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Un simpatico turista in visita ferroviaria all’Abbazia del Goleto
23 agosto 2023
Un simpatico turista in bermuda e paglietta ha chiesto di visitare nel pomeriggio di ieri l’area archeologica in corso di scavo a monte dell’Abbazia del Goleto. E’ stato pertanto accompagnato alla scoperta della parte di epoca romana dal rettore dell’abbazia e dal direttore dei lavori, considerato che l’area è tutto un cantiere (1). La visita è proseguita nella nuova Foresteria attrezzata di recente con 20 posti letto e dedicata -prevalentemente- a chi percorrerà il ‘Cammino di Guglielmo’ da Montevergine a Barletta, in circa 10 tappe per complessivi 250 km. (2).
Il simpatico turista si è rivelato essere un dirigente apicale di Fondazione FS, l’ente che presiede al recupero delle tratte ferroviarie storiche in prevalenza lungo la dorsale appenninica italiana; guarda caso, profondo conoscitore della nostra Avellino-Rocchetta, in quanto non solo campano ma di stanza a Montemarano per una breve vacanza estiva in famiglia…
E’ bastato infine qualche w-app e una foto sui social e il tam-tam in meno di mezzora ha fatto convenire al Goleto un po’ di curiosi oltre ad alcuni amministratori e imprenditori locali.
Quale migliore occasione allora per fare due chiacchiere su treni e stazioni all’interno della nuova sala convegni recuperata a servizio dell’Abbazia ?
L’ing. Sabato Gargiulo, ovviamente preso alla sprovvista, non ha potuto certo relazionare come rappresentante della Fondazione guidata da Luigi Cantamessa (3) ma, sicuramente stimolato dalla introduzione fatta dal rettore del Goleto e dalle domande dei presenti, ha rivelato infine un po’ come stanno le cose e quale destino si potrebbe configurare per la nostra storica Ferrovia.
In ordine sparso: Ferrovie sta investendo circa 20 mln. di euro non per la stazioni -come qualcuno erroneamente ha scritto- ma per mettere in sicurezza alcuni tratti della linea (binari e opere d’arte) e per restaurare -in primis- il Ponte Principe di Lapio; restauro che significa soprattutto consolidamento strutturale di un ponte che è oggi unico al mondo per il suo sistema costruttivo. La lunghezza complessiva è circa 300 metri, articolata in 3 campate di 98 metri ciascuna. I componenti reticolari metallici non sono bullonati ma chiodati. <<Oggi, non esiste più un’azienda o un artigiano al mondo capace di costruire qualcosa di simile>>, ha commentato l’ing. Gargiulo e ha aggiunto: <<Il Ponte di Lapio potrebbe entrare a pieno titolo nel patrimonio Unesco>>. (4).
Il restauro strutturale -che ha progettato lo stesso Gargiulo- è partito dalle pile in muratura di pietra squadrata e interesserà a breve la struttura in ferro. Il ponte, come è noto agli appassionati di storia delle ferrovie e di strutture metalliche, è in acciaio e congiunge le sponde del Calore tra i territori di Lapio e Taurasi; fu progettato dall’ingegnere Sangiorgi della Società Mediterranea, concessionaria della linea e realizzato tra il marzo ed il settembre del 1893 dalla Società Industriale Italiana di costruzioni metalliche, che aveva sede a Castellammare di Stabia. Le travi sono alte oltre 10 metri e la ferrovia corre a circa metà altezza. Al termine dei lavori di bonifica sarà possibile organizzare qualcosa per stupire i viaggiatori; il treno fermerà prima del ponte e i viaggiatori potranno scendere e saranno invitati ad attraversare il ponte a piedi, su apposite lastre di cristallo in modo da vedere il fiume scorrere molto più in basso. Sarà un’esperienza unica al mondo, ovviamente dedicata a coloro che non soffrono di vertigini. Il restauro conseguirà quindi una significativa messa in sicurezza che permetterà ai treni di non rallentare a passo d’uomo come invece succede oggi. Altri interventi di bonifica strutturale sono previsti su ponti e viadotti di minore importanza sempre lungo tutta la linea. E’ stato altresì ricordato che la manutenzione lungo l’intera tratta -finanziata dal 2018 dalla Regione Campania- ha permesso finora la sostituzione di buona parte delle traversine ferroviarie e assicura lo sfalcio lungo i binari e nelle area delle stazioni.
E’ stato ricordato ai presenti che proprio a maggio scorso i vertici nazionali di Fondazione FS hanno percorso in lungo e in largo l’Irpinia a bordo di un apposito treno… (5) avvalorando sempre più l’importanza della Avellino-Rocchetta all’interno del progetto “Binari senza tempo” (6).
Alla domanda provocatoria fatta durante la breve riunione da un imprenditore sul ritorno economico dell’operazione è stato risposto che la Ferrovia voluta dal De Sanctis è un bene collettivo, che appartiene alla storia delle nostre comunità e che l’obiettivo di Fondazione FS è proprio quello di preservare e valorizzare le linee minori affinché siano riscoperte dai residenti e dai turisti, sempre più numerosi, soprattutto stranieri. Ricordiamo che nel 2018, dopo circa 7 anni e mezzo dalla sospensione del traffico regolare, avvenuta il 10 dicembre 2010, la linea Avellino – Rocchetta Sant’Antonio è stata riaperta, a fini turistici, da parte della Fondazione FS; un contributo determinante e significativo è stato dato in questo senso dalla Regione Campania attraverso l’agenzia AcAMIR. (7)
La stessa Acamir qualche mese fa, a seguito di una partecipata gara europea, ha affidato lo studio di fattibilità per il recupero delle stazioni lungo la Avellino-Rocchetta ad un raggruppamento di società di progettazione che hanno sede proprio in Irpinia; una volta approvato lo studio -che prevede tra l’altro momenti preventivi di confronto con amministratori, enti, associazioni e imprenditoria locale-, dovranno essere reperite le risorse economiche per recuperare e abbellire effettivamente le stazioni (o parte di esse) e le circostanti vaste aree dismesse. Alcuni partecipanti hanno ricordato le potenzialità insite negli estesi fabbricati della stazione di Conza-Cairano-Andretta (spostata e ricostruita dopo il terremoto del 1980, quindi antisismica) e dell’interesse mostrato in passato dal maestro Vinicio Capossela con i suoi concerti; altri ancora hanno parlato del nascente nodo di scambio Ofantina – stazione bus allo svincolo di Montella, svincolo dove passa anche la linea ferroviaria. Ogni stazione ha la sua valenza, come non parlare di quella di Morra dove è nato il De Sanctis o quelle di Lapio e Taurasi nell’areale del DOCG; è logico puntare ad un recupero diffuso di aree dismesse, giardini, stazioni e fermate.
L’Ing. Gargiulo si è infine soffermato su un fatto molto rilevante e sconosciuto ai più proprio perché molto recente. Il 24 luglio scorso, il Gruppo Ferrovie dello Stato ha presentato “FS Treni Turistici Italiani” (8). La nuova società è nata con la missione di proporre un’offerta di crociere ferroviarie -di grande qualità- su tratte storiche per riscoprire le ricchezze del territorio italiano, soprattutto quello interno e rurale. La nuova società è stata presentata dall’Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato, Luigi Ferraris, al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa; a illustrare missione e caratteristiche della nuova mission è stato l’Amministratore Delegato di FS Treni Turistici Italiani Luigi Cantamessa.
Alla domanda se i treni-crociera passeranno lungo la nostra Ferrovia è stato risposto che la Avellino-Rocchetta è sulla direttrice Roma-Napoli-Benevento-Avellino-Rocchetta-Gioia del Colle-Taranto-Santa Maria di Leuca… Circa 700 km. dalla Capitale d’Italia al mare del Salento attraverso i paesaggi dell’Irpinia, della Basilicata e della Puglia incrociando in più punti la via Appia e la ciclovia dell’Acquedotto Pugliese…
E veniamo ad una suggestione emersa a fine incontro: <<Ma dove si fermeranno i treni-crociera ?>>. Essendo nella bellezza del Goleto, si è ragionato proprio sull’importanza di promuovere unitariamente come territorio uno-due punti focali che rappresentino al meglio la storia, la cultura e la bellezza del territorio irpino lungo la tratta; l’ideale sarebbe attrezzare una stazione raggiungibile a piedi dall’area prescelta. Nel caso del Goleto, le fermate sia di Campo di Nusco che di Sant’Angelo dei Lombardi ben si presterebbero allo scopo; tra l’altro ubicate ungo il Cammino di Guglielmo; certo c’è da sistemare, abbellire e manutenere non solo le stazioni ma le aree circostanti e le stradine di collegamento esistenti… E di questo dovrebbero farsene carico Comuni, associazioni e imprenditori per favorire al meglio l’ambizioso ma ormai esecutivo disegno di Ferrovie… Durante l’incontro sono stati ricordati per il loro legame con la ferrovia irpina i compianti Agostino Della Gatta e Giambattista Assanti.
All’incontro hanno partecipato spontaneamente convenuti: Salvatore Sciannamea, Rosanna Repole, Rino Buonopane, Roberto Dutto, Maria Antonietta Ruggiero, Salvatore Vecchia, Michele Fumagallo, Gianni Fiorentino, Raffaele Capasso, Antonio Garofalo, Giovanni Romano, Mario Sena, Sandro Colagrossi, Antonio Lancellotti, Domenico Capasso, Luigi Di Cecca, Annibale Discepolo, Elisa Forte, Nicola Sampietro, Angelo Verderosa.
Approfondimenti:
1) https://piccolipaesi.com/2023/08/08/pre-aperture-allabbazia-del-goleto/
2) https://piccolipaesi.com/2023/02/14/il-cammino-di-guglielmo-3/
3) https://www.youtube.com/watch?v=3XEy1n2-YGE
4) https://www.comune.lapio.av.it/ponte-principe/
4) https://www.viaggiatoridistratti.it/viadotto-ponte-principe-lapio-taurasi/
6) https://www.fondazionefs.it/content/fondazionefs/it/la-fondazione/binari-senza-tempo.html
6) https://www.cifi.it/UplDocumenti/Verona28102021/4-Mascoli_Valeria.pdf
6) https://www.cifi.it/UplDocumenti/Bologna08062017/02%20Presentazione%20CATTANI.pdf
7) https://blog.tuttotreno.it/28810-riaperta-la-avellino-rocchetta-santantonio/
7) https://www.repubblica.it/viaggi/2018/05/24/foto/italia_ferrovie_lente_turistiche-197238850/1/
7) https://www.ferrovie.it/portale/articoli/7464
7) https://www.nuovairpinia.it/2023/04/18/nuove-stazioni-per-lavellino-rocchetta-damelio-via-ai-bandi/

















































Il Mattino 24 agosto 2023, articolo di Annibale Discepolo.
MASTER Ri_costruzione dei piccoli paesi
Fino al 16 aprile 2018 sono aperte le iscrizioni al Master Universitario di II livello “Architettura e progetto per le aree interne. Ri_costruzione dei piccoli paesi” promosso e organizzato dal DiARC – Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e dalla Regione Campania – Consiglio Regionale della Campania, Forum Regionale dei Giovani.http://www.unina.it/-/15418446-ma_ar_architettura-e-progetto-per-le-aree-interne-ri_costruzione-dei-piccoli-paesi
La prima edizione del Master propone un focus sui paesi dell’Alta Irpinia, luoghi in cui, per condizione geografica ed infrastrutturale e per vocazione morfologica, il tema dell’abbandono e dello spopolamento è passibile di azioni di riattivazione, applicando processi multidisciplinari e visioni partecipate e concertate con le comunità locali. Il percorso metodologico prevede un approccio alle diverse scale, a partire da quella territoriale dell’intero sistema Irpinia, individuandone le strutture fondanti, a quella degli insediamenti, fino a quella dell’edificio, con particolare attenzione alla qualità dello spazio pubblico e degli spazi aperti, anche in relazione alle problematiche connesse ai temi dei Grandi Rischi.

QUALE MEZZOGIORNO SENZA AUTOBUS (e pensiline) ?
SEGUONO I CONTRIBUTI PERVENUTI PER IL CONVEGNO DI SABATO 26 nov. 2016 ad Avellino: Quale Mezzogiorno per il XXI sec. ?
angelo verderosa
amedeo trezza
info irpinia / francesco celli / roberta marzullo
fernanda ruggiero
giuseppe di leo
marianna venuti
mario marciano
pasquale persico
messaggi vari

QUALE MEZZOGIORNO SENZA AUTOBUS (e pensiline) ? _ angelo verderosa
Parlare di Mezzogiorno al convegno di Radio Radicale, seppure nei 3 minuti a disposizione, significa anche analizzare e denunciare (testimoniare) alcuni deficit macroscopici che ci impediscono di vivere civilmente in questa terra d’Irpinia, dove siamo oggi. In 3 minuti si può parlare di un solo argomento; l’occasione mi è data dal disagio che ho provato (come cittadino) ieri sera quando sono andato a prendere alla fermata autobus dell’Air (a Montella) il giornalista di Radio Radicale Di Leo, proveniente da Roma, oggi conduttore della trasmissione.
Grazie alla pausa di tregua che ci dà la situazione eolico (emergenza paesaggio subita da territorio e cittadini), volevo stasera invitarvi ad una unica riflessione sul sistema dei trasporti pubblici in Irpinia (autobus, visto che la ferrovia è in attesa di ristrutturazione). La Regione Campania continua a tagliare i km./anno per la provincia di Avellino; vengono tagliate le tratte dei piccoli paesi dell’interno (con pochi utenti); chi arriva ad Avellino resta in sostanza bloccato lì. I ragazzi li vedi per strada e in autostop o sono parenti e genitori a fare la spola con Avellino con mezzi propri; chi va via per lavoro o per studio torna sempre meno nei paesi d’origine; da Roma a Napoli (200 km.) ci metti 1 ora; da Napoli ad Avellino (50 km.) ci metti 50 minuti; da Avellino a Lioni o a Calitri ci vogliono oltre 2 ore con ‘air’. Per alcuni paesi di confine come Senerchia, Aquilonia, Monteverde, Trevico, Zungoli, tra cambi e attese ci vogliono 3 ore. Quanto impiega l’alta velocità da Roma a Milano… Col taglio del welfare (stato sociale) che attua sistematicamente il governo Renzi in continuità con quello di Monti, non c’è più speranza di sopravvivenza per le piccole comunità dell’entroterra. Si profila sempre più una nazione formata da cittadini di serie ‘A’ (la città metropolitana lineare lungo la costa) e una di serie ‘C’ (noi, nei paesi dell’appennino, sulle montagne).
E il Mezzogiorno, al centro della riflessione di oggi, è formato anche (e soprattutto) da 2.500 piccoli paesi al disotto dei 5.000 abitanti, dislocati lungo aree collinari e montane. Quale agricoltura, quale lavoro, quale turismo (quali progetti pilota) continuando a chiudere ospedali e tribunali e scuole ? Quale dignità civica senza un adeguato servizio di trasporto pubblico ?
Tornando alla situazione in Irpinia, la sicurezza dei viaggiatori è ridotta a zero; la ferrovia Avellino-Rocchetta è in attesa di ristrutturazione e di riapertura (auspicabilmente come servizio pubblico, quindi anche turistico); i pullman intanto si fermano in mezzo alla strada, i ragazzi scendono per cambiare bus in mezzo a macchine che sfrecciano, senza orari, sotto squallidi percolanti viadotti, senza segnaletica, senza pensiline…. una vera emergenza, una vergogna.
Di quale accoglienza e di quale turismo vogliamo parlare ? Quanto prende il direttore generale di AIR ? quanto costa un nuovo pullman ? Perché non attrezzare aree di sosta nei principali nodi di cambio ? a Montella, come al Calaggio ? Quando smetteremo di essere profughi nella nostra terra ?
Si parla sempre di milioni di euro che devono arrivare e che bisogna spendere (De Luca al convegno per il Sì e in genere amministratori e sindaci in ogni pubblica occasione), ma si può dedicare qualche spicciolo per farci viaggiare in un modo un po’ più dignitoso ? Possiamo connetterci anche noi alle stazioni dell’alta velocità e a Capodichino (aeroporto campano, ndr) per prendere un treno o un aereo in orario senza dover ricorrere ad un taxi ? Se un viaggiatore di notte arriva a Napoli o ad Avellino possiamo avere la speranza che arrivi anche a Lioni ? Gli anziani che devono recarsi ad Avellino, per una visita medica (visto che gli ospedali chiudono), hanno anch’essi diritto a viaggiare con un servizio di trasporto pubblico senza doversi indebitare per prendere una macchina con noleggiatore ?
Non c’è Mezzogiorno, non c’è Irpinia senza un adeguato dignitoso servizio di trasporto pubblico.
Chiudo, ecco una prima proposta: come cittadini dei piccoli paesi dell’interno appennino campano chiediamo il collegamento lungo le principali strade della provincia ogni ora ! con nodi di scambio in prossimità degli svincoli e non dentro i paesi. Ogni ora, anche di notte.
Aggiungo una foto scattata allo svincolo di Montella, all’arrivo del pullman da Avellino con cambio viaggiatori con altri 2 bus, per strada, di notte, sotto un viadotto… Una vergogna. Iniziamo a parlarne con forza, raccogliamo foto e documentazione, come associazione Irpinia 7x e come comitati civici facciamo un’istanza alla Provincia e quindi alla Regione. Se siete d’accordo.
grazie dell’attenzione, grazie a radio radicale per la trasferta in Irpinia, domani è domenica non ci sono autobus, vuol dire che accompagneremo Di Leo in macchina da Lioni fino alla stazione di Napoli. angelo verderosa
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La Città Bastévole come progetto-lavoro e gesto di fondazione
di Amedeo Trezza
Ridimensionare il ruolo dell’uomo riconducendo la sua figura nell’orizzonte di una ecologia delle relazioni (col silenzio, con l’altro, col fuori da sé, con l’intangibile e l’invisibile e col non ancora espresso) significa porre le basi per un una nuova dignità dell’uomo che ci restituisce una soggettività bastévole in quanto possibile interprete della Città Bastévole come comunità, nella misura in cui l’uomo torna ad essere soggettività (individuale e condivisa) che scommette a carte coperte, torna cioè ad inferire come meccanismo di conoscenza attraverso il costante rischio anche di fallimento, laddove anche un possibile fallimento diventa un fallimento impossibile poiché la cifra della nuova soggettività risiede propriamente nell’atto creativo stesso della scommessa più che nella sua eventuale riuscita. E questo è null’altro che la fondazione di un nuovo umanesimo poiché dall’atto di posizione della soggettività della natura scaturisce l’atto di nuova posizione ecologica – nel senso di sostenibile e sana in termini cognitivi e relazionali – di una diversa soggettività umana.
La cifra di tale diversità, in termini di sostenibilità evoluta di tipo relazionale, sta tutta nella messa in dialogo, nella messa a confronto e quindi nell’incontro tra luoghi di partenza singoli e individuali che, se prima – nell’orizzonte esperienziale della Città del Parco – sono stati sostanzialmente chiusi sul piano antropologico, in quanto ricadute meteoriche e monadiche frutto della ‘esplosione’ delle Certosa nell’area vasta circostante, adesso invece abbracciano la loro scommessa esistenziale proprio nel tentativo di incontro e di auspicabile riunificazione. In tal senso queste emergenze certosine ora dovranno essere necessariamente aperte sul piano antropologico al fine di ricostruire dal basso e tessere dall’interno le trame del Quarto Paesaggio, ovvero della nuova Città Bastévole che esprime la sua cogenza strategica non più nella esplosione ma piuttosto nella ricomposizione della Certosa, aspirando ad assumere le fattezze non più di un ‘parco’ ma di una città intesa come progetto-lavoro fatto di percorsi sperimentali e di laboratori di apprendimento.
Tale Città Bastévole come progetto-lavoro resta per definizione dematerializzata poiché diffusa in un’area vasta, ma non per questo inoperante, la sua operosità consistendo nella messa in relazione di esperienze sempre diverse e uniche ma tutte tese verso quella superiore ricomposizione antropologica, sociale, economica ed infine sinfonica che rappresenta il Quarto Paesaggio.
Questa visione di Città Bastévole come progetto-lavoro è molto vicina alla concezione di città fluida di Ugo Marano, città estesa e dematerializzata ma ricomposta come intelaiatura di relazioni, ovvero come intreccio immateriale di saperi e di emozioni (di ‘congiunzioni amorose’), cifra di una densità intangibile e per questo fluida e pervasiva, la Città di Trenta:
Nel paese di Trenta / ognuno / si costruisce // la casa desiderata / l’attrezza / la amplia / attraverso gesti di intelligenza / pari alla crescita dell’intelletto // di chi la abita o la gesticola // qui // non vi sono doppioni // perché / gli abitanti di Trenta / sono espressione di libertà // vissuta sul principio / della realizzazione / individuale / e collettiva / ogni casa / è il ritratto / dell’abitante / o della famiglia / in essa espressa. L’impianto urbanistico / rimanda / ad un’immagine di cosmo / dove / gli elementi costruiti / e quelli naturali / le persone / e gli animali / si coniugano in un sol verbo / di congiunzione amorosa / vera / e / propria / utopia / organica […].
Quello di Marano è vero e proprio gesto artistico ante litteram di fondazione della Città Bastévole. La ‘congiunzione amorosa’ che l’autore auspica è infatti al contempo punto di arrivo e punto di partenza per la realizzazione di quella ‘utopia organica’ che è che felice gestione del senso condiviso: utopia organica e dell’organico corpo sociale e architettonico, ovvero del costruire e del vivere comune e in comune, ciascuno la propria casa, nella propria casa come progetto-lavoro, immagine di sé e della propria identità, così come emerge anche da un altro suo testo, Primitivo gesto d’avanguardia, ma ora con un passo in avanti, dettato cioè dal desiderio di quella ‘congiunzione amorosa’, di condivisione, al fine di edificare quel ‘cosmo’, la casa per tutti: la città in senso lato, corpo-immagine somigliante ai suoi abitanti, dunque organica e bastévole.
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da PASQUALE PERSICO
Carissimi amici, invio due contributi connessi all’incontro di Sabato.
il primo sembra rispondere alla domanda del convegno ed è stato preparato per un incontro a Campione d’ Italia per un incontro con istituzione ed operatori della Cina.
Il secondo risponde al tema Turismo e sviluppo in aree deboli, per un convegno con Lega Ambiente a Sapri il giorno 24. E’ contributo agile .
Ambedue possono essere usati per il blog dei borghi dell’appennino con opportuni adattamenti comunicativi.
Il terzo (allegato di seguito) connette i temi al tema della Città bastevole a cui farà riferimento Amedeo Trezza prorettore Università nomade e triangolare da voi premiato.
Ricordo che anche per l’Irpinia elaborai con l’insediamento di Assessore Regionale (2001) un ragionamento visionario che prevedeva la nascita di una piazza concettuale sul Monte Matina accanto ai boschi Zampagnone per un riequilibrio verso l‘altra città tutta da costruire e che oggi viene ripreso con il progetto balbuziente delle aree interne irpino trascurando la soggettività istituzionale sostituita da una rete di progetti piuttosto che da progetti in rete moltiplicativi del potenziale.
Viaggi d’esperienza ‘geopoetici’ nel quarto paesaggio triangolare del Geoparco del Cilento
Parco come Geoparco
I tempi lunghi della geologia che ci racconta la storia della Terra ci svelano un Parco Nazionale del Cilento testimone di mutamenti lenti e inesorabili attraverso i suoi numerosissimi geositi e che ci invitano a rallentare il nostro ritmo biologico e quindi percettivo. Rallentare significa anche approfondire la percezione qualitativa dell’esperienza del viaggio da intendersi come un vero e proprio cammino di conoscenza e di consapevolezza, alla ricerca del giusto ruolo della soggettività umana che si mette in dialogo con la soggettività della Natura.
Morigerati, con la sua Oasi WWF ‘Grotte del Bussento’ è geosito che funge da porta di ingresso alla percezione del Parco del Cilento come geoparco: i fenomeni carsici che caratterizzano il corso del Fiume Bussetto, dalle sorgenti del Monte Cervati, all’Inghiottitoio di Caselle in Pittari fino alle risorgive di Morigerati, nonché i piccoli inghiottitoi e subaffluenti del Bussento lungo il suo bacino idrico, le forre e i canyon che accompagnano le acque interne fino al mare.
Non a caso il Cilento ospita quest’anno la terza edizione del Geofestival proprio tra Caselle in Pittari e Morigerati. Ma in realtà l’intero territorio cilentano è un fitto mosaico di innumerevoli geositi marini e montuosi, grotte a mare, balze, rupi, emergenze millenarie: dalle Grotte dell’Angelo a Pertosa alle Grotte di Castelcivita, dalle gole del Calore alle sorgenti del Mingardo e all’inghiottitoio di Vallivona, dalle Rupi della Masseta alle grotte costiere e alle dune marine di Marina di Camerata e di Palinuro, dalle cale costiere alle forre dell’entroterra, per non parlare delle innumerevoli sorgenti terrestri e sottomarine.
I Viaggi d’Esperienza
Il senso dell’abitare i tempi lunghi del Cilento è stato esplorato artisticamente negli ultimi decenni dall’artista recentemente scomparso Ugo Marano che con le sue testimonianze dislocate sul territorio ha prodotto dei veri e propri gesti di fondazione artistici (vedi Quarto Paesaggio e Città del Parco).
Dopo di lui altri artisti oggi proseguono il cammino intrapreso e tutti ci suggeriscono un geo-viaggio d’esperienza: i temi scientifici naturalistico-geologici sublimano nella percezione poetica dei luoghi e ci suggeriscono esperienze nuove di viaggio e di ricerca.
Nasce all’ex Ferriera di Morigerati – raggiungibile a piedi a soli 3,5 km da Casale Il Sughero – il MUM Cilento (Museo Ugo Marano) che rientra negli itinerari del più ampio progetto ‘Viaggi d’Esperienza’ che propone fine settimana e vacanze più lunghe tra Morigerati e i dintorni alla scoperta dell’anima dei luoghi del basso Cilento, verso “un Turismo strutturante, relazionale e sostenibile e per questo esperienziale, ovvero in cerca di percorsi di nuovo apprendimento per scrivere un’altra geografia del territorio pieno di percorsi di nuova umanità”, scrive l’ideatore Pasquale Persico.
Il territorio si fa paese-albergo e si apre ai luoghi di ospitalità diffusa e rurale. Casale Il Sughero aderisce a questo progetto: il Viaggio d’Esperienza geopoetica Vibonati-Morigerati che collega il Casale alla Ferriera-Museo MUM e quindi all’Oasi WWF ricalca parte della prima ‘tratta’ della Ciucciopolitana (rete di sentieri percorsa in compagnia degli asini) e che ora è percorribile anche tutto il resto dell’anno. Questo percorso fa parte della rete dei sentieri dell’entroterra del Golfo di Policastro e sono proposti in collaborazione con diverse associazioni sul territorio (tra cui ad esempio anche La Via Silente).
Geopoetica del Paesaggio
Geopoetico può essere definito il ‘viaggio d’esperienza’ Vibonati-Morigerati in quanto viaggio al contempo a carattere scientifico e artistico: recandosi al geosito delle risorgive del Bussento si attraversa il MUM Cilento e pertanto tale esperienza rende partecipe il viaggiatore di un doppio linguaggio (scientifico e artistico) che fa dialogare i punti di vista delle due soggettività: quella della natura e quella dell’uomo. L’uomo attraverso il gesto artistico si congiunge amorosamente alla natura, ma i tempi lunghi della storia della terra sono gli stessi dell’uomo solo quando l’uomo è in grado di uscire dal suo tempo di vita biologico e sublima egli stesso nel gesto artistico.
L’esperienza di viaggio ‘geopoetica’ è sperimentazione di un viaggio a due velocità: il tempo lungo dei mutamenti geologici e il tempo fulmineo del gesto artistico si incontrano: il primo percepito negli effetti immediati come un ‘vuoto’, il secondo come un evento cognitivamente rilevabile qui ed ora, quindi in questo senso un ‘pieno’. L’esperienza diventa esistenziale e quindi proprio quando il pieno e il vuoto si scambiano di posto e la soggettività della natura appare come un pieno nel mentre che il gesto artistico si mostra come un vuoto nel senso di una sospensione del destino umano dalla corruttibilità. Vuoto nell’arte come attesa e condizione per un’accoglienza altra, precondizione spirituale per un nuovo umanesimo delle soggettività.
Ovvero l’esperienza del viaggiatore alla ricerca di nuova umanità riesce solo nella misura in cui riesce ad essere essa stessa eco-poietica, ovvero istitutrice di mondo nel senso di riuscire a concepire per sé e per gli altri, nell’ambito di una più ampia ecologia della mente, una diversa possibilità di stare al mondo.
Ospitalità Triangolare
Il MUM Cilento è un dispositivo di rimando poetico ad esperienze artistiche diffuse su tutto il resto del territorio. È spazio vuoto e per questo inatteso e quindi ricco di suggestioni tutte da intercettare al di fuori di sé. Ma il MUM Cilento è anche il luogo in cui il Tavolo del Paradiso trova una nuova esposizione narrativa, dialoga con le acque interne e di nuovo ripropone una utopia organica, bastevole.
L’arrivo al MUM Cilento è preannunciato dalla presenza dell’Ateneo Nomade Triangolare che lo evoca e lo enuncia anche nel percorso geografico che unisce Vibonati a Morigerati o, viceversa, il Cilento Interiore (del fiume e della ferriera) alla improvvisa
visione del mare –in cui l’Ateneo è percepito come luogo/soglia che declina il temporaneo come eterna dualità di nomadismo/stanziale e stanzialità/nomade. In tal senso il Casale è doppiamente luogo di Ospitalità Triangolare: in quanto sede dell’Ateneo e in quanto luogo di ospitalità evoluta che supporta un turismo strutturante ed esperienziale il quale a sua volta mette in dialogo tre soggettività: quella dell’Ospitante, quella dell’Ospitato e la Soggettività della Natura che si enuncia nel paesaggio). Può iniziare dunque un nuovo Viaggio d’Esperienza Triangolare.
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Cari Amici,
Vorrei condividere questo con voi. Oggi nell mondo si parla sempre di parchi d’attrazione alla Americana.
Speso la gente mi vede come un show maker. Ma le mie tendenze sono più diverse.
In una regione come la nostra Irpinia si deve pensare a dei progetti che sfrutta rispettando e valorizzando quello che ha!
Alla settimana prossima! Franco LINK
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L’Associazione Irpinia 7x un laboratorio di pensiero per l’Irpinia
di Info Irpinia / Francesco Celli / Roberta Marzullo
Nasce sull’esperienza di un gruppo già radicato sul territorio irpino che da diversi anni porta avanti le attività di Cairano 7x. Un manipolo di amici che promuove costantemente la conoscenza dell’Irpinia, la tutela , il recupero, la valorizzazione e promuove iniziative per ripopolare i borghi. Lo fa attraverso il confronto interconnesso e sistematico delle tre aree principali di ricerca che i soci chiamano comunità: quella scientifica, quella creativa, quella narrativa. Convinti come sono che nel rapporto associativo si debbano utilizzare le specifiche professionalità per sviluppare riflessioni condivise capaci di individuare nuovi scenari e idee per il futuro.
La comunità scientifica è diretta da Enrico Finzi e da Massimo Di Silverio, il primo milanese (ormai naturalizzato irpino) sociologo di prestigio, presidente dell’Istituto di Ricerche Astra, il secondo irpino purosangue di Paternopoli, Direttore Generale dell’Università di Udine. La comunità creativa è diretta invece da Franco Dragone, personaggio poliedrico dal profilo internazionale, regista, creatore teatrale, imprenditore dello spettacolo, vive tra il Belgio e Cairano di cui è originario, già direttore dell’edizione 2016 del Napoli Teatro Festival. Il Corsivo si è interessato a lui proprio nel primo numero della testata qualche anno fa. Per concludere la Comunità scientifica è diretta da Generoso Picone, giornalista tra i più apprezzati, direttore dell’edizione Avellino de Il Mattino. Il direttore dell’Associazione è Dario Bavaro già direttore del Teatro Carlo Gesualdo visionario appassionato delle tematiche che ruotano intorno alla comunicazione condivisa e felicitante. Appena un anno di vita e già tante le attività sviluppate sia di ricerca che di promozione.
”Lo sviluppo sostenibile passa anche attraverso il confronto su cosa fare, iniziando da cosa ognuno di noi sta facendo adesso” dice Bavaro, ”non a caso nel nostro prossimo convegno del 26 novembre è inserito il premio «Recupera Riabita» che portiamo avanti da diversi anni e che racconta di concrete, personali e significative scelte sul recupero e il riabitare luoghi spesso in abbandono e in fase di spopolamento”. Nel nome dell’Associazione c’è una sorta di dichiarazione d’intenti, “da Cairano al mondo e viceversa”, ci può chiarire questo aspetto? “Il cammino, il viaggio condiviso è determinante nel dare senso ad ogni tappa (incontro convegno) ai successivi passi, ai luoghi dove si libera il pensiero che li abita ed è sufficiente accoglierli come fanno le nuvole con il vento”.
Significativo e pionieristico il contributo che al Premio Recupera Riabita e al tema ha dato e sta dando l’architetto Angelo Verderosa di Sant’Angelo dei Lombardi.”Il Mezzogiorno deve essere innanzitutto recuperato alla speranza di un futuro di lavoro e di vita piena, a partire dai piccoli paesi dell’Appennino dove è possibile coltivare una grande visionarietà. Sempre a patto che vengano assicurati i principali servizi e non venga offesa la vocazione naturale dei territori con interventi selvaggi e non condivisi dalla gente”, dice Verderosa.
Irpinia 7X da Cairano al mondo e viceversa organizza per sabato 26 novembre insieme a Radio TV Radicale – che trasmetterà in diretta i lavori – un convegno per sviluppare un pensiero sul Mezzogiorno da titolo “Quale mezzogiorno nel XXI secolo”? da condividere con amici e compagni di viaggio, da mettere in circolo per altre riflessioni. Il convegno si terrà nell’Auditorium – sala blu- dell’ex Carcere Borbonico di Avellino, ingresso da via De Marsico. Ne discutono, moderati dal giornalista Giuseppe Di Leo di Radio Radicale: Enrico Finzi, Franco Dragone, Pasquale Persico economista dell’Università di Salerno, Generoso Picone, Massimo Pica Ciamarra, Istituto Nazionale di Architettura urbanista, Massimo Di Silverio, Gianni Capasso professore ordinario Seconda Università di Napoli, Luigi Fiorentino vicepresidente Centro Guido Dorso.
Le testimonianze delle esperienze del territorio irpino saranno portate da: Luigi D’Angelis, Fernanda Ruggiero, Antonia De Mita, Angelo Verderosa, Mario Marciano, Marianna Venuti, Roberta Marzullo. Partecipano per le istituzioni: Rosetta D’Amelio, presidente del Consiglio Regionale della Campania, Domenico Gambacorta presidente della Provincia di Avellino e Piero Lacorazza già presidente del consiglio Regionale della Basilicata.
Nel corso della serata, sarà attribuito e motivato da parte del presidente dell’Associazione Irpinia 7x Dario Bavaro, il Premio Nazionale Recupera Riabita 2016. Un riconoscimento a chi recupera un luogo dell’Appennino, a chi riabitando genera visioni, relazioni e nuova occupazione. Amedeo Trezza, vincitore dell’edizione 2015 farà il passaggio del testimone con il nuovo premiato.
Uno stimolo e un pungolo offerto alla politica, agli amministratori della cosa pubblica, un contributo della società civile che riesce da un lato più facilmente ad intercettare le diverse sensibilità del territorio e dall’altro ad elaborare un pensiero libero, creativo e senza condizionamenti. Sensibilità intercettate anche grazie ad una crescente rete tra le associazioni, altra iniziativa di Irpinia 7x che prende nome “I Condivisi” che sottintende la collaborazione con altri gruppi che sviluppano attività culturali, come Infoirpinia, Castellarte, Tarantella for Africa di Montemarano, Agorà di Gesualdo per parlare dell’Irpinia, ma anche altre organizzazioni extraregionali come il Gruppo Don Milani di Acri in Calabria con il quale ci sono continui scambi ed altri ancora.
Cairano resta l’ombelico di questo progetto che guarda all’Irpinia intera ed al mezzogiorno, ma soprattutto rappresenta l’archetipo di quella condizione di spopolamento che contrasta fortemente con la bellezza del luogo e del paesaggio. Molto è stato fatto per questo borgo, molte cose sono in cantiere grazie alla caparbietà ed alla visionarietà del suo sindaco Luigi D’Angelis. Progetti che girano intorno al Teatro ed allo spettacolo in generale. A Cairano si tiene da anni un Festival Internazionale di Corti teatrali, una iniziativa che si tiene in piedi da sola senza nessun contributo pubblico, grazie al mecenatismo del suo figlio illustre franco Dragone e dell’intensa attività volontaria del gruppo fondativo dell’Associazione e dei cittadini cairanesi. E’ in costruzione a Cairano un Teatro all’aperto recuperando un angolo particolarmente adatto del borgo, si sta allestendo un “Museo delle Relazioni Relicitanti” che mette in mostra oggetti testimoni che narrano di storie vissute, per recuperare alla memoria non solo edifici ma anche pezzi di vita vissuta nel segno della felicità e non della nostalgia. L’edificio dell’ex asilo, in mancanza di un numero ragionevole di bambini e ormai chiuso da anni, si sta trasformando in una scuola per i mestieri dello spettacolo dove sarà possibile realizzare master class e laboratori teatrali.
Le Cantine arcaiche della via delle cantine sono state riportate alla luce e ripristinate, anche questa è un’unicità del luogo. Irpinia 7x circa dieci anni fa iniziò per caso e quasi per gioco la sua scommessa, oggi è un cantiere aperto non solo metaforico. Un cantiere di pensiero che aspetta tutti quelli che vogliono dare un contributo senza sentirsi addosso un’etichetta, che non sia quella della propria personalità e professionalità.
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PER I BORGHI ITALIANI UN OBIETTIVO COMUNE,
RENDERE IL QUOTIDIANO STRAORDINARIO.
di F. Ruggiero
ll turismo non si alimenta solo di bellezze architettoniche e naturali, ma anche di calorosi “Benvenuti”, di piatti della tradizione locale, di sorrisi sinceri, di emozioni da condividere.
La resilienza nei nostri borghi deve nascere principalmente dalle piazze, luogo di aggregazione sociale che bisogna ampiamente rivalorizzare. Cosa fare ?! Organizzare delle manifestazioni calendarizzate dei borghi, proporre seminari formativi anche su figure necessarie per la ricerca,promozione e sviluppo di un territorio, come ad esempio la guida ambientale escursionistica, l’esperto di enogastronomia tipica o l’esperto in sponsorship che potrebbero contribuire notevolmente ad una progettazione integrata del territorio senza gravare sulle spese ordinarie della pubblica amministrazione .
Le destinazioni turistiche si organizzano con una rete di relazioni e di reali studi del territorio e solo dopo questa profonda analisi si potrà ridisegnare una accoglienza nuova, fatta di Storia Narrata,avvalendosi anche di nuovi sistemi multimediali come l’archeomatica ad esempio, nuovi dispositivi opportunamente inseriti in un percorso di visita culturale.
Fondamentale il confronto quotidiano con l’esterno, con il mondo. L’utilizzo di social e di un marketing compatto con un crono programma reale aiuterebbe notevolmente la diffusione delle potenzialità di un brand,di un marchio che la località o borgo deve oggi necessariamente avere.
L’identità di un territorio ha una enorme importanza,gli antichi lo chiamavano “genius loci” l’anima dei luoghi, prassi da cui partire per valorizzare turisticamente realtà che diversamente rimarrebbero invisibili.
Turismi possibili e sicurezza nei borghi, accrescerebbero l’interesse di nuovi investitori privati pertanto più attività economica e di conseguenza maggiore entusiasmo nei residenti.
Bisogna lavorare e ricercare turismi possibili e integrati, non possiamo visitare un luogo senza viverlo con i cinque sensi e non bisogna nemmeno non pensarci, oggi, tale “benvenuto” è determinante. L’accoglienza emozionale nei nostri borghi, dopo attenti studi si è visto fa la differenza, sopratutto per il turismo di ritorno o per meglio dire Turismo Emozionale di Ritorno (TER).
I viaggi che i nostri connazionali all’estero programmano, spesso nipoti o pronipoti dei nostri espatriati all’inizio del secolo scorso o nei primi anni 50 nascondono una grande realtà, tutti oltre ai principali attrattori turistici italiani vogliono vedere il paese dei loro nonni o bisnonni ;un viaggio della memoria dove tutto è stato già sognato e quindi inseguito.
ll profumo del ragù che ricorda l’infanzia narrata,le canzoni cantate nelle feste sull’aia rivelate in America, l’abbraccio e l’accoglienza di parenti mai visti. Una accoglienza nuova e redditizia da organizzare nei nostri borghi quella del turismo di ritorno al fine di comprendere i silenzi e i tempi necessari alla visita,una ospitalità accorta che una comunità deve conoscere con incontri programmati, perchè il successo di tale benvenuto e cordialità apporterebbe feedback positivo per l’intero territorio. I nostri luoghi devono raccontarsi anche oltre le antiche mura urbane, la cultura e l’indagine prima e la narrazione turistica- didattica dopo potrebbe, con un sistema di ecomusei o musei diffusi, trasformare luoghi sconosciuti in luoghi di visite cicliche.
Quali sono allora gli strikestar della cultura ? Come si comprende se quella cosa che stiamo facendo è accettata dai residenti di un borgo ?
Un monitoraggio continuo con appuntamenti ciclici, potrebbe dare una grande mano alla soluzione dei nostri quesiti, non bisogna più lasciare nulla al caso, progettare anche l’ascolto, la condivisione di obiettivi comuni, rendere il quotidiano straordinario !
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Il vino e lo sviluppo produttivo irpino _ di Marianna Venuti / abstract
Con la presente testimonianza l’autrice intende mettere in luce il suo percorso formativo, esplicitando di questo non solo i dati tecnici e curriculari, attinenti alla gestione d’impresa, bensì quelli più ampiamente sociali e culturali. Riferire cioè quali possano essere gli itinerari di vita utili per giungere ad un nuovo grado di consapevolezza intorno alle attività svolte, amando fino in fondo l’oggetto privilegiato del proprio mestiere: primo passo per tradurre sul piano lavorativo un modello etico destinato a trovare nelle certificazioni biologiche, nel carattere artigianale del prodotto e nella promozione di nuove forme di aggregazione e valorizzazione alcuni capisaldi certi ed univoci. Il recupero di una sintesi umanistica integrale, per molti compianto retaggio di un’antica civiltà, viene infine proposto quale schema interpretativo opportuno per sostenere la crescita e lo sviluppo del territorio irpino nel quadro più generale della storia meridionale.
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ABSTRACT di Mario Marciano
La costruzione dell’immagine identitaria del Mezzogiorno.
La costruzione dell’immagine identitaria del Mezzogiorno, e la sua percezione, sono minate continuamente da voci e storie fondate sulla mala amministrazione, la criminalità organizzata tentacolare e una presunta indolenza dei meridionali.
Una complessità geografica, culturale ed economica, quella italiana, che ci consegna un quadro dai grandi differenziali nord-sud, con un mezzogiorno debole rispetto al resto del territorio nazionale. A questa costruzione non facile, concorrono un coacervo di fattori interconnessi che hanno bisogno di tempi e percorsi per modificarsi.
Nel sud vive più della metà della popolazione italiana, con Campania e Sicilia rispettivamente seconda e terza regione per numero di abitanti. La comunicazione non riesce a sfruttare le grandi potenzialità a disposizione del sud Italia, un caveau a cielo aperto di bellezze naturali, cultura millenaria, storia e arte in un clima favorevole.
Il meridione d’Italia ha dialogato con tutte le civiltà mediterranee diventandone la culla. Greci, romani, cartaginesi, normanni, svevi, angioini, arabi. Città, siti archeologici ed opere d’arte uniche al mondo, eppure per trovare un Museo del Mediterraneo bisogna andare a Marsiglia e non a Palermo o Napoli.
Il sud non riesce a comunicare le sue eccellenze, alcuni musei sono indietro rispetto alle nuove modalità di fruizione, sono ingessati, impolverati. Le famiglie vogliono proiezioni di video 3D, consultano siti e pagine Facebook per avere notizie del museo in modo diretto, apprezzano laboratori per bambini, presentazioni di libri, concerti, percorsi didattici. Organizzazione e comunicazione moderna e immediata dovrebbero essere le parole d’ordine.
Il ruolo che la comunicazione può svolgere è immenso, la costruzione dell’identità del Mezzogiorno passa attraverso una sua corretta gestione. Bisogna denunciare ogni utilizzo strumentale, clientelare. La comunicazione a volte diventa opaca, viene dispersa in mille rivoli si diluisce diventando inefficace. Si presta per natura ad essere il veicolo di scambi, di favori, di prebende, di promesse elettorali. Nei depositi degli Enti pubblici sono ammassati scatoloni pieni di pubblicazioni di varia natura, prodotti che spesso non rispondono ne ad una strategia ne ad una funzione.
Se non si esce da questo schema, non si approda a nessun risultato. Qualche mese fa mi è capitato di assistere ad uno spettacolo teatrale a Napoli, grazie all’amico Franco Dragone nell’ambito del Napoli Teatro Festival, del quale è stato direttore artistico ora dimissionario. Sono rimasto impressionato dalla mole di materiale stampato disponibile per un singolo spettacolo, sovradimensionato per forme e quantità, uno spreco immane. Scatoloni di cataloghi bastevoli per uno stadio erano a disposizione per una platea di un teatro.
Franco Dragone, regista e produttore dal profilo internazionale, per inciso, è stato vittima del protezionismo e del localismo napolicentrico, presto riscattato dalle sue orgogliose dimissioni. Un progetto di coinvolgimento dei territori, per portare la cultura teatrale fuori dai soliti posti, verso la gente – potremmo dire un progetto pop – si è contrapposto ad uno cultural-snob ed ha apparentemente segnato il passo, ma piccoli significativi gesti come questo hanno spesso cambiato il mondo.
Un ruolo decisivo nella nuova costruzione dell’immagine identitaria del Mezzogiorno è affidato alle nuove generazioni, le quali potranno utilizzare le grandi potenzialità di cui dispongono, frutto dei sedimenti di culture irripetibili di cui sono portatori, a patto che reagiscano anche a certe consolidate miserie.
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Gentili Amiche e Amici,
il Convegno è importante, importantissimo. Dobbiamo renderlo interessante, interessantissimo.
La durata del medesimo è di due ore e mezzo, così suddivise: alla prima sessione (dieci relatori) 75 minuti; alla seconda sessione (dieci relatori) 45 minuti; premiazione 30 minuti.
I tempi sono contingentati per la necessità delle riprese audiovideo e per ragioni di palinsesto di Radio Radicale.
Facendo un facile calcolo ogni relatore ha a disposizione 7 minuti e mezzo per la prima sessione, 4 minuti e mezzo per la seconda. Potrei procedere col metodo classico: ognuno interviene per la durata prevista. Io invece procederei così: il relatore illustra la sua tesi nei primi 4 minuti nella prima sessione e nei primi 3 minuti nella seconda. Il tempo rimanente (3 minuti e mezzo per i relatori della prima sessione, 2 minuti scarsi per quelli della seconda) interloquisce col presidente del Consiglio regionale (nella prima sessione) e col presidente della provincia di Avellino nella seconda, ai quali chiederò di offrire la propria valutazione su quanto detto. Il moderatore farà in modo che siano rispettati i tempi di ciascun intervento. E se necessario interverrà.
Invito i relatori di ambedue le sessioni, visto il tempo non lunghissimo, ad essere essenziali nei loro interventi, illustrando con precisione nello spazio a sua disposizione la tesi della sua analisi o l’esperienza maturata sul campo o la proposta che intende offrire all’attenzione dei convegnisti.
Considerata la modalità di svolgimento delle sessioni, è necessaria la presenza ab initio del presidente del Consiglio regionale campano e, per quanto riguarda la seconda sessione, del presidente della Provincia.
Giuseppe Di Leo / (RadioRadicale)
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Era l’estate del 2014 quando ho iniziato a conoscere la nostra Irpinia, a percepire tutta la bellezza nascosta dietro questo termine. Prima di allora mi era abbastanza, se non totalmente, sconosciuta, pur vivendoci da oltre 25 anni. È accaduto per caso, attraverso l’incontro con una persona, Francesco, che mi ha condotto alla scoperta di questo magnifico territorio. Insieme a lui, immergendomi in questa bellezza, guardando e sentendo in modo diverso la realtà circostante, superando la quotidiana indifferenza, è nata una bellissima storia d’amore. E così, in poco tempo, ho deciso anche di iscrivermi all’associazione “Info Irpinia”, di cui Francesco è presidente, non solo per la voglia di continuare a scoprirla insieme, ma anche per difenderla.
Durante questa bellissima esperienza di associazionismo, ho visto luoghi e provato emozioni che non credevo potessero esistere, soprattutto non così vicino casa mia! In giro per l’Irpinia ho conosciuto persone dalla sensibilità e dalla semplicità unica, anime di grandi valori e di grande generosità. Mi sono arricchita di tante emozioni speciali semplicemente vivendo il territorio, sentendolo mio, e mi sono impegnata a farlo rivalutare a quante più persone possibile. Ho scoperto, infine, un paese che ormai porterò sempre nel cuore: Cairano, “la Parigi d’Irpinia” o, meglio ancora, “il diamante d’Irpinia”. Un piccolo comune Irpino di poco più di 300 abitanti, ma di una bellezza sconvolgente e silenziosa, tenera ed infinita, delicata e sorprendente.
Tutte queste esperienze meravigliose, insieme alle azioni messe in campo per far conoscere ed apprezzare il nostro territorio, anche dagli Irpini stessi, sta facendo da splendida cornice alla storia d’amore con Francesco, di cui mi sono innamorata non solo per quello che apprezzo di lui, ma anche per il suo sogno che adesso è pure il mio: veder rinascere questa terra.
Roberta
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Recuperare angoli abbandonati di territorio rurale a nuova urbanità possibile e riabitarli facendone piccoli punti di presidio per nuove esistenze e modi di stare al mondo è stato ed è per me una continua scommessa di resilienza e di incontro possibile con l’altro. È per questo che essendomi messo alcuni anni fa io stesso ‘in viaggio’ interiore e quotidiano, continuo ad avere a cuore le sorti di viaggiatori temporanei che – con l’anima e col corpo – vogliono conoscere a loro volta un ‘altro’ modo di interpretare lo stare al mondo, un po’ ‘laterale’ e per questo più rischioso ma di certo più affascinante.
È in questo spirito dunque che, nel nostro modo di vedere, l’accoglienza non è mai stata una categoria merceologica ma è invece incontro e scambio, occasione di scelte di relazioni più consapevoli e felicitanti, dove l’incontro finalmente trova modo di essere vera occasione di reciprocità. Con l’auspicio che Irpina 7x e Recupera_Riabita crescano sempre più come luoghi di incontro e di generazione di visioni fertili.
Molti auguri infine a Filzi per il riconoscimento di quest’anno e a voi tutti per continuare a rendere possibile tutto ciò.
Amedeo
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Signori,
Il Signor Franco Dragone non potrà partecipare all’evento « Colloque : LE MEZZOGIORNO NELL 21 SECOLO ».
Il Signor Franco Dragone manda le sue scuse.
Distinti saluti,
Natacha Personal Assistant to the Founder – Mr Franco Dragone
PS : mi scuso per il mio italiano.
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piccoli paesi per una nuova green economy
su ‘COSTOZERO’ un’analisi di Angelo Verderosa sulla possibile green economy dei ‘piccoli paesi’

SFOGLIA ‘COSTOZERO’, leggi gli articoli

GOLETO ARCHEOLOGICA
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15 gennaio 2014 – Riprende l’interesse per la valorizzazione e la promozione dell’Abbazia del Goleto in Alta Irpinia. Nell’ambito del decreto Regione Campania per l’accelerazione della spesa (D.D. 148) in data odierna è stato ri-candidato il progetto di completamento del RESTAURO dell’ABBAZIA del GOLETO e VALORIZZAZIONE del SITO ARCHEOLOGICO. Si tratta di un progetto commissionato nel 2007 dall’Arcidiocesi di S.Angelo dei Lombardi e dall’epoca candidato più volte sia nel POR Campania che con richiesta fondi 8×1000 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il progetto, elaborato all’epoca da Verderosa Studio, è stato ceduto dall’Arcidiocesi al Comune di Sant’Angelo dei Lombardi in modo da poterlo candidare, come soggetto pubblico, a finanziamento regionale. Il Comune ha candidato il progetto non come progetto ‘prioritario’, come sarebbe stato auspicabile, in quanto al primo posto della scaletta di richieste vi è il rifacimento di un impianto idrico fognario comunale. Si confida nello scorrimento della graduatoria: è un’occasione importante per poter completare alcuni restauri artistici e soprattutto poter procedere con le Soprintendenze alle indagini e agli scavi archeologici intorno alle mura dell’Abbazia. E’ notorio che a pochi metri di profondità è sepolta un’altra abbazia; il progetto mira ad una campagna di scavi e alla possibilità di far visitare l’area archeologica con una serie di percorsi nel verde; i reperti saranno esposti nelle sale museali dedicate. Approfondimenti pubblicati sul Goleto : CLICCA QUI
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Aggiornamento 28.1.2014 / Regione Campania, accelerazione della spesa (scadenza 15.1.2014) : presentati 2.000 progetti per un importo di 4 miliardi di euro. Ogni Comune ha candidato una media di 4 progetti. http://porfesr.regione.campania.it/it/infografica/infografica-6e1g
Tre domande ai Consiglieri Regionali Irpini
TRE domande ai Consiglieri Regionali Irpini : Foglia, D’Amelio, Nappi, Ruggiero, Zecchino
Ancora una volta, siamo costretti a segnalare l’immobilismo ed il disinteresse verso la questione petrolio in Irpinia, che per incidenza e pericolosità, riteniamo sia il primo dei punti di dibattito per il mondo politico e sociale irpino.
Il rischio inquinamento, gli impatti socio-economici, il temuto sconvolgimento del territorio che la “petrolizzazione” della Valle Ufita potrebbero comportare, son uscite dall’agenda e dagli interessi degli amministratori per lasciare spazio alle avventurose alchimie dei partiti.
Nel frattempo, l’iter autorizzativo per il progetto d’intervento per il Pozzo esplorativo Gesualdo-1 attende presso la Regione Campania l’esame della VIA, presentata dalla Italmin Cogeid nel mese di settembre del 2012. I tempi per la definizione dell’iter stringono, e la possibilità che si arrivi ad un’eventuale accoglimento lascia forti preoccupazioni in tutta la comunità.
I nostri timori sono inoltre motivati da una sorta di disinteresse e da un superficiale approccio alla questione rispetto ai tanti e reali campanelli d’allarme ai quali le rappresentanze politiche dovrebbero dare piuttosto opportune rassicurazioni.
Sfregio eolico a Montemarano
Intervista allo scrittore e poeta Aldo De Francesco in difesa del Monte Toro *
Il disco verde, da parte della Regione Campania, alla installazione e all’esercizio di un impianto eolico da 3, 8 mw in località Cerreto del Comune di Castelvetere sul Calore ai piedi del Monte Toro, sta suscitando vivaci reazioni. Non tanto a Castelvetere ma a Montemarano, che sarebbe penalizzata, dal punto di vista paesaggistico e ambientale, dalla costruzione dell’impianto. Monta quindi la protesa contro il varo della iniziativa, in fase già avanzata: è di mercoledì 27, la conferenza dei servizi, cui non sarebbe stata data la possibilità di partecipare alla rappresentanza di Montemarano.
Dopo la presa di posizione ufficiale di questo Comune- espressa nei giorni scorsi in consiglio con voto unanime della maggioranza e della opposizione di netta contrarietà al varo dell’opera – riteniamo giusto parlarne con Aldo de Francesco, che ha scritto significative pagine sulla storia, il costume, le tradizioni di questi luoghi.
E’ una lunga, interessante conversazione nella quale egli ci illustra le motivazioni di eminente natura culturale: paesaggistica, storica, antropologica, di equilibrio dell’ecosistema che, a suo avviso, dovrebbero spingere a scongiurare questa scelta, definita “assurda”.
Per ironia della sorte, uno dei suoi ultimi libri, è una raccolta di poesie dialettali che si intitola “Viento ’e cimma”, cioè vento proveniente dalle cime, che circondano Montemarano, il suo paese – vento dal greco “anemos”, cioe “anima”, anima dei luoghi: un vento, di cui egli si definisce un fedele “alunno”, come altrettanto lo sarebbero un po’ tutti i monte maranesi, trasmettendo il suo soffio vitalità, inventiva, insomma energie positive.
Per cominciare, secondo lei, per l’energia “pulita” non si può “svisare” il paesaggio?
«Appunto. Provo infatti tristezza e indignazione – esordisce De Francesco – per la destinazione di questo insediamento, sostenibile dal punto di vista energetico ma inaccettabile sotto il profilo paesaggistico e di rispetto delle peculiarità: culturale, antropologica, faunistica del territorio. Ricordo che, dagli anni Cinquanta, intorno al perimetro del Monte Toro, figurano una infinità di tabelle con scritte: “Divieto di Leggi il seguito di questo post »
NO alla trasformazione della storica ferrovia Avellino-Rocchetta in una green-way
NO alla trasformazione della storica ferrovia Avellino-Rocchetta in una green-way
PARTECIPAZIONE delegazione al Convegno sui Borghi dell’Irpinia del 5.2.2013
OSSERVAZIONI al PTCP adottato dalla Provincia di Avellino in data 27.12.2012
Ai consiglieri provinciali della Provincia di Avellino
Al progettista del PTCP Prof. Fabrizio Mangoni
p.c. Ai consiglieri regionali della Regione Campania
Ai rappresentanti parlamentari della Provincia di Avellino
Le sottoscritte associazioni territoriali irpine, riunite in data 1.2.2013 a Montella, presa visione delle ultime variazioni riportate nel PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale), adottato dalla Giunta Provinciale con delibera n.184 del 27.01.2013, riguardanti la storica tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta S.A., che “propone la riconversione come Greenway della Ferrovia dismessa Avellino – Rocchetta Sant’Antonio, a partire dal tratto che ricade interamente nella Provincia di Avellino. Si tratta di un’infrastruttura di notevole importanza ai fini turistici interamente collocata all’interno del corridoio ecologico principale del provinciale e che si sviluppa su un tracciato prevalentemente lontano dagli abitati e circondato da contesti ambientali di notevole bellezza”, osservano quanto segue:
- La ferrovia Avellino – Rocchetta S.A. è attualmente una ferrovia “sospesa” e non “dismessa”, come riporta il PTCP, ovvero è stato interrotto il servizio ma l’infrastruttura è totalmente funzionante. La proprietà è di RFI e non si può cambiarne la destinazione d’uso o dismetterla a piacimento da parte di un ente pubblico o privato senza l’approvazione della stessa RFI.
- Nell’ambito del PTCP, si parla dell’Avellino-Rocchetta S.A. come di un’ “infrastruttura di notevole importanza ai fini turistici”, se questo è vero non si capisce perché la si voglia riconvertire in pista ciclabile.
- Sempre nel PTCP, si considera l’importanza di tale infrastruttura nell’ambito del corridoio ecologico principale provinciale proponendo la riconversione della stessa in una Greenway, quando nei fatti la tratta è già una greenway (strada verde), per i seguenti motivi: Leggi il seguito di questo post »











































