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Da chi possiamo avere Giustizia ?
Qualora volessimo dare per scontata la utilità dell’accorpamento del Tribunale di Sant’Angelo ad Avellino -SMENTITA DAI DATI SULLA PRODUTTIVITA’ PUBBLICATI SUL SOLE 24ORE DEL 26.OTTOBRE.U.S. – e dovessimo ritenere che in quella città vi sia la sede idonea a ricevere nel suo pieno centro quotidianamente gli ulteriori circa 50 tra dipendenti e magistrati, 300 tra avvocati e praticanti ed oltre 200 tra testimoni, forze dell’ordine, privati che per ragioni di volontaria giurisdizione e certificazioni frequentano il palazzo di giustizia, quale l’impatto sul sistema urbano di Avellino?
Semplicemente disastroso.
Ulteriore carico umano, traffico di veicoli privati per la drastica riduzione di collegamenti pubblici e la assenza della ferrovia, richiederebbero ulteriori spazi per parcheggi, e si finirebbe per letteralmente affogare un centro urbano già incapace di ricevere il traffico odierno, come certificato nel rapporto di Legambiente pubblicato il 30.10.2012. Per Avellino, infatti, si afferma: “”Un vero disastro l’indice relativo all’eco-management. La mobilità è una vera spina nel fianco per la città di Avellino,. Troppe auto in circolazione, 62 per ogni 100 abitanti: 13° posto nella graduatoria nazionale. L’indice che sintetizza il tutto per la mobilità sostenibile, vede Avellino con un secco zero in pagella, ovviamente ultimo posto in classifica.”” Ed i riflessi sull’inquinamento atmosferico della città: “”sono pubblicati sul sito dell’ARPAC, il 2011 si è chiuso con 48 sforamenti di Pm 10, tredici in più del rispetto al limite massimo di legge””.
Ora immaginate cosa saranno questi dati con l’ulteriore aggravio dovuto con l’inglobamento ad Avellino del personale giudiziario e non che frequenta quotidianamente il Tribunale di Sant’Angelo dei L.di.
E la insensatezza della scelta è ancora più grave se si pensa alla attuale sistemazione di quest’ultimo tribunale, che si sarebbe costretti a lasciare ed a chiudere.
Una struttura di 7.700 mq., costruita con criteri antisismici, con stanze destinate agli uffici dalle metrature e caratteristiche pienamente rispettose degli standard imposte dalle norme in materia di sicurezza ed igiene su i luoghi di lavoro; aule di udienze che consentono l’ordinato svolgimento delle attività giudiziali e soprattutto un ampio parco che avvolge di verde il Palazzo di Giustizia, in cui riuniti tutti gli Uffici del Tribunale, Procura, Giudice di pace, Ufficio Notifiche e sede dell’O.d.A., con grande decoro dell’amministrazione della giustizia e soddisfazione di lavorare in un contesto ambientale incontaminato. E’ possibile perdere tutto questo ? Da chi possiamo avere giustizia ?
APPUNTAMENTO a MORRA DE SANCTIS (Av) per il CONVEGNO di sabato 10 novembre 2012.
UNA GIORNATA A VALVA, LE FOTO
La Manifestazione è stata organizzata dal COMUNE DI VALVA (SA). Per visitare il ‘piccolo paese’ di Valva: 15 km. dall’uscita di Contursi sulla Salerno-Reggio Calabria. Dalla Fondovalle Sele (Lioni -Contursi), uscita ‘Colliano’.
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Intervento di Giovanni Villani, Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino
Intervento di Angelo Verderosa, le slides
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Come ho visto la terra d’Irpinia. di Luigi Pucciano
Come ho visto la terra d’Irpinia. di Luigi Pucciano * _ pubblicato sul MATTINO del 23 7 2012 _ continua la serie di riflessioni post Convegno RECUPERA / RIABITA tenuto nell’Abbazia del Goleto dal 22 al 24 giugno 2012
Torno in Irpinia dopo un anno di assenza. Sono approdato lo scorso anno per la prima volta sulle spalle di Cairano per godere dal vivo quello che avevo assaporato per mesi tramite il blog della Comunità Provvisoria, i racconti strazianti di Franco Arminio, le delicate visioni di Angelo Verderosa. Finalmente sedevo sulla rupe, ascoltavo il silenzio e masticavo lentamente, assaporando il paesaggio e il calore umano di gente semplice, mesta, profonda.
Sono rimasto folgorato da una bellezza tutt’altro che prorompente, mesta, orgogliosa nonostante fossi già abituato alla mia Calabria. Sono tornato più volte la scorsa estate, curioso di scoprire ulteriori sfumature, approfondire discorsi, scoprire altre luci, indagare altri luoghi di una terra semplice e generosa verso chi sa raccoglierne i frutti.
Questa volta è un viaggio fecondo, si va in Irpinia con il mio collega Daniel, che ho stremato con i miei racconti favolosi sull’Irpinia, e due grafici olandesi, Hans e Ingeborg che hanno raccolto l’ispirazione della rupe di Cairano per trasformarla in una serie di racconti e immagini da regalare al mondo in forma di libro digitale. Andiamo insieme per partecipare, ritrovare chi in Irpinia ci mette l’anima e per far muovere le balene di pietra che volano già alto, ricamando piroette su un orizzonte lontano.
Una proposta per i piccoli comuni _ di PAOLO SAGGESE
Dal Goleto un manifesto dei piccoli borghi _ di PAOLO SAGGESE
_questo articolo è stato pubblicato in prima pagina dal MATTINO nell’edizione di sabato 23 giugno 2012
Vi è una discussione fittissima, ormai da quasi trent’anni, sul destino dei piccoli comuni d’Irpinia, come era già avvenuto, nel 1968, dopo il terremoto del Belice. Allora, a causa del disastroso sisma del 23 novembre, si propose di accorpare, ad esempio, Lioni, Sant’Angelo, Torella dei Lombardi e farne un unico centro, con più servizi, con più prospettive – si pensava -, con più futuro.
Allora, si ipotizzò anche di dislocare in pianura alcuni centri arroccati sulle colline allora coperte di macerie, ed in alcuni casi sono nati nuovi centri abitati, anche a causa delle ungarettiane “frane ferme” (Conza della Campania, Bisaccia).
In quegli anni tra il 1981 e il 1985, la discussione fu esaltante e spesso vana. Il resto è ormai storia. Poi, superati problemi insediativi, si passò alla discussione del futuro industriale, con la realizzazione di un mirabile progresso fondato sulle “fabbriche in montagna”, sull’ipotesi di una nuova Svizzera, che avrebbe realizzato le “magnifiche sorti e progressive”. Anche in questo caso, sappiamo come sono andate le cose.
Ma c’erano ragioni più grandi, superiori alla nostra volontà, che decretavano altro destino per i piccoli paesi del Sud, come per tutti i piccoli centri dell’Italia interna.
Questa ragione è la “fuga” verso le città, verso il “progresso”, verso il “moderno” e il “futuro”, come la “fuga” verso il lavoro, la sopravvivenza o la ricchezza. Si fuggiva anche dalla miseria, e questa fuga oggi sta divenendo sempre più di attualità.
BIOARCHITETTURA ed EVENTI _ di FRANCA MOLINARO
BIOARCHITETTURA ed EVENTI _ di FRANCA MOLINARO per il quotidiano OTTOPAGINE domenica 1 luglio 2012
download articolo in PDF (1 Mb) Franca Molinaro x Ottopagine 1 7 2012
Da sempre il concetto di architettura si è identificato con l’idea di spazio interno o esterno studiato per adempiere alle molteplici esigenze dell’uomo, uno spazio che si modifica e si caratterizza secondo i luoghi, i culti, le ere, le civiltà. L’architettura, più delle altre arti, esprime appieno il volto di una comunità, ha una sua utilità immediata, tangibile, disegna gli spazi del vivere umano nella sua totalità assoluta. Seguire il suo sviluppo vale a individuare le esigenze dell’uomo dalla sua comparsa sulla scena storica. Le caverne poi le palafitte, le capanne di fango e le prime costruzioni di pietra sormontate da frasche, rappresentano le prime forme di abitazioni, già si parla, in qualche modo, di architettura. Il grande passo verso la vera architettura è promosso dalla spiritualità dell’uomo, infine, la diversificazione delle classi sociali stabilisce i canoni degli edifici e degli spazi. L’architettura segue il percorso dell’uomo e ne condivide il pensiero, dall’armonia perfetta adottata da Fidia, in cui lo spazio vive e respira, compenetrandosi tra interno ed esterno, interagendo, diventando aria e cielo, verso l’oscurantismo romanico dove l’uomo è soffocato dall’idea della morte e dell’aldilà. Ancora lo spirito si eleva in cerca di Dio ed innalza guglie aguzze poi si appiana e prende profili antropocentrici col Rinascimento. Corsi e ricorsi portano l’uomo alle soglie del ‘9oo con le conquiste tecniche più impensate, trionfa il ferro e il cemento che detta nuove regole e nuove sfide. Si assottigliano le mura, scompare la capriata, la pietra, resiste ancora il cotto. L’architettura degli ultimi anni ha visto l’impiego di materiali sempre più alternativi, a volte nocivi alla salute, a volte incompatibili con l’ecosistema. Troneggia il ferro nonostante la sua ottima termo conduzione, le vernici tossiche, i riscaldamenti con eccessiva immissione di ossido di carbonio.
























































































































