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32 ANNI FA
QUESTA FOTO E’ TRATTA DALLA MOSTRA FOTOGRAFICA “FATE PRESTO”, a cura di Mimmo Jodice e in esposizione permanente presso la Villa d’Ayala a Valva (Sa). Il ragazzo che si vede tra le macerie si salvò.
foto seguenti :
LIONI, il giorno dopo / VILLA d’AYALA, la mostra fotografica permanente / credits mostra
APPELLO DEL BLOG ‘PICCOLI PAESI’
APPELLO DEL BLOG ‘PICCOLI PAESI’ :
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IL PERICOLO CORRE LUNGO L’APPENNINO
QUESTA NOTTE UN FORTE SISMA !
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SIGNORI della POLITICA non pensate sia il caso di lasciare gli OSPEDALI dove servono in caso di calamità naturali come quella tristemente nota del novembre 1980 ? O come nell’ultima nevicata dove al pronto soccorso ortopedico sono arrivate centinaia di persone al giorno visto che ad Avellino non si riusciva ad arrivare perchè mancava il sale negli spargineve ? O pensate che basti un elicottero a trasportare decine centinaia di persone ? e dove ? Nei corridoi degli ospedali di Napoli o di Roma ?
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E vi sembra il caso di chiudere PROCURE, TRIBUNALI e CORPO FORESTALE in una terra che presidia 1000 kmq. di sorgenti e di boschi ?
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E non ritenete che la Ferrovia Avellino-Rocchetta sia da far funzionare per servire le decine di PICCOLI PAESI che abitano le valli dell’Ofanto, del Sele e del Calore ? La benzina costa sempre di più e gli autobus per il capoluogo li state togliendo anzichè metterli.
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Ma per caso noi che ancora abitiamo nei PICCOLI PAESI siamo figli di uno STATO MINORE ?
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19:34 …io ricordo
– Guardia Lombardi, Lioni, S.Angelo dei Lombardi, Frigento …ognuno con i suoi ricordi –
a cura di Emanuela Sica
Prologo
Prima di ogni cosa, prima ancora delle urla e del terrore, prima delle fughe senza una direzione precisa, prima delle luci che si spengono all’improvviso, prima delle pietre che si sgretolano come pane secco, prima del pianto dei superstiti, prima delle bocche asfissiate dalla polvere, prima delle macerie che opprimono vite sparse, prima dell’inizio della fine, un boato. Sprigionato dal ventre infuocato della terra, lungo, cadenzato e quasi un richiamo di guerra. La natura, un condottiero di infinita grandezza, resuscitato dalla profondità del magma in ebollizione, aveva richiamato la sua potenza distruttiva per la battaglia e lo aveva fatto di soprassalto, senza un cenno di annuncio. Così, di notte, all’improvviso, mentre nei paesi la gente si adagiava sul quotidiano della vita, come lupi appostati dietro le siepi, in attesa di prede passanti, le scosse iniziarono ad annunciare l’aggressione. Colpi diretti, acuti, uno, dieci, cento, mille, assalti. Nei letti, nei bar, nelle piazze, ovunque scatti assoluti di paura e panico. Brevissimi intermezzi di accennata di tregua, quasi fulminei, poi di nuovo la lotta. “Aiuto…..aiutatemi….” ecco le prime voci della sconfitta, non sporadiche ma ovunque l’eco delle grida che si spargono nel cielo carico di panico. Dal boato, da quel lamento agghiacciante della terra che si apre, trascorsero novanta secondi. Un pezzo di tempo assolutamente piccolo eppure incomprensibilmente lungo, quasi un’eternità per chi lo ha vissuto. La terra aveva rigurgitato così tanto movimento e sussulto che le gambe non riuscivano a reggersi, le mani cercavano appigli ovunque, l’incredulità si staccava dagli occhi e si posava nel vuoto della notte. Non ci fu il tempo di pensare cosa stesse accadendo. Nel limbo della incredulità, gli sguardi di molti si fermarono a guardare la morte che li stava divorando. Nessuno sapeva bene, quando sarebbe arrivata la fine di quell’incubo, ma tutti avrebbero ricordato l’inizio. Così quando il silenzio riprese la forma che aveva prima delle scosse, e la notte sembrò una donna vestita di stracci e ricurva a piangere sulla martoriata irpinia, si aprì il varco della sofferenza, dei lamenti, del terrore, dell’incredulità, del panico dei vivi per miracolo e dei sepolti vivi, iniziarono i ricordi.
Ore 19.34 Guardia Lombardi
(Un racconto di Emanuela Sica)
Passando dal salone, Nina, diede un veloce sguardo alla finestra e, con gli occhi diretti verso la chiesetta di S. Vito, Leggi il seguito di questo post »