Posts Tagged ‘il mattino’
dal Sindaco di Castelnuovo di Conza
Ringrazio il giornalista Adolfo Pappalardo che inviato del Mattino, ho incontrato mercoledì 6 febbraio in una serata piovosa a Castelnuovo e che mi ha intervistato, in quanto i dati Istat riportano Castelnuovo con il più alto rapporto tra pensionati minimi e residenti.
A parte qualche errore giornalistico (ho pagato per due mesi l’abbonamento a una bambina per il trasporto a scuola, fino a che siamo riusciti con fondi comunali a garantire un abbonamento annuale) per il resto, la lettura giornalistica del nostro Comune risulta drammaticamente veritiera.
Il problema è che i comuni di montagna continuano a spopolarsi e lo Stato resta a guardare, ci lascia soli con i problemi difficili e in assenza di servizi. Anche dove apparentemente ci si trova di fronte ad un lavoro certo come quello degli idraulici forestali che tutelano i nostri territori da dissesti e presiedono la montagna, in realtà lo Stato li lascia nell’incertezza del futuro e per lunghi mesi senza stipendio.
I piccoli numeri delle genti di montagna non fanno gola ai politici e alle loro campagne elettorali, la città scoppia e le aree rurali si spopolano. Le genti di montagna andrebbero protette come i guardiani del faro.
Il Sindaco Francesco Custode
ARTICOLI CORRELATI
VIDEO RAI 1 Castelnuovo e le pensioni minime
La cultura irpina come possibile guida per il futuro
La cultura irpina come possibile guida per il futuro _ di Paolo Saggese (articolo pubblicato sulla prima pagina del MATTINO del 10 luglio 2012)
C’è un grande fermento culturale soprattutto in Alta Irpinia, in questi mesi della “crescita zero”, un fermento trasversale e intergenerazionale, che potrà forse essere velleitario – cosa che non credo -, ma almeno dimostra reattività e vivacità. C’è un movimento “No petrolio”, che dimostra attenzione per i problemi ambientali e per il futuro di questa nostra piccola “Arcadia”, c’è un’ipotesi di rilancio dei Festival cinematografici di Bagnoli Irpino e di Torella dei Lombardi attraverso una sinergia con Giffoni, c’è un movimento a favore dei piccoli comuni, che ha visto l’intervento di architetti, sociologi e intellettuali chiamati a raccolta da Angelo Verderosa, c’è un progetto di rilancio della Avellino – Rocchetta Sant’Antonio (In_Loco_Motivi). Possiamo aggiungere la rivitalizzazione del “Parco Letterario Francesco De Sanctis”, sotto la direzione di Mario Salzarulo, teso alla valorizzazione dell’Alta Irpinia attraverso il carattere unificante della figura del grande critico di Morra Irpino. Se mi è consentito, c’è anche l’attività del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud, che sta portando avanti una battaglia culturale a favore della letteratura meridionale, che ha visto il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca prendere in considerazione la possibilità di rivedere le “Indicazioni nazionali” per i Licei.
“E’ complicato fare un acquario da una zuppa di pesce” riflessioni di un sindacalista al Goleto.
“E’ complicato fare un acquario da una zuppa di pesce” riflessioni di un sindacalista al Goleto.
La mattina di sabato 23 giugno, percorrendo la vecchia via Appia, curve dolci e controcurve sinuose, zigzagando in una campagna dagli intensi colori giallo-verdi, fresca del fieno appena raccolto, me ne andavo al Goleto ( da mezzo secolo ne ammiro anche le ombre delle pietre) per partecipare, come sindacalista della CGIL, al convegno ispirato dall’arch. Angelo Verderosa, ripensando ad un piccolo e stravagante libro: zoo o lettere non d’amore. Il grande formalista russo Victor Sklovskij racconta di un uomo che ama una donna, vuole scriverle lettere d’amore, ma la donna glielo vieta. Allora l’uomo disperato scrive “lettere non d’amore”. Senza accorgersene, però, come per magia, l’uomo trasforma ogni argomento, dal più semplice al più complicato, in lettere di un discorso amoroso. Istintivamente, accostavo questo libro (nei libri tutto è possibile) al luogo che stavo raggiungendo. Con la sensazione che la stessa cosa capita a chi frequenta quell’abbazia, un luogo irriducibile al turismo-culturale da cartolina. Un vecchio contadino mi raccontava che una volta la forza dei Ruderi era tale che ogni anno durante la notte di San Giovanni migliaia di lucciole (prima della loro scomparsa) convenivano da tutta la piana dell’Ofanto al Goleto per i loro comizi d’amore.Una interminabile ed estenuante “woodstock zoologica”. Ogni luogo carico di “storia fascinosa” – come lo è il Goleto – si offre sempre con semplicità: ogni incontro – casuale o intenzionale che sia – fra persone instaura nuove relazioni, suscita nuove emozioni, ispira nuove geografie. Devo riconoscere, nonostante un’ iniziale dose di scetticismo, che quella mattina la scontata e prevedibile routine di ogni convegno si è miracolosamente dissolta forse per merito dell’abile e fantasiosa regia artistica del “maestro di cerimonia” Dario Bavaro.
Come ho visto la terra d’IRPINIA _ di Luca Gibello
“Come ho visto la terra d’Irpinia” _ di Luca Gibello, caporedattore de “Il Giornale dell’Architettura”
_questo articolo è stato pubblicato in prima pagina dal MATTINO nell’edizione di mercoledì 4 luglio 2012
_IL MATTINO, download pdf GIBELLO x IL MATTINO 4 7 2012
Già da mesi avevo accettato con entusiasmo l’invito di Angelo Verderosa a intervenire come relatore in occasione del convegno all’Abbazia del Goleto. Molteplici ragioni mi spingevano a farlo: il tema dell’incontro (il recupero e la rivitalizzazione dei piccoli borghi appenninici), che trovo estremamente attuale e incrocia miei interessi di ricerca scientifica e mie sensibilità personali; la spiritualità e la potenza evocativa del luogo (il progetto di recupero dell’Abbazia, che avevo già avuto modo di visitare, era stato ampiamente pubblicato dal nostro mensile); l’idea di pernottarvi; una certa affinità elettiva con l’Alta Irpinia, con i suoi paesaggi e con l’umanità e ospitalità calorosa ma garbata dei suoi abitanti (che avevo incontrato nel novembre 2010 in occasione di un altro convegno a Sant’Andrea di Conza); non ultima, l’amicizia con Angelo, conosciuto “sul campo”, nel 2009, proprio nel da poco concluso cantiere del “suo” Goleto.
Poi, nelle scorse settimane, gli impegni di lavoro e privati a Torino si erano accavallati, al punto da indurmi a dare forfait. Mi sono trattenuto dal farlo solo per amicizia e correttezza professionale, ma confesso che sono salito sul Frecciarossa un po’ controvoglia. Né mi hanno messo di umore migliore il clima torrido e la bolgia dantesca, con tanto di umanità varia, esperiti all’esterno della stazione centrale di Napoli, dove attendevo l’auto di alcuni colleghi per un passaggio verso Sant’Angelo dei Lombardi.
Una proposta per i piccoli comuni _ di PAOLO SAGGESE
Dal Goleto un manifesto dei piccoli borghi _ di PAOLO SAGGESE
_questo articolo è stato pubblicato in prima pagina dal MATTINO nell’edizione di sabato 23 giugno 2012
Vi è una discussione fittissima, ormai da quasi trent’anni, sul destino dei piccoli comuni d’Irpinia, come era già avvenuto, nel 1968, dopo il terremoto del Belice. Allora, a causa del disastroso sisma del 23 novembre, si propose di accorpare, ad esempio, Lioni, Sant’Angelo, Torella dei Lombardi e farne un unico centro, con più servizi, con più prospettive – si pensava -, con più futuro.
Allora, si ipotizzò anche di dislocare in pianura alcuni centri arroccati sulle colline allora coperte di macerie, ed in alcuni casi sono nati nuovi centri abitati, anche a causa delle ungarettiane “frane ferme” (Conza della Campania, Bisaccia).
In quegli anni tra il 1981 e il 1985, la discussione fu esaltante e spesso vana. Il resto è ormai storia. Poi, superati problemi insediativi, si passò alla discussione del futuro industriale, con la realizzazione di un mirabile progresso fondato sulle “fabbriche in montagna”, sull’ipotesi di una nuova Svizzera, che avrebbe realizzato le “magnifiche sorti e progressive”. Anche in questo caso, sappiamo come sono andate le cose.
Ma c’erano ragioni più grandi, superiori alla nostra volontà, che decretavano altro destino per i piccoli paesi del Sud, come per tutti i piccoli centri dell’Italia interna.
Questa ragione è la “fuga” verso le città, verso il “progresso”, verso il “moderno” e il “futuro”, come la “fuga” verso il lavoro, la sopravvivenza o la ricchezza. Si fuggiva anche dalla miseria, e questa fuga oggi sta divenendo sempre più di attualità.









![Intervista IL MATTINO 06092012[4]](https://piccolipaesi.com/wp-content/uploads/2012/09/intervista-il-mattino-060920124.jpg?w=700&h=669)


