Posts Tagged ‘terremoto’
recupero dei piccoli paesi e alberghi diffusi
_Angelo Verderosa relazionerà sui piccoli paesi irpini, abbandonati dopo il terremoto del 1980 e recuperati a partire dal 1996 come ‘alberghi diffusi’ nell’ambito del programma dei Borghi della Terminio-Cervialto.
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LE NUOVE FRONTIERE DELL’OSPITALITA’ GREEN
Piazza Immacolata, Scario Fraz San Giovanni al Piro
9 settembre 2016 ore 17:00
Ferdinando Palazzo Sindaco di San Giovanni al Piro
Tommaso Pellegrino Presidente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
Enrico Andria Touring Club Italiano – Responsabile Club di Territorio di Salerno
Introduce e modera
Maria Gabriella Alfano Presidente Ordine Architetti PPC della Provincia di Salerno
Alberghi diffusi e strutture ricettive ad alta sostenibilità ambientale nel Cilento e Vallo di Diano
Maria Giordano Architetto
Rossella Lenza Architetto
Mauro Severi Responsabile tecnico Finstral- Centro/Sud Italia
Ciro Fiorenza Architetto
Angelo Verderosa Architetto
Buone pratiche verso rifiuti zero per il settore alberghiero e della ristorazione
Antonino Esposito Ideatore della strategia hotel e ristoranti Zero Waste
Partenariato pubblico/privato per ospitalità diffusa
Vincenzo Russo Presidente ANCE Aies
Ospitalità accessibile
Rosalba Fatigati Consigliere Ordine Architetti PPC della Provincia di Salerno
Le opportunità della Programmazione 2014-2020
Giuseppe Carannante Capo Dipartimento della Programmazione e dello Sviluppo economico Regione Campania
On.le Franco Alfieri Consigliere delegato Regione Campania
Conclusioni
On.le Fulvio Bonavitacola Vice presidente Giunta Regionale della Campania
35° anniversario
di LUCIO GAROFALO
Quest’anno ricorre il 35° anniversario del terremoto del 1980. All’epoca, io ero un adolescente ingenuo e spensierato. Stavo seguendo in TV un incontro della seria A di calcio in un bar del mio paese, quando si verificò una delle catastrofi che più si sono impresse nella memoria storica e nell’immaginario collettivo delle popolazioni locali. Oggi ci siamo in qualche misura ridotti a rimpiangere e idealizzare il tempo vissuto prima del maledetto 23 novembre 1980. Un giorno orribile che, per una sorta di strano ed automatico meccanismo di rimozione inconscia, si tende quasi a derubricare dal calendario. Ma per le popolazioni che subirono la furiosa e devastante forza tellurica della Natura (non senza una correità politica e morale ascrivibile agli esseri umani), è una data impregnata di ricordi strazianti, di risvolti psicologici ed emotivi che hanno segnato intere esistenze personali. Al terremoto seguì una fase di lunga emergenza e di ricostruzione, attraversata da scelte politiche controverse assunte dalle classi dirigenti locali e nazionali. Una data spartiacque, assai simbolica dal punto di vista antropologico. Nel corso degli anni è intervenuta una brusca e repentina accelerazione storica che ha visto deteriorarsi i rapporti interpersonali, con effetti di abbrutimento spirituale ed evidenti ripercussioni negative sul terreno dei comportamenti, dei gesti e dei sentimenti nella sfera esistenziale quotidiana. Si è innescato un fenomeno di imbarbarimento e Leggi il seguito di questo post »
ma che c’azzecca Banderas ?
… Tutto nasce da alcune foto pubblicate da Angelo Verderosa con hashtag #monumentirurali sulla sua pagina Facebook, QUI _ Non si sa bene il perché arrivano centinaia di ‘MI PIACE’ e decine e decine di commenti… Lara Tomasetta per ‘Orticalab’ e poi Giancarlo Manzi per ‘il Quotidiano del Sud’ scrivono dell’accaduto in due diversi articoli. Ma che c’azzecca BANDERAS (quello del Mulino bianco) ? ? ? Iniziamo dall’articolo di Tomasetta :
L’Irpinia dei mulini e dei casali: non ditelo a Banderas, non ditelo a Barilla. _ C’era una volta un casale in pietra con una splendida torre colombaia che spiccava nel verde intenso della campagna: potrebbe essere l’inizio di una delle favole dei fratelli Grimm e invece è solo l’incipit di una storia ancora da scrivere…
C’era una volta un casale in pietra con una splendida torre colombaia che spiccava nel verde intenso della campagna: potrebbe essere l’inizio di una delle favole dei fratelli Grimm e invece è solo l’incipit di una storia ancora da scrivere.
Questa storia è ambientata, manco a dirlo, nelle campagne della nostra Irpinia. Quella abbagliata dal verde, quella sconosciuta e un po’ dimenticata.
una domenica di 34 anni fa
Una domenica di 34 anni fa _ di Lucio Garofalo
Esattamente una domenica di 34 anni fa, calma ed insolitamente calda, si consumò una delle tragedie più dolorose impresse nella memoria collettiva locale. Ormai ci siamo ridotti a dover rimpiangere e idealizzare la realtà antecedente al maledetto sisma del 23 novembre 1980.
Una data “indelebile” che, per un meccanismo di rimozione inconscia, si tende a derubricare dal calendario.
Ma per le popolazioni del cratere, che subirono la furia selvaggia e devastante del cataclisma tellurico (fenomeno non esente dal concorso di colpe e responsabilità politiche e morali ascrivibili agli uomini), a cui seguirono scelte politiche controverse e scellerate prese dalle classi dirigenti locali nella fase dell’emergenza e della ricostruzione post-sismica, tale data assume ancor oggi un valore profondo, impregnato di ricordi strazianti, di intensi significati emotivi e psicologici. Una data spartiacque, simbolica sul versante storico ed antropologico.
Nel corso degli ultimi trent’anni è intervenuto un brusco e repentino processo di accelerazione storica che ha visto deteriorarsi i rapporti umani e le dinamiche interpersonali, generando effetti di abbrutimento etico-civile e spirituale.
Con evidenti ripercussioni negative sul terreno delle relazioni, dei comportamenti e sentimenti che rientrano nella sfera esistenziale quotidiana.
Si è messo in moto un fenomeno di regressione ed imbarbarimento civile, una deriva che ha condannato le nostre comunità ad un destino di alienazione ed involuzione sociale di massa.
Tale effetto di radicalizzazione ha investito la vita e il funzionamento della macchina amministrativa locale. Si è innescata una spirale perversa di efferatezza, faziosità, avidità, cinismo e spregiudicatezza che non si erano mai riscontrate nel nostro passato.
Tra faide tribali e rese dei conti tra bande che si contendono selvaggiamente il controllo del territorio (gli affari) e l’occupazione sistematica degli scranni istituzionali, dal branco dei lupi famelici sono emersi gli esemplari più feroci e voraci, che hanno preso il sopravvento grazie ai mezzi più disonesti e spregiudicati.
Tali infamie e brutture alimentano sentimenti di rimpianto e una spinta alla idealizzazione dei “bei tempi”, creando un’immagine idilliaca della vita “prima del terremoto”.
Ma, aggiungo, non furono male pure gli anni immediatamente successivi, che videro uno straordinario moto di solidarietà e di partecipazione popolare ad esperienze di autogestione e protagonismo di massa tra comitati, circoli e coordinamenti vari.
Furono momenti entusiasmanti di risveglio civile e di abbraccio corale, che animarono e diffusero sincere aspettative di rinascita delle comunità locali. Attese puntualmente deluse.
Per tali ed altre ragioni resta l’amaro in bocca per la cocente delusione storica. Persiste una sensazione triste, anzi una convinzione, una coscienza rabbiosa, per quella che è stata irripetibile occasione storica fallita. Svanita nel “miraggio” di uno “sviluppo” mai realizzato. Una mera illusione ingannevole in partenza.
È l’opportunità di un riscatto economico, civile e culturale mancato dalle “zone terremotate”.
32 ANNI FA
QUESTA FOTO E’ TRATTA DALLA MOSTRA FOTOGRAFICA “FATE PRESTO”, a cura di Mimmo Jodice e in esposizione permanente presso la Villa d’Ayala a Valva (Sa). Il ragazzo che si vede tra le macerie si salvò.
foto seguenti :
LIONI, il giorno dopo / VILLA d’AYALA, la mostra fotografica permanente / credits mostra
32 anni dal sisma dell’80
32 anni fa uno spaventoso terremoto distrusse gran parte della nostra Irpinia. Migliaia di persone perirono in quella triste giornata del 23 novembre del 1980. Interi paesi furono devastati. A distanza di tanti anni la memoria corre a quell’infausto evento e ai tanti progetti di sviluppo che hanno accompagnato l’opera di ricostruzione. Venerdì 23 novembre 2012 alle ore 16,15 nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di LIONI, l’Associazione “in_loco_motivi” organizza una cerimonia di commemorazione di questa tragica data per noi irpini. Ricorderemo quanti persero la vita in quel triste giorno ed i ferrovieri che rimasero vittime mentre svolgevano il proprio lavoro alcuni dei quali in servizio sulla ferrovia Avellino-Rocchetta deponendo una corona di fiori sulla lapide a loro dedicata. All’iniziativa parteciperà il Sindaco di Lioni prof. Rodolfo Salzarulo. Nel ricordo di quei ferrovieri seguirà una breve riflessione sull’attuale opera di smantellamento della loro e nostra OFANTINA che sembra la perfetta descrizione fatta da Paolo Rumiz in un passaggio del suo libro “ l’Italia in seconda classe” dedicato alle ferrovie “minori”: “Il treno si ferma in stazioncine senza capostazione, senza biglietteria. Alcune sono murate, altre distrutte dai vandali. Sempre i banditi? No, la globalizzazione. Sono i rami secchi, potati dai governatori dei flussi. In burocratese si chiamano stazioni impresenziate, astuto eufemismo per mascherare lo smantellamento. La fine dei territori comincia così, col bar e la panetteria che chiude , poi con le stazioni del silenzio. Sento che comincia il viaggio in uno straordinario patrimonio dilapidato.” A tutto questo noi ci ribelliamo per impedire che ’alta Irpinia possa diventare un “deserto” senza speranza….
Pietro Mitrione In_loco_motivi
questo Blog seguirà il grand tour europeo
Questo Blog seguirà per i prossimi giorni -almeno fotograficamente- le tappe del ‘grand tour europeo’ nell’ambito della ‘Festa democratica di solidarietà all’Emilia’. Nello stile de ‘i viaggi di Gianni Marino’, il VIAGGIO è occasione di condivisione, relazione, comunicazione e solidarietà. Durante gli spostamenti in bus tra città minori e capitali del nord–europa saranno tenute conferenze e tavole rotonde. Il viaggio è anche occasione per vedere con occhi europei i nostri ‘piccoli paesi’. Il 31 agosto incontro a Carpi (Modena) con lo scrittore Giovanni Iozzoli, autore del libro ‘Terremotati’, visita alla tendopoli di Cavezzo (Mo) e consegna della somma di solidarietà raccolta. Iozzoli sarà successivamente a Nusco (Av). Buen Camino.
continua
APPELLO DEL BLOG ‘PICCOLI PAESI’
APPELLO DEL BLOG ‘PICCOLI PAESI’ :
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IL PERICOLO CORRE LUNGO L’APPENNINO
QUESTA NOTTE UN FORTE SISMA !
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SIGNORI della POLITICA non pensate sia il caso di lasciare gli OSPEDALI dove servono in caso di calamità naturali come quella tristemente nota del novembre 1980 ? O come nell’ultima nevicata dove al pronto soccorso ortopedico sono arrivate centinaia di persone al giorno visto che ad Avellino non si riusciva ad arrivare perchè mancava il sale negli spargineve ? O pensate che basti un elicottero a trasportare decine centinaia di persone ? e dove ? Nei corridoi degli ospedali di Napoli o di Roma ?
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E vi sembra il caso di chiudere PROCURE, TRIBUNALI e CORPO FORESTALE in una terra che presidia 1000 kmq. di sorgenti e di boschi ?
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E non ritenete che la Ferrovia Avellino-Rocchetta sia da far funzionare per servire le decine di PICCOLI PAESI che abitano le valli dell’Ofanto, del Sele e del Calore ? La benzina costa sempre di più e gli autobus per il capoluogo li state togliendo anzichè metterli.
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Ma per caso noi che ancora abitiamo nei PICCOLI PAESI siamo figli di uno STATO MINORE ?
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19:34 …io ricordo

– Guardia Lombardi, Lioni, S.Angelo dei Lombardi, Frigento …ognuno con i suoi ricordi –
a cura di Emanuela Sica
Prologo
Prima di ogni cosa, prima ancora delle urla e del terrore, prima delle fughe senza una direzione precisa, prima delle luci che si spengono all’improvviso, prima delle pietre che si sgretolano come pane secco, prima del pianto dei superstiti, prima delle bocche asfissiate dalla polvere, prima delle macerie che opprimono vite sparse, prima dell’inizio della fine, un boato. Sprigionato dal ventre infuocato della terra, lungo, cadenzato e quasi un richiamo di guerra. La natura, un condottiero di infinita grandezza, resuscitato dalla profondità del magma in ebollizione, aveva richiamato la sua potenza distruttiva per la battaglia e lo aveva fatto di soprassalto, senza un cenno di annuncio. Così, di notte, all’improvviso, mentre nei paesi la gente si adagiava sul quotidiano della vita, come lupi appostati dietro le siepi, in attesa di prede passanti, le scosse iniziarono ad annunciare l’aggressione. Colpi diretti, acuti, uno, dieci, cento, mille, assalti. Nei letti, nei bar, nelle piazze, ovunque scatti assoluti di paura e panico. Brevissimi intermezzi di accennata di tregua, quasi fulminei, poi di nuovo la lotta. “Aiuto…..aiutatemi….” ecco le prime voci della sconfitta, non sporadiche ma ovunque l’eco delle grida che si spargono nel cielo carico di panico. Dal boato, da quel lamento agghiacciante della terra che si apre, trascorsero novanta secondi. Un pezzo di tempo assolutamente piccolo eppure incomprensibilmente lungo, quasi un’eternità per chi lo ha vissuto. La terra aveva rigurgitato così tanto movimento e sussulto che le gambe non riuscivano a reggersi, le mani cercavano appigli ovunque, l’incredulità si staccava dagli occhi e si posava nel vuoto della notte. Non ci fu il tempo di pensare cosa stesse accadendo. Nel limbo della incredulità, gli sguardi di molti si fermarono a guardare la morte che li stava divorando. Nessuno sapeva bene, quando sarebbe arrivata la fine di quell’incubo, ma tutti avrebbero ricordato l’inizio. Così quando il silenzio riprese la forma che aveva prima delle scosse, e la notte sembrò una donna vestita di stracci e ricurva a piangere sulla martoriata irpinia, si aprì il varco della sofferenza, dei lamenti, del terrore, dell’incredulità, del panico dei vivi per miracolo e dei sepolti vivi, iniziarono i ricordi.
Ore 19.34 Guardia Lombardi
(Un racconto di Emanuela Sica)
Passando dal salone, Nina, diede un veloce sguardo alla finestra e, con gli occhi diretti verso la chiesetta di S. Vito, Leggi il seguito di questo post »















