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Archive for the ‘Scrittura’ Category

Goleto 1968, un contributo di Sergio Brancaccio

Invio una recensione sul mio libro, pervenutami dal prof. Sergio Brancaccio, docente di Archittettura presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” e responsabile Lion per il Meridione del recupero dei beni culturali e ambientali. Dora Garofalo.

Goleto-Sergio Brancaccio.doc

Written by A_ve

5 Maggio 2014 at 13:01

GOLETO 1968. Prefazione.

GOLETO 1968 – Testimonianze di storia e di arte
Presentazione del libro di Dora Garofalo / Delta 3 Edizioni / SABATO 15 MARZO 2014 – ore 17 / Abbazia del Goleto
Anticipiamo qui la prefazione al libro, scritta da Angelo Verderosa.
presentazione libro

presentazione libro

                                                                                          

… Lo stato della Cappella era desolante; riparo delle cornacchie che nidificavano nella vicina torre della Badessa Febronia, le finestre senza infissi, la porta di ferro, senza vetri ed aperta, qualche scanno mal ridotto, dal centro dell’abside, da una nicchia di legno con vetri, dominava una statua, in cartapesta, del P. S. Guglielmo, di fattura leccese, un po’ malridotta, che mi diede il benvenuto. …  Visitai poi il resto della Badia: tronconi di mura, come mani scheletrite, innalzate al cielo, in buona parte coperte di edera che abbelliva un po’ la desolazione che vi dominava dappertutto: rovi, spine, urtiche ben alte, sambuchi ed altre erbacce che formavano un unico groviglio. Una vera desolazione ! un abbandono totale !

Sono gli appunti di P. Lucio Maria De Marino al suo arrivo alla Badia del Goleto; era il 21 agosto 1973. La comunità ecclesiale era stata soppressa nel 1807 e l’Abbazia era stata man mano spogliata di ogni bene artistico. Erano passati 166 anni nel completo abbandono.

Dora Garofalo, pochi anni prima dell’arrivo di P. Lucio, fotografa l’Abbazia nel suo abbandono e nel suo splendore. Per scrivere usa una portatile Lettera 32 Olivetti e, per fotografare, una Korolette Bencini con pellicola in bianco e nero. Dattiloscritto e immagini ci restituiscono con nitidezza la cittadella monastica di quarantasei anni fa. Ci sono parti andate irrimediabilmente perdute col terremoto del 1980; gli affreschi della Cappella di San Luca e le arcate in pietra interne all’ex-chiesa del Vaccaro, ad esempio. In una foto si vede il bellissimo e prezioso bassorilievo raffigurante San Guglielmo, rubato purtroppo durante i primi lavori di restauro negli anni ’80 e mai più ritrovato.

… Ancora nel 1968 continua a rimanere nell’oblio e nell’abbandono totale una Badia che è stata un faro luminoso nell’Alta Valle dell’Ofanto. … L’edera che ricopre i muri, il verde dei prati che circondano il monastero, la fontana di S. Guglielmo che ancora invita a bere la sua acqua argentina le pecore e gli asini che si aggirano indifferenti tra o maestosi ruderi infondono nei visitatori rabbia mista ad una grande tristezza !

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sabato 15 marzo al Goleto

SABATO 25 a CASTELFRANCI

Introduzione
Paolo Speranza
 
LA LUNGA LINEA ROSSA
L’ANTAGONISMO LIBERTARIO IN ALTA IRPINIA

Quali umili fiori. Il “poeta sociale” di Lacedonia: Raffaele Fusco
Dell’Irpinia fu la rossa stella. Una poetessa contadina: Fernanda Di Benedetto
La bella bisaccese. I racconti di Donato Castelluccio tra memoria e pietas sociale
Per fare questa poesia ho dovuto viverla. L’anarchia poetica di Vincenzo Mongelli
Se tu guardi la strada che porta ai campi. Formicoso, terra di poesia e libertà

TERRA AMATA E AMARA
LA “CIVILTÀ CONTADINA” OLTRE LA RETORICA

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La produzione vitivinicola di qualità in Campania.

Presentazione del mio libro a Taurasi Enoreca region16 ago 2013 002Una sociologa irpina di origine sannita alle prese con il mondo del vino. Può sembrare un controsenso ma, alla fine, ecco venire fuori un prodotto di tutto rispetto. Un libro (“La produzione vitivinicola di qualità in Campania. Protagonisti e territorio”) che è uno spaccato completo di un settore così importante e strategico per il territorio campano. *

Luciana Palumbo, al suo primo lavoro editoriale, per la casa editrice Mephite, propone, dunque, un libro interessante per chi volesse approfondire il mondo della viticultura in Campania e le vicende dei suoi protagonisti. Analizzando lo sviluppo del settore vitivinicolo campano, reso possibile grazie al consolidamento ed alla diffusione di iniziative imprenditoriali che hanno saputo coniugare i saperi tradizionali con le conoscenze e le tecniche della moderna enologia, l’autrice punta alla focalizzazione delle realtà maggiormente orientate alla qualità.

Sociologia e imprenditoria del settore vitivinicolo: uno strano connubio. Come mai ha deciso di scrivere un libro sul vino?

Se si premette, ad esempio, che il campo di interesse della Sociologia spazia dall’analisi dei brevi contatti fra individui anonimi, allo studio dei processi sociali locali e globali, che nel percorso universitario ho studiato Sociologia dell’organizzazione aziendale e produttiva, che la Sociologia cerca di comprendere il perché della realtà presente a partire dalla conoscenza dello sviluppo storico di tale realtà, allora il connubio con i contenuti del mio libro diventa speciale. Ho avuto modo di osservare direttamente le sequenze che riguardano la produzione vitivinicola: dallo scasso dei terreni, sempre necessario, prima dell’impianto di un nuovo vigneto, alla sistemazione delle barbatelle, alla presa in considerazione dell’ambiente di accoglimento della vite (salubrità dei terreni), all’accompagnamento sempre costante e attento del vitigno fino alla raccolta delle uve.

La vendemmia, il trasporto in cantina, e conseguente trasformazione; la cantina è assai severa, irrimediabilmente abbandona il cantiniere se questi non si adopera nei modi e nei tempi giusti. E poi, l’altra parte del mondo vitivinicolo, la commercializzazione, che ho conosciuto attraverso i maggiori rappresentanti.

Ho afferrato tanto dal compianto Lucio Mastroberardino (Terredora).  “Lucio era una persona di vero pregio. Elegante, sobria, generosa, attenta, cordiale. Mio padre lo apprezzava parecchio sia come persona sia come ‘commerciante’”. Tuttavia la fascinazione per l’universo vitivinicolo viene prima ancora. Ho avuto il piacere di avvicinare l’impegno di chi professionalmente si occupa di marketing aziendale nel settore in questione, e di essere avvicinata dall’abbondanza discorsiva a proposito di note imprese radicate sul suolo nazionale.

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DIALOGO

ciucciopolitana 1di AMEDEO TREZZA / Dialogo con Dario Bavaro e Angelo Verderosa

Il riposizionamento geografico, dalla metropoli alla campagna, e il riposizionamento esistenziale, da un modello di consumo post-industriale al tentativo di perseguire un modello impostato sull’auto-sostentamento critico, segna la nostra realtà come uno dei punto di resistenza nel contesto della spopolamento e dell’abbandono delle campagne meridionali, in questo caso cilentana.

Il gesto di riposizionamento è volontà di dimostrare la sostenibilità della scelta di riabitare luoghi abbandonati. È gesto consapevole di una azione in controtendenza, per questo difficile ma allo stesso tempo percepito come necessario, preso atto anche della impossibilità di perseverare nel modello di provenienza.

Questo luogo pertanto e inoltre è anche luogo di frontiera nella misura in cui si tratta di un riposizionamento percepito dall’esterno (da cui si proviene) come decentrato rispetto ai flussi sociali ed economici principali e dall’esterno (in cui ci si inserisce) come un riposizionamento decontestualizzato ed errato poiché frutto di una scelta imprevista della quale non si comprendono appieno le motivazioni.

Inoltre la criticità dell’effetto frontiera è giocata anche sul versante delle aspettative di resilienza la cui riuscita dipende da un difficile felice incontro di resilienze, quella personale o del nucleo familiare (esistenziale) e quella del luogo nuovamente abitato (potenzialità dei luoghi).

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Written by A_ve

29 ottobre 2013 at 16:48

VI SCRIVO DI ARIANO

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Caro angelo,  ti mando di seguito il mio testo di Ariano-biennale d’arte ceramica, riformulato ed ampliato per Piccoli Paesi.  Spero vada bene. Così come spero di venire la prossima settimana in Irpinia per il FORUM sull’AMBIENTE. ciao, eduardo alamaro from napule.

Cari amici dei piccoli paesi e paeselli definitivamente provvisori dell’alta Irpinia verde & rosa, voi sapete che di tanto in tanto vi spedisco da Napule bella qualche mio scritto rivenduto e scorretto che abbia a che fare con il vostro territorio interno. Basta scorrere l’antico e glorioso blog “Comunità provvisoria” -chiuso a luglio 2011- e poi l’odierno fresco “Piccoli paesi”. L’ultimo mio post  da vuje gentilmente pubblicato è del luglio scorso sul tema della resistenza artigiana in Campania tra osso e polpa. Titolo di redazione: artigiani e stelle.   

In continuità con questa tematica, vi scrivo di Ariano Irpino, della prima edizione della biennale d’arte ceramica Terre Moti, tenutasi a fine agosto scorso. Con tre mostre, concorso a premi, stand per la città per due giorni.

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Written by comitatocivicopro

15 settembre 2013 at 07:05

ARTIGIANI e STELLE _ di Eduardo Alamaro

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Giovanni Spiniello, maestro artigiano pittore scultore irpino

Cari amici dei Piccoli Paesi e paeselli irpini,

Vi scrivo accaldato e applicato questa mia da Napoli bella per ricordarvi che “i ricchi hanno Dio e la Polizia; i poveri hanno solo i poeti gli artigiani e le stelle”. Così recita infatti una poesia della resistenza palestinese. Ma sabato scorso 29 giugno, alla Mediateca SANTA SOFIA di Napoli, dalle ore 12.30 alle 14.30, è andata invece in scena la “Resistenza Artigiana”. Anzi due resistenze artigiane & poetiche, una dopo l’altra. Due al prezzo di una. Una napoletana, l’altra irpina, perciò vi scrivo, amici miei. La prima (in ordine di apparizione), espressione della (già) polpa costiera; l’altra invece tipica dell’osso appenninico eterno, terrone e terre-motabile, (all’occorrenza anche montabile). Vale a dire, come dico, il match: centro antico di Napoli dell’Anticaglia versus le colline di Paternopoli, contrada San Felice, 8. Vi piace il tema? Si? Allora seguitemi….

La resistenza poetica “vecchiartigiana” napolitana è stata affidata al racconto di un documentario (“Resistenza Artigiana”, appunto, 21’, anno 2012) dovuto a Antonio Manco, giovane regista sociale on the road; l’altra, alla viva voce dell’agricoltore-performer Luigi Forino che ha ben recitato se stesso e messo in scena i prodotti (olio  di olive “Ravece” e vino Taurasi verace doc) dell’azienda agricola “L’albero del Riccio” di Sofia Troisi.

Cinema napoletano contro teatro irpino, quindi; arte mediata contro la vita in diretta, sul palcoscenico della Mediateca Santa Sofia. E io, come D’annunzio, ho scelto la vita; la vita di Giggino l’irpino, col suo olio “di categoria superiore”, vino e caponata; nonché raccolgo il suo invito a Paternopoli (che allargo a chi ci legge: cell, 3384718874).

Se poi dovessi dare un punteggio calcistico su questo match giocato tra due periferiche resistenze artigiane, tra città e campagna, tra (ex) osso e polpa della Campania, direi che: Irpinia batte Napoli, 3 a 1 (doveroso goal della bandiera, nda).

E ciò perché Giggino l’irpino m’è parso poeta-artigiano resistente contemporaneo; superiore per simpatia e vitalità, per concretezza e leggerezza di racconto ruspante d’oggi. Esempio: “Il vino non lo potrei imbottigliare, ma lo imbottiglio lo stesso per gli amici, perché io ho i calli alle mani e loro, quelli delle scrivanie del doc, no!!” Applausi e con-sensi: io so’ amico tuo, una butteglia a mme … e pure a mme!!

Ma a guardar bene, benché giocando fuori casa, Gigino l’irpino aveva partita vinta già in parte e in partenza. Ciò perché il racconto di Carmine, resistente artigiano tipografo napoletano dell’Anticaglia, è apparso tutto autocentrato e macerato in sé, perfetta fotografia di un ultraventennale fallimento di indirizzo politico a Napoli, incapace di dar speranza sociale concreta oggi. In particolare  per la mancanza (o inconcludenza) di un adeguato progetto artistico-industriale del centro storico di Napoli. Tutto giocato nella difesa di un mondo mitizzato, favoloso, mastroggeppesco, totocchio, condito colla tradizionale nostalgia tipica partenopea del bel tempo che fu, fuje!! Tiempi belli ‘e ‘na vota! (Vota e fai vuotare, nda).

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Written by A_ve

8 luglio 2013 at 07:07

Gli incendi del tempo

Carissimi lettori di PICCOLI PAESI,
Venerdì 28 giugno  libreria GUIDA alle ore 17,  nell’ambito di Salerno letterature, presenterò il mio libro Gli incendi del tempo etal-edizioni con Rosa Grillo e Francesca Romana D’ambrosio. L’evento è patrocinato dall’OGEPO UNISA. Vi aspetto. Un abbraccio Emilia

Written by A_ve

24 giugno 2013 at 12:47

ROSANTICO

1. nido...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un nuovo racconto dello scrittore architetto irpino VITO DE NICOLA  (accompagnato da un suo acquerello) scritto per il catalogo della mostra Rosantico in corso al Museo Archeologico Nazionale di Paestum.

Rose selvatiche …*

Uno scricciolo minuto scoprì per caso l’incanto dorato di quel posto silenzioso. Sulle pendici di una piccola altura chiamata la Costa di Paal, ai margini del ruscello detto di Sant’Arcangelo: perastri e una selva di prugnoli e ciliegi; al riparo dal vento e lontano dalla confusione… Le ali e i fianchi d’un castano barrato, la coda a punta sempre ben alzata a mostrare l’addome chiaro, con dei piccoli tratti neri, adora muoversi agile, a scatti veloci… Ha costruito il suo nido sferico con vera maestria tra i rami ispidi del cespuglio di rose selvatiche: una piccola apertura, un groviglio di steli d’erba secchi, di rametti e di muschio ingiallito… Conosce le vicende di Limmershin, del racconto di Kipling… lo scricciolo d’inverno sbattuto dal vento sul piroscafo in rotta per il Giappone, che narra la triste storia della foca bianca nel mare di Bering e si sente, perciò, anche lei grande narratrice. E, una sera di maggio, nel caldo guscio del suo rifugio, mentre fuori è un orrido scompiglio, attacca a parlare ai suoi piccoli impauriti e spavaldi: non vogliono dormire, adorano l’avventura, la testa immersa sotto le tiepide piume delle ali di mamma…

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VENERDI’ 23 NOVEMBRE | Abbazia del Goleto | Manlio Rossi-Doria un riformatore del Novecento

Venerdì 23 novembre, ore 10.00, presso l’Abbazia del Goleto in Alta Irpinia,  L’ANIMI (Associazione Nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia) presenta il libro di Simone Misiani “Manlio Rossi-Doria un riformatore del Novecento” (Rubbettino – Soveria Mannelli, 2010).

programma

Ore 10:00 Saluti: Michele Forte, Sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi; Antonio Guerriero, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi; Rosa Grano, Dirigente Scolastico Provinciale di Avellino; Diego Bouchè, Dirigente Ufficio Scolastico Regione Campania.

Ore 10.30 Introduzione: Gerardo Bianco, Presidente ANIMI

Ore 10.45 Relazioni: Francesco Barra, Ordinario di storia moderna Università di Salerno Piero Craveri, Ordinario di storia contemporanea Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa

Ore 11.45: Testimonianze Paolo Saggese, Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud Giovanni Acocella, Professore

Ore 12.15: Conclusioni Marco Rossi-Doria, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione Università Ricerca Modera Dora Garofalo, Responsabile Lions III Circ. “La Scuola e i Giovani”

Sarà presente l’Autore.

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Il convegno sarà occasione anche per discutere, nel giorno dell’anniversario del sisma, delle tesi economiche di Manlio Rossi-Doria relative allo sviluppo delle aree interne dopo il terremoto del 23 novembre 1980.

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