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Come ho visto la terra d’Irpinia. di Luigi Pucciano

Luigi Pucciano, RECUPERA / RIABITA Abbazia del Goleto 23 giugno 2012

 Come ho visto la terra d’Irpinia.  di Luigi Pucciano *  _ pubblicato sul MATTINO del 23 7 2012 _  continua la serie di riflessioni post Convegno RECUPERA / RIABITA tenuto nell’Abbazia del Goleto dal 22 al 24 giugno 2012

Torno in Irpinia dopo un anno di assenza. Sono approdato lo scorso anno per la prima volta sulle spalle di Cairano per godere dal vivo quello che avevo assaporato per mesi tramite il blog della Comunità Provvisoria, i racconti strazianti di Franco Arminio, le delicate visioni di Angelo Verderosa. Finalmente sedevo sulla rupe, ascoltavo il silenzio e masticavo lentamente, assaporando il paesaggio e il calore umano di gente semplice, mesta, profonda.

Sono rimasto folgorato da una bellezza tutt’altro che prorompente, mesta, orgogliosa nonostante fossi già abituato alla mia Calabria. Sono tornato più volte la scorsa estate, curioso di scoprire ulteriori sfumature, approfondire  discorsi, scoprire altre luci, indagare altri luoghi di una terra semplice e generosa verso chi sa raccoglierne i frutti.

Questa volta è un viaggio fecondo, si va in Irpinia con il mio collega Daniel, che ho stremato con i miei racconti favolosi sull’Irpinia, e due grafici olandesi, Hans e Ingeborg che hanno raccolto l’ispirazione della rupe di Cairano per trasformarla in una serie di racconti e immagini da regalare al mondo in forma di libro digitale. Andiamo insieme per partecipare, ritrovare chi in Irpinia ci mette l’anima e per far muovere le balene di pietra che volano già alto, ricamando piroette su un orizzonte lontano.

Questa volta per me è un viaggio olfattivo: l’Irpinia mi impegna tutti i sensi, ma ora sono le mie narici ad essere sollecitate da mille aromi e fragranze. A volte sono profumi prorompenti, decisi e orgogliosi, che non puoi ignorare. Lasciata Napoli congestionata e arsa, l’autostrada ci porta dietro al Vesuvio, lungo la valle del Sarno, lungo territori densi di cave, case. Ma appena passato Baiano, i boschi di castagni in fiore trapassano l’abitacolo e la loro fragranza dolce ci accompagna per quasi tutto il resto del viaggio. Passato il valico, si apre anche il paesaggio, i monti picentini cupi e imponenti, le colline morbide e dolci, in lontananza forse il Vulture.

La statale si snoda per paesini, masserie, campi e maggesi, vallate. Arriviamo presto, abbracciamo Angelo Verderosa, Dario Bavaro, veniamo accolti al Goleto, dai suoi custodi e dalle sue mura, dal suo silenzio. Un’altra fragranza si frappone fragorosa, i tigli in fiore del cortile esterno ci inebriano: siamo tutti contenti, di essere arrivati, di esserci ritrovati, di poterci fissare e sorridere, senza parole.

Quando le emozioni sono forti, il tempo diventa fluido, scorre veloce: in pochi istanti siamo in giro, deambuliamo estatici per l’Abbazia, pietre antiche e parole amiche. Odore di timo dal cortile interno, di nuovo i tigli. Prima del tramonto segniamo un altro punto a favore. Il gastronauta Antonio Vespucci ci porta in un posto devoto e temuto, siamo raccolti sul ciglio di un burrone. Da una parte un tramonto angelico, dall’altra l’entrata per l’oltre mondo sulfureo e infernale: le mefite raccontano un passato sinistro. Le effusioni imprigionano il paesaggio per chilometri in una nebbia invisibile. Antonio ci racconta dei benefici che quest’aria porta al territorio, alle qualità dei pascoli, al sapore inconfondibile ed elegante dei formaggi. Agostino mi da una pacca sulla spalla: sono arrivato troppo tardi, una pezza l’altro ieri c’era ancora.

A luci spente, il gorgoglio della fontana al Goleto ritma la notte. Le stelle si vedono bene, qualche lucciola si confonde tra i rami. I tigli continuano inconsapevoli la loro opera benefica. Chiudo gli occhi per pochi istanti. Tra poco è di nuovo giorno.

Recupera, Riabita. L’Abbazia si anima, ferve di iniziativa, altri amici arrivano, le prove generali per la fiera di San Guglielmo, solo un altro pubblico, altre bancarelle, altre mostre. Dario porta delle pesche da offrire ai partecipanti più tardi, quale frutto migliore nel luogo del silenzio. Durante la mattinata del convegno si mescolano esperienze, proclami, intenzioni, emozioni in una nuova mistura. Coreografie di danze tra i ruderi imponenti della chiesa del Vaccaro, solisti che decantano tra le mura della sagrestia. Esempi di lavoro continuo e silenzioso. Perseveranza. Essenze delicate e preziose, difficili a recepire se non riabituandosi al tempo lento, recuperando il senso del luogo, della conoscenza, del gesto quotidiano, dei contatti che diventano affetti. Una sensibilità che va coltivata, anzi lasciata crescere come quercia, dalle radici profonde e forti a nutrire una chioma folta e alta, che riesca a guardare oltre le colline, che raggiunga altre querce, che fermi questa erosione di anime e speranze. Angelo ci racconta la sua dedizione: noi lo ascoltiamo, ma più che le parole, ci trascina questa voce vibrante, testimone di sentimento e partecipazione.

Andiamo nel pomeriggio poi a Calitri;  partecipiamo in un altro tramonto la cui luce affossa tra i campi già pugliesi. Sul terrazzo di Borgo Castello siamo in tanti. Ci raccontiamo in piccoli gruppi, a fine serata andiamo a fare il pane a Cairano, con Antonio. Risaliamo la rupe e confondiamo la miriade di lucciole con i segnali luminosi delle pale eoliche sul Formicoso. Il profumo di legna bruciata e di pane appena sfornato è carico di significato. Un gesto foggiato da secoli di esperienza… I piccoli paesi sono anche questo: non un dovere, ma il piacere di vivere un mondo complesso in maniera diversa, semplice e profonda. Riscoprire la ricchezza della semplicità là dove ancora si trova in abbondanza.

Ripartiamo verso sud, ma il viaggio non è ancora finito, anzi è appena iniziato. Un viaggio intenso che attraversa sperimentazioni, si ferma a volte a gustare storie affascinanti in quanto normali, di gente con passione, di mani che lavorano ancora, di prodotti unici appaganti e impagabili come l’esperienza semplice e straordinaria di un vecchio marinaio dell’entroterra italiano. Un viaggio che approda lontano, fatto da soli ma forti di essere in tanti, a stringerci ogni tanto simbolicamente una mano, di riconoscenza.

 *  Aayu Architecten, Amsterdam  

RECUPERA / RIABITA  Abbazia del Goleto  22 – 24 giugno 2012 _ gli altri interventi pubblicati 

 .

Written by A_ve

24 luglio 2012 a 08:23

3 Risposte

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  1. Ottimo Luigi, condividi sul mio diario, continua a scrivere, scrivi qualcosa sul poggio quando sntirai venuto il momento, io vorrei fermare la penna per un po’…

    Nello Serra

    26 luglio 2012 at 14:47

  2. Caro Luigi,
    ancora così
    “A luci spente, il gorgoglio della fontana al Goleto ritma la notte. Le stelle si vedono bene, qualche lucciola si confonde tra i rami. I tigli continuano inconsapevoli la loro opera benefica.”

    La rupe di Cairano conserva ancora il tuo stupore e la meraviglia del tuo primo incontro.

    ancora nei nostri occhi

    un abbraccio
    dario

    dario

    26 luglio 2012 at 08:55

  3. bravo e bello

    lamericana1

    24 luglio 2012 at 16:14


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