011 Materiali

Cairano 7x in 107 post 2009-2011

Cairano 7x in 67 POST 2011-2012

Cairano 7x in 1007 FOTO

Rassegna stampa 2009-2010

Rassegna stampa 2014 

 

QUAL’E’ IL PROGRAMMA 7X 2014  ?

Vasto, visionario, complesso; dal 7 giugno al 10 agosto : ‘Orto Comunitario’, ‘Borgo Fiorito’, ‘Recupera/Riabita’, ‘Festival dei corti’, ‘Laboratorio teatro-azione’,  ‘Cantine aperte’, ‘Accoglienza diffusa’.

‘ORTO COMUNITARIO’, un esperimento resiliente

Cosa ci resta se non la terra e l’acqua, il sole e l’aria? In Alta Irpinia a Cairano, 340 abitanti arroccati ai confini della Lucania, nelle terre interne del mezzogiorno, parte l’Orto comunitario. Il progetto, ideato dall’associazione culturale l’Albero Vagabondo apre la stagione di Cairano 7X 2014, ed ha un valore fortemente simbolico e identitario.

A pochi metri dall’osservatorio geo-cosmico della Rupe di Cairano, sulle sponde del Lago di Conza, c’è uno dei panorami più belli delle terre dell’osso … CONTINUA A LEGGERE, GUARDA LE FOTO, CLICCA QUI 

– 1° appuntamento : sabato 7 GIUGNO con ‘CAIRANO FIORITO’ 

cairano fiorito

 MERCATINO DEI FIORI /  LABORATORI DI CERAMICA RAKU /  LABORATORIO DI GIARDINAGGIO  /  PERFORMANCE PITTORICA  / ALLESTIMENTI E TESTIMONIANZE  /  CONCERTO QUARTETTO FIATI  /  MOSTRA DEL CERAMISTA  /   7 SCRITTORI X CAIRANO

COLAZIONE COMUNITARIA

PROGRAMMA COMPLETO, clicca QUI

 

 

 

 

 

-2° appuntamento : sabato 21 giugno con ‘RECUPERA / RIABITA’, restart 2014  

recupera riabita logo

Sabato 21 Giugno 2014. RECUPERA / RIABITA. IL PROGRAMMA aggiornato E’ QUI.

Un programma itinerante, partito nel 2012 dall’Abbazia del Goleto in Irpinia col ‘Cammino di Guglielmo’. Quest’anno a Volturara (17 maggio), a Castelvetere (31 maggio), e a Cairano 7x (21 giugno).

Paesaggio, Ambiente e Agricoltura per recuperare e riabitare l’immenso patrimonio rurale dell’Appennino meridionale. Una costellazione di piccoli paesi spopolati e tanta terra abbandonata : ripartire dalle risorse naturali per recuperare relazioni, paesaggi e architetture. Riabitare l’entroterra, invertire i programmi governativi : dalla bruttezza delle immense periferie metropolitane alla bellezza dei piccoli borghi. Necessitano buone idee, volontà convergenti, artisti e lavoratori di ogni tipo, relazioni tra i pochi imprenditori residenti, sgravi fiscali, trasporti pubblici efficienti (ferrovie), comunicazione e promozione attiva.

CAIRANO 7X – SABATO 21 GIUGNO 2014

RECUPERA / RIABITA, restart 2014

PROSSIMO APPUNTAMENTO VISIONARIO : Sabato 21 Giugno 2014. RECUPERA / RIABITA. IL PROGRAMMA E’ QUI.

Sabato 21 GIUGNO

  • CERCHIO dell’ORTO / visita collettiva all’Orto Comunitario, apertura del giorno più lungo dell’anno con i colori dell’Albero Vagabondo; con il Maestro Giovani Spiniello e i bambini di Cairano.  I bambini installeranno sul recinto dell’orto i loro disegni e troveranno ognuno  un fiore da adottare  e una favola da scrivere per difendere l’Appennino.  

VISIONARY RURAL CORNER / 7 ore no-stop. Testimonianze per la salvezza del territorio appenninico e della salute alimentare : esperienze di autoproduzione alimentare, economia sostenibile, scenari alternativi, risorse naturali, paesi e paesaggi, nuova ruralità, cultura abitativa dell’Appennino, recupero e architettura. Obiettivo : stabilire relazioni felicitanti e produttive sul territorio; far conoscere tra loro i nuovi protagonisti della rinascita dell’Appennino rurale.      

  • Intervengono :  Luigi Fiorentino (Sottosegretario Ministero Affari Regionali), Giovanni Pandolfo (Console Regionale TCI Campania),  Paolo Scudieri (Eccellenze Campane), Pasquale Persico (Univ. di Salerno), Gregorio Soldivieri (Borgo di Terravecchia), Peppe Zullo (Scuola Internazionale di cucina), Diego Lama (architetto-giornalista), Massimo Bottini (Italia Nostra), Luigi Pucciano (Amsterdam–Acri), Stefania Emmanuele (Ecomuseo Parco Nazionale del Pollino), Vincenzo Cassano (Autoproduzione alimentare), Pietro Mitrione (Ferrovie), Gianni Fiorentino (Fiorentino Agricola), Eduard Natale (No-Petrolio Irpinia), Virginiano Spiniello (Forum Ambientale Appennino), Gerardo Vespucci (Istituto Sup. Maffucci Calitri), Antonio Vespucci (Pioniere eno-gastronomico), Raffaele Capasso (Imprenditore), Camillo De Lisio (Storico dell’arte e del paesaggio), Gianni Marino (Archivio Storico CGIL), Agostino Della Gatta (Albergo Diffuso Borgo di Castelvetere), Amedeo Trezza (Casale il Sughero), Vincenzo (Mulino Margotta), Viviana Malafarina (Basilisco vini), Giovanni Ventre (Ninco Nanco), Michele Minieri (Hirpus), Giuseppe Di Domenico (Cairano Orticola), Amato Natale (Cooperativa Agricola Giovani Teora), Roberto D’Agnese (Tarantella for Africa), Riccardo Dalisi (Premio Compasso d’Oro alla carriera), Luciana Pinto (Slow Food Alta Irpinia), Mariangelo Spagnoletti (scultore, scenografo), Pino Guerriero (Cammino tra due mari), Antonio Luongo (Forno Ecologico), Luca Pugliese (Fluido Ligneo EO), Désirée Risolo (Locus Iste), Caterina Martone (Le Masciare, azienda agricola), Antonio Romano (Economista Blogger), Paolo Saggese (Poesia del Sud), Antonio Cianciulli (Acca Software), Mario Marciano (Grafistudio Associati),   Eduardo Alamaro (Storico della Ceramica)                  … elenco aperto _ _ _ _ _ _ _ Conducono Vincenzo Di Micco (Prima Tivvù) e Angelo Verderosa (Piccoli Paesi). Chiesa San Leone, dalle 10 alle 19
  • Presentazione dei Video-clip : ‘RECUPERA-RIABITA’ e  ‘I MULINI della SALUTE’
  • AFFABULATORI FELICITANTI / con Dario Bavaro (Direttore artistico 7x) e Luigi D’Angelis (Sindaco di Cairano); in video-collegamento con Franco Dragone. Mensa comunitaria, dalle 13 alle 15.
  • PRANZO nell’ORTO / il grande chef Peppe Zullo insegna a cucinare i prodotti dell’Orto Comunitario 7x
  • COMUNICARE per DIFENDERCI, workshop diretto a cittadini, associazioni e comitati civici: vuole fornire gli strumenti di comunicazione di base per informare l’opinione pubblica attraverso i media sulle criticità ambientali rilevate nel proprio territorio. Evento di sensibilizzazione ambientale: linee strategiche di comunicazione, ufficio stampa, sito web. Con Virginiano Spiniello, Eduard Natale e Chiara De Gregorio. Lab. Marketing Ecologico UNISOB. Sala Carissanum, dalle 16 alle 18,30
  • IL DESERTO ABITATO, mostra fotografica di Antonio Bergamino, Claudia D’Angelis e Mariano Di Cecilia. Una lettura di Cairano per raccontare il rapporto esistente tra gli abitanti e lo spazio in cui vivono.  Corso fotografico ‘come raccontare il Paesaggio, il reportage in pochi fotogrammi; dalle ore 11 Sala Carissanum.
  • PAESAGGIO CAIRANO, in mostra le opere di Antonio Luongo; dal 20 al 22 giugno; via Irpino.
  • PAESAGGIO, OPERA D’ARTE / inizio ore 19 / omaggio al sole nel giorno più lungo dell’anno (biglietto d’ingresso: 1 euro)
  • MUSICA E TEATRO :  “il Terzo eccetera” presenta “Questa valle sacra”; di e con Vincenzo Blues; ore 21 Chiesa San Leone.
  • CANTINE APERTE, riaprono le antiche Grotte del VINO / con Mario Marciano, Piero e Massimo Di Silverio & C.
  • SCUOLA di MONTEMARANESE, festa di danza nella notte più corta dell’anno
  • I MERCATINI della SALVEZZA ALIMENTARE / con Slow Food Alta Irpinia / piatto-cena : pani, salumi, formaggi, dolci, vini; punto info e adesioni

Domenica 22 GIUGNO

  • ESERCIZI di AMMIRAZIONE nel PAESAGGIO, anteprima 7 scrittori x Cairano
  • ESCURSIONE ARCHEOLOGICA, visita guidata ai ruderi di Santa Maria in Elce e San Zaccaria / con Michele Solazzo e Milena Saponara. E con Sinergie Bisaccia e il Cammino di Guglielmo
  • CORPUS DOMINI, Processione nel borgo
  • PREMIO RECUPERA / RIABITA, 1^ edizione / cerimonia di assegnazione del premio; visita guidata alla casa riabitata, accoglienza e festeggiamento felicitante.

Partecipano :  Costituenda Fondazione 7x Terre felicitanti, Forum Ambientale dell’Appennino, Piccoli Paesi, L’Albero Vagabondo, IrpiniaTurismo, Slow Food Alta Irpinia, Prima Tivvù, Il Giornale dell’Architettura, Comune di  Cairano. Con Dragone Group Entarteinment.

 

 

Tutto su ‘Recupera / Riabita’, clicca QUI

 

7x crono 2014

 

il quarto paesaggio

Fronteras Musicales Abiertas: un ‘Coro immaginario’ per l’Isola che c’è e (a volte) si vede

La neonata Orquestra de las Misiones Guaraníes suonerà a Vibonati dalla terrazza di Casale Il Sughero un ‘Concerto per la Sicilia’: quali sono in confini della Città del Parco?
Roma, Napoli, Torre Orsaia, Vibonati, una progressiva discesa geografica ma inversamente proporzionale ad una risalita verso le proprie condizioni spirituali di appartenza: i sud del mondo si assomigliano, terre contese e allo stesso tempo abbandonate, ma anche luoghi di possibili ripartenze e di nuovi paesaggi emozionali e culturali inediti. E’ una scommessa di resilienza.
Nei giorni 18-19 Dicembre, l’Ateneo Nomade Triangolare di Casale Il Sughero (Vibonati) ospiterà uno dei laboratori formativi previsti in Cilento da Pasquale Persico a cura della neonata Orquestra de las Misiones Guaraníes nell’ambito del Progetto di Cooperazione Internazionale Culturale e Musicale a cura di FMA (Fronteras Musicales Abiertas)  – Italia 11-24 Dicembre 2013, patrocinato dall’ IILA (Istituto Italo-latino americano) e CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale).
Ventisette giovani musicisti guaranì, diretti dal Maestro Francesco Grigolo, dopo essersi esibiti nelle città di Roma e Napoli in importanti occasioni ufficiali si sposteranno nell’Altra Città (del Parco) e suoneranno all’orizzonte del Tirreno Meridionale in vista dal Sughero un ‘Concerto per la Sicilia’: armonia di voci e suoni come metafora della polifonia dei laboratori della Città del Quarto Paesaggio, schegge della “Certosa esplosa”; inno al mare e alla terra magnogreca come culla della nostra civiltà; appello alla Trinacria granaio del Mediterraneo, portatore e foriero di continua feritilità, ode a Stromboli, Faro del Mediterraneo, isola che c’è ma non si vede (sempre), nominazione poietica delle Eolie come possibile e non unico orizzonte-confine-frontiera concettuale e geografica del Quarto Paesaggio.

DIALOGO

ciucciopolitana 1di AMEDEO TREZZA / Dialogo con Dario Bavaro e Angelo Verderosa

Il riposizionamento geografico, dalla metropoli alla campagna, e il riposizionamento esistenziale, da un modello di consumo post-industriale al tentativo di perseguire un modello impostato sull’auto-sostentamento critico, segna la nostra realtà come uno dei punto di resistenza nel contesto della spopolamento e dell’abbandono delle campagne meridionali, in questo caso cilentana.

Il gesto di riposizionamento è volontà di dimostrare la sostenibilità della scelta di riabitare luoghi abbandonati. È gesto consapevole di una azione in controtendenza, per questo difficile ma allo stesso tempo percepito come necessario, preso atto anche della impossibilità di perseverare nel modello di provenienza.

Questo luogo pertanto e inoltre è anche luogo di frontiera nella misura in cui si tratta di un riposizionamento percepito dall’esterno (da cui si proviene) come decentrato rispetto ai flussi sociali ed economici principali e dall’esterno (in cui ci si inserisce) come un riposizionamento decontestualizzato ed errato poiché frutto di una scelta imprevista della quale non si comprendono appieno le motivazioni.

Inoltre la criticità dell’effetto frontiera è giocata anche sul versante delle aspettative di resilienza la cui riuscita dipende da un difficile felice incontro di resilienze, quella personale o del nucleo familiare (esistenziale) e quella del luogo nuovamente abitato (potenzialità dei luoghi).

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Written by A_ve

29 ottobre 2013 at 16:48

“visitabili” : CASALE IL SUGHERO, Vibonati

Con ‘Piccoli Paesi’, ieri pomeriggio 27 ottobre 2013, abbiamo visitato IL CASALE ‘Il SUGHERO’ a Vibonati, nel Cilento. Abbiamo ritrovato Amedeo Trezza, filosofo che ha abbandonato Napoli e la ricerca Universitaria per una vita altra (e migliore); con Amedeo avevamo fatto conoscenza a ‘Cairano 7x’ nel 2009, poi i contatti si rinnovavano via web. Abbiamo trovato una struttura eccezionale condotta da persone che hanno sposato la terra. Letizia e passione. Solo andandoci di persona, sedendosi sul grande terrazzo proteso verso il mare del Cilento, scendendo nell’orto e soprattutto ascoltando Amedeo e la sua sposa, si inizia ad entrare in un vero miracolo rurale che era dato ormai in via di estinzione.  ‘Il Sughero’ non è la solita finta struttura agrituristica dove si propongono case rurali e poi c’è il servizio frigo, l’aria condizionata e la piscina… Al Sughero si vive della terra e per la terra!  Ci si ritrova in un laboratorio di ricerca…  Siamo in un edificio ristrutturato e ricavato dal un vecchio stazzo, utilizzando principi di bioarchitettura, dotato di approvvigionamenti energetici sostenibili e puliti e realizzato con materiali tradizionali e di recupero.  Siamo in una piccola fattoria che ospita nel terreno di pertinenza le coltivazioni essenziali per un auto-sostentamento come un frutteto di frutti antichi, aiuole destinate ad un orto sinergico ed a tentativi di agricoltura biologica naturale e integrata col territorio. Un ‘economista illuminato’ come Pasquale Persico ha descritto questa struttura come un punto-rete / osservatorio nella ‘città diffusa’ del Parco del Cilento, la Città del Parco, ora Città del Quarto Paesaggio, mirando a proporre laboratori seminariali ed eventi culturali da vero e proprio Ateneo Nomade del Cilento… (vedi il video: http://vimeo.com/36402141).  Casale Il Sughero nella sua destinazione ricettiva si prefigge l’obiettivo di offrire un servizio culturale e di tutoraggio naturalistico / escursionistico e artistico / antropologico sul territorio creando diversificazione nell’offerta. TORNEREMO A BREVE AL SUGHERO CON L’INTENTO DI SOGGIORNARE UN FINE SETTIMANA IN MODO DA PRENDERE LA CIUCCIOPOLITANA.

info : http://www.casaleilsughero.com

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ciucciopolitana 2

a.v.

Written by A_ve

28 ottobre 2013 at 19:27

Menti e sementi

campo_dipintoCi incontreremo sabato 23 marzo, di pomeriggio alle ore 15 a Casale Il Sughero (vedi il link:www.casaleilsughero.blogspot.it) per incontrare le nostre idee sui temi della collaborazione di menti e coscienze sul territorio, davanti a una fetta di dolce…

 Ci rivolgiamo a chi, a partire dal comprensorio del Golfo di Policastro (SA), ha in mente una idea diversa di crescita e sviluppo e vuole concretamente nel suo piccolo, senza personalismi e in maniera a-gerarchica, infittire e materializzare la rete che va man mano formandosi a partire dal digitale, incarnandola appunto nel reale dei rapporti umani e del presidio quotidiano del territorio (diremo ‘digi-reale’).

 In particolare ci stiamo ritrovando a discutere su:

 1) una idea avanzata di gas, inteso come occasione di ridefinizione dei concetti e dei comportamenti dello stare insieme e non solo come una tecnica di acquisto critico, ma una vera e propria occasione di riposizionamento socio-culturale;

 2) una idea di interazione tra persone e luoghi secondo una pratica antica come il mondo eppure straordinariamente moderna e rivoluzionaria, quella del baratto, un ‘baratto felice’;

 3) il tentativo di proporre anche nel nostro contesto un’altra declinazione dello stare insieme critico e costruttivo e soprattutto solidale, quella della ‘banca del tempo’, altrove così ben avviata e che ben si potrebbe intrecciare al gas e al baratto.

mappa_golfo02Questi approcci, e quanti altri vorranno e sapranno venir fuori dal nostro incontro spontaneo e informale, ci auguriamo serviranno tutti a ridefinire i ruoli di ‘produttore’ e di ‘consumatore’ alla luce di una micro-socialità di zona (oltre che di una micro-economia) ‘a km 0’, o meglio potremo dire, ‘a km golf-0’.

E se qualcuno ci parlasse di agricoltura organica e di ibrido fertile in italiano volgare del sedicesimo secolo?

Ibridazione fertile tra natura e cultura come esito concettuale e ripartenza strategica per un nuovo paesaggio ‘agri-cultu-rurale’

della portaVeniamo da un bel viaggio tra le pagine di un trattato cinquecentesco di Giovanbattista Della Porta che, oltre a darci una lezione di umiltà anzi tempo sui limiti dell’uomo verso la natura come farebbe oggi un vero permacultore, ci svela anche un’agricoltura sinergica ante litteram e mette a tema il concetto antico e moderno diibrido fertile, concetto che nella sua accezione culturale e socio-antropologica ci interroga su di una possibile contemporaneità rurale.

Fin dalle prime pagine del testo De i miracoli et maravigliosi effetti dalla natura prodotti(Venezia, Ludovico Avanzi, MDLX) la magia è presentata come conoscenza della natura e della naturale amicizia e ‘inimicitia delle cose naturali’. Delle varie magie la magia naturale è ‘consumata cognitione delle cose naturali’ ed è presentata come la disciplina (definita anche ‘perfetta filosofia’) entro la quale trovano spazio pure gli studi di agricoltura.
Nonostante la temperie culturale alchimistico-rinascimentale in cui Della Porta è immerso, già si intravede una sorta di razionalismo (e di là da venire poi illuminismo napoletano) ante-litteram: la ‘marauiglia’ e ‘l’autorità’ che avvolgono in un alone di mistero le cose di cui non si riesce a dare una spiegazione razionale (‘quanto le cause sono ascose’) si dilegua miseramente, rassicura l’autore, nel momento in cui ce le spieghiamo.
La magia naturale è  in accordo con la natura perché ne è semplicemente ‘menistra o serua’. L’uomo quindi, il riferimento è anche a Plotino, in quanto mago che opera nella natura e con la natura, si rivela come ‘ministro, e non artefice’ della realtà, poiché la sua arte (la magia naturale) non crea le cose ma ‘ua applicando le cose insieme’, nello stesso modo in cui la natura produce le essenze vegetali e l’agricoltura è ‘disciplina che si adopera a che l’uomo ne tragga massimo beneficio senza andarle contro’.
Nel mondo naturale, tra le cose, le piante e gli animali esistono rapporti di affinità e di repulsione, mossi da reciproca convenienza o meno (‘conuenientia e disconuenientia’). Quel che i greci chiamavano simpatia e antipatia qui son chiamate ‘amicitia e inimicitia’ e si rivelano a noi attraverso il gioco combinatorio delle simpatie naturali. Leggi il seguito di questo post »

Written by casaleilsughero

28 febbraio 2013 at 17:09

Dall’economia del bisogno ad una nuova economia reale

Come si può pensare ad una economia differente se non ristrutturiamo il nostro sistema dei bisogni?

patate

Patate: facili da coltivare e conservare

Nel post (Cos’è un pomodoro?) abbiamo discusso del valore simbolico del pomodoro come risultato di un gesto di auto-produzione. Coltivare un pomodoro (o auto-produrre qualsiasi bene di prima necessità) ha una valenza oltre che ecologica e nutrizionale anche economica e politica molto forte: significa svincolarsi dal sistema della distribuzione, dai ricarichi dei commercianti, dai ricarichi dei sistemi fiscali, dal consumo di energia per il trasporto, dalla produzione di rifiuti.

Ma, andando ancora oltre, ristrutturare la propria esistenza individuale e collettiva nel segno di una primaria attenzione all’auto-sostentamento – ovvero allargare la propria base di autosufficienza e quindi ridurre progressivamente la dipendenza da una vorace e drogata economia di mercato – significa riassegnarsi una piccola fetta di libertà e di autodeterminazione.

Dall’inizio della crisi economica sono aumentati gli indebitamenti da parte dei cittadini: cessioni del quinto dello stipendio, erogazioni di micro-credito, piccoli prestiti personali, domande (non le concessioni) di mutuo, aperture di credito sui conti correnti.

Questi cittadini, che negli ultimi decenni del secolo scorso sempre più sono diventati consumatori bisognosi di tutto, negli ultimi anni sono diventati (sono stati fatti diventare) bisognosi del denaro per poter consumare, impotenti per non riuscire a fare a meno di consumare. In altri termini, sono diventati addirittura bisognosi del bisogno, un meccanismo perverso compulsivo come quello della fame nervosa che però ti induce a vedersi anoressici di beni di consumo e quindi spinge ancora oltre. Ma fino a dove? Leggi il seguito di questo post »

Written by casaleilsughero

19 gennaio 2013 at 17:01

Che cos’è un pomodoro?

Del pomodoro e della sua identità…

A questa semplice domanda verrebbe facilmente da rispondere che si tratta di un ortaggio, non di origine europea ma che giunse qui da noi secoli fa dalle Americhe. Altri risponderebbero con una descrizione, un alimento dal sapore acidulo e dolce di colore rosso e succoso. Un botanico risponderebbe che si tratta del frutto di una solanacea, un gastronomo che è un ingrediente importante per molti piatti cucinati e crudi della dieta mediterranea, un contabile di un supermercato che è un prodotto, un bene di consumo che trova posto negli scaffali dedicati ai prodotti freschi, un contadino mediterraneo affermerebbe che è la base dell’alimentazione estiva e che è importantissimo per le conserve destinate all’inverno.
Potrei continuare ancora per molto, ma mi interessano gli ultimi due punti di vista, quello del supermercato e quello del contadino. È possibile che lo stesso oggetto sia definito così diversamente, significhi cose così diverse per queste due figure? Ovvero una merce, un prodotto destinato alla vendita e d’altra parte invece la speranza di sostentamento invernale per una famiglia di contadini?
La domanda non è infondata, infatti viene quasi il sospetto che non stiamo parlando della medesima cosa. Sebbene portino lo stesso nome i pomodori che trovano posto nel bancone di un supermercato e quelli che crescono testardi in un orto tradizionale di un ancor più testardo contadino che li coltiva per sostentare sé e la sua famiglia infattinon sono la stessa cosa. Sono due oggetti diversi. È diverso il loro colore, la loro forma, le loro dimensioni, il loro odore e soprattutto il loro sapore. L’uno si consuma, l’altro si mangia, l’uno è una merce, l’altro un bene.
Ma non è tutto, perché col loro sapore diverso veicolano una differenza ancora più importante, quella di valore. Mentre i primi sono anzitutto e perlopiù investiti di un valore economico, di merce, ovvero di oggetto di scambio di denaro, i secondi posseggono e mostrano un valore piuttosto identitario: i primi sono oggetti globalizzati, strumenti di guadagno, i secondi invece portano con sé la specificità del luogo in cui sono coltivati, quella della mano e della sapienza di chi li cura, la diversità genetica che li lega al luogo di generazione, il sapore e l’odore della terra in cui sono cresciuti e maturati.
Inoltre è facile intuire come un pomodoro possa essere inoltre non solo il frutto di ungesto agricolo ma anche di un gesto gastronomico perché con esso (di esso) ne si fa qualcosa oltre a mangiarlo…

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Written by casaleilsughero

23 dicembre 2012 at 17:52

Riconversione in decrescita

logo casale il sugheroQuando ancora il turismo in provincia di Salerno e non solo era solo improntato al consumo delle settimane estive delle seconde case di vacanza e de campeggi e modelli alternativi di sviluppo turistico sostenibile altrove invece erano già una realtà noi cominciavamo a immaginare un approccio diverso al territorio e alla sua fruibilità. Quando ancora le città erano lontane dalle campagne e il modello di sviluppo metropolitano era un modello da seguire non solo per i giovani cilentani ma per i giovani delle province agricole del sud Italia, noi invece cominciavamo a progettare un modello di sviluppo diverso.

E così nel 2006 cominciò l’avventura di Casale Il Sughero (www.casaleilsughero.blogspot.it) . Nessuno voleva scommettere su terreni abbandonati e i giovani nelle città avevano altre aspirazioni e interessi. Rilevammo il terreno con un rudere e cominciammo a immaginare e progettare un recupero funzionale, ideologico, abitativo, produttivo. E così nel 2010 abbiamo inaugurato una emigrazione al contrario: dalla città alla campagna, dal nord al sud. Da Napoli ci siamo trasferiti nel profondo Sud del Cilento Lucano e da due anni abbiamo avviato la nostra scommessa di ripartenza dal basso, dalla terra, dall’autosostentamento e dall’ospitalità rurale: una fattoria in transizione, basata sulla diversificazione e l’autoproduzione secondo criteri sinergici e permaculturali.

Quando ancora tutti i nostri coetanei emigravano verso le industrie, verso il terzo settore, al nord Italia o all’estero, noi abbiamo scelto la strada opposta, quella della decrescita. Non una decrescita fatta solo di parole, che quando restano tali diventano chiacchiere, e neanche una decrescita post-sessantottina dagli atteggiamenti hippy o radical chic. Ma una decrescita silenziosa e fortemente motivata e consapevole, sia culturalmente che fattivamente, radicata nella tradizione e nella difesa delle identità dei luoghi e allo stesso tempo innovativa e aperta al cambiamento.

Non seguiamo la moda del momento in fiere o feste di paese, non ci autoproclamiamo martiri o eroi coi toni new-age degli ecovillaggi o con quelli pomposi delle pseudo-nuove contadinanze, non ne abbiamo bisogno. I nostri valori sono la salvaguardia della diversità, il rispetto delle tradizioni, la tutela delle identità di popoli e territori, la lealtà, la fedeltà all’impegno preso e alla parola data, l’onore di essere espressione di un territorio rurale.

Perseguiamo il nostro obiettivo sperando di essere da esempio a gruppi di giovani delle vicine città (Napoli, Salerno, Potenza) che oggi, negli ultimi tempi, finalmente si stanno ritrovando intorno ai temi della decrescita. Per questo saremmo contenti che tutti voi ci veniste a trovare per conoscere la nostra realtà in evoluzione e continuo sviluppo e pianificare insieme l’unione dei nostri intenti.