Archive for the ‘Paesi dell’Appennino’ Category
il passaggio conclusivo di ‘recupera / Riabita; firma anche TU
Nell’ambito dell’evento ‘RECUPERA-RIABITA, salviamo i borghi dell’Appennino’ il grido di richiesta per la protezione del paesaggio rurale.
Basta con lo scempio del paesaggio e con l’attentato alla salute. Stop ad elettrodotti, eolico selvaggio, cave, discariche, trivellazioni petrolifere.
50 artisti, contadini e intellettuali, riuniti a Cairano (Av) e provenienti da diverse parti dell’Appennino meridionale, lanciano la richiesta di salvaguardia e protezione del paesaggio rurale.
La petizione è firmabile on-line anche sul blog ‘Piccoli Paesi’; lascia il tuo nome e cognome in ‘commenti’
FOTO del paesaggio rurale altirpino : https://www.flickr.com/photos/verderosa/sets/72157626232780153/
PAESAGGIO RURALE dell’Alta Irpinia, richiesta di dichiarazione di notevole interesse pubblico
ai sensi del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e s.m. e i.
Il paesaggio rurale dell’Appennino meridionale, ed in particolare il paesaggio collinare dell’Alta Irpinia che parte dall’Abbazia del Goleto e accompagna il tratto alto del fiume Ofanto, deve essere preservato dallo scempio che si vuole compiere in nome di una tardiva e falsa industrializzazione. E’ in atto una scellerata corsa che, in mancanza di immediate e ferree azioni di salvaguardia, comprometterà –irrimediabilmente- la bellezza del paesaggio rurale dell’entroterra appenninico : elettrodotti, eolico selvaggio, cave, discariche, trivellazioni e perforazioni di varia natura tra le quali le prospettate petrolifere.
Siamo fermamente convinti che il paesaggio non va né tutelato e né modificato in nome di soli principi estetici. Al paesaggio ‘da guardare’ vogliamo saper sostituire un paesaggio –preservato- ma ‘da vivere’; piuttosto che ripetere stancamente il luogo comune secondo cui ‘la bellezza salverà il mondo’ vogliamo ribadire che la bellezza non salverà nulla, se noi non sapremo salvare la bellezza. (cit. Lectio Magistralis tenuta da Salvatore Settis nell’Università di Reggio Calabria il 14.1.2014).
Alle Autorità competenti in materia, in particolare agli organi del Ministero dei Beni Culturali, facciamo istanza di vincolo paesaggistico; considerato :
-che le aree agricole e di crinale collinare dei territori comunali dell’Alta Irpinia, come individuati nel grafico planimetrico allegato, possiedono qualità paesaggistiche di rilievo in quanto vi sono caratteri unici e distintivi che derivano dalla natura e dalla storia umana e dalle loro reciproche interrelazioni e che in questi caratteri identitari, assumibili come ‘paesaggio culturale’, si riconoscono le comunità locali;
-che la Regione Campania è priva dell’adozione di un ‘piano paesaggistico’ che possa tutelare i beni predetti;
-che è in atto la manomissione dei nostri beni paesaggistici ad opera di elettrodotti, eolico selvaggio, cave, discariche, trivellazioni e perforazioni di varia natura tra le quali le prospettate petrolifere, e che tali beni non saranno più ripetibili;
-che la Corte Costituzionale ha ribadito in numerose sentenze il forte nesso che lega l’art.9 della Costituzione (dove si prescrive la tutela del paesaggio) all’art. 32, dove si assicura ai cittadini la tutela della salute «come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»;
-che la tutela dell’ambiente è in Italia un «valore costituzionale primario e assoluto» in quanto espressione di un interesse diffuso dei cittadini;
CHIEDIAMO
la ‘dichiarazione di notevole interesse pubblico’ ai sensi del ‘Codice dei beni culturali e dell’ambiente’ di cui al D.Lgs n°42/2004 e s.m. e i.
La richiesta è motivata con riferimento alle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche delle aree agricole, vallive e collinari del nostro territorio in quanto possiedono significato e valore identitario per le popolazioni che vi abitano, per gli emigrati che vi tornano, per poeti ed artisti che vi hanno tratto ispirazione, per coloro che vi hanno svolto ricerche e studi, per i turisti e per le generazioni future che verranno.
Riteniamo che l’area di cui si chiede il vincolo ha notevole interesse pubblico perché data la natura orografica dei crinali coltivati che si innalzano dalle anse del fiume Ofanto e dei suoi numerosissimi torrenti affluenti, con intense punteggiature di salici, querce, oliveti e roverelle, oltre a costituire un quadro naturale di non comune bellezza panoramica, avente anche valore estetico e tradizionale, offre dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere lo spettacolo di quelle bellezze.
L’imponente complesso monastico dell’Abbazia del Goleto, la distesa della ‘Querceta dell’Incoronata’ in agro di Nusco, l’alveo sorgentizio e il corso del fiume Ofanto, gli irti centri storici provati dal sisma del 1980 da cui si traguardano alture e valli, l’Oasi WWF sul lago di Conza, il Parco Archeologico dell’antica Compsa, accompagnano il viaggiatore attraverso un reticolo di stradine rurali, offrendogli la vista di un quadro naturale quanto mai suggestivo.
Nella toponomastica delle contrade rurali ricorrono i nomi nella storia dell’Irpinia e dell’Italia meridionale.
Sono parte integrante, peculiare e qualificante del paesaggio, di cui si chiede il vincolo, le pratiche agricole, le conoscenze tradizionali e la estesa diversità bio-culturale: sistemi complessi che hanno fornito finora un contributo importante alla costruzione ed al mantenimento del paesaggio tradizionale alto-irpino ad essi associati.
Piccoli Paesi
terre, paesaggi, piccoli paesi
il blog dei borghi dell’Appennino
Riconversione in decrescita
Quando ancora il turismo in provincia di Salerno e non solo era solo improntato al consumo delle settimane estive delle seconde case di vacanza e de campeggi e modelli alternativi di sviluppo turistico sostenibile altrove invece erano già una realtà noi cominciavamo a immaginare un approccio diverso al territorio e alla sua fruibilità. Quando ancora le città erano lontane dalle campagne e il modello di sviluppo metropolitano era un modello da seguire non solo per i giovani cilentani ma per i giovani delle province agricole del sud Italia, noi invece cominciavamo a progettare un modello di sviluppo diverso.
E così nel 2006 cominciò l’avventura di Casale Il Sughero (www.casaleilsughero.blogspot.it) . Nessuno voleva scommettere su terreni abbandonati e i giovani nelle città avevano altre aspirazioni e interessi. Rilevammo il terreno con un rudere e cominciammo a immaginare e progettare un recupero funzionale, ideologico, abitativo, produttivo. E così nel 2010 abbiamo inaugurato una emigrazione al contrario: dalla città alla campagna, dal nord al sud. Da Napoli ci siamo trasferiti nel profondo Sud del Cilento Lucano e da due anni abbiamo avviato la nostra scommessa di ripartenza dal basso, dalla terra, dall’autosostentamento e dall’ospitalità rurale: una fattoria in transizione, basata sulla diversificazione e l’autoproduzione secondo criteri sinergici e permaculturali.
Quando ancora tutti i nostri coetanei emigravano verso le industrie, verso il terzo settore, al nord Italia o all’estero, noi abbiamo scelto la strada opposta, quella della decrescita. Non una decrescita fatta solo di parole, che quando restano tali diventano chiacchiere, e neanche una decrescita post-sessantottina dagli atteggiamenti hippy o radical chic. Ma una decrescita silenziosa e fortemente motivata e consapevole, sia culturalmente che fattivamente, radicata nella tradizione e nella difesa delle identità dei luoghi e allo stesso tempo innovativa e aperta al cambiamento.
Non seguiamo la moda del momento in fiere o feste di paese, non ci autoproclamiamo martiri o eroi coi toni new-age degli ecovillaggi o con quelli pomposi delle pseudo-nuove contadinanze, non ne abbiamo bisogno. I nostri valori sono la salvaguardia della diversità, il rispetto delle tradizioni, la tutela delle identità di popoli e territori, la lealtà, la fedeltà all’impegno preso e alla parola data, l’onore di essere espressione di un territorio rurale.
Perseguiamo il nostro obiettivo sperando di essere da esempio a gruppi di giovani delle vicine città (Napoli, Salerno, Potenza) che oggi, negli ultimi tempi, finalmente si stanno ritrovando intorno ai temi della decrescita. Per questo saremmo contenti che tutti voi ci veniste a trovare per conoscere la nostra realtà in evoluzione e continuo sviluppo e pianificare insieme l’unione dei nostri intenti.
AREE INTERNE e PICCOLI PAESI – diretta streaming
Diretta streaming del seminario “Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della politica regionale: le aree interne”. L’evento è realizzato nell’ambito del PON Governance e Assistenza Tecnica 2007-2013. L’evento si tiene Palazzo Rospigliosi a Roma ma, causa raggiungimento della capienza massima della sala, non è più possibile partecipare in forma presenziale al seminario.
CLICCA QUI per il collegamento audio-video
I tweet di Angelo Verderosa durante il convegno (max 140 caratteri) :
Dalla stessa pagina è possibile scaricare i documenti di sintesi delle relazioni.
Riattivare trasporti efficienti tra i piccoli paesi delle aree interne e le città della costa, riaprendo le ferrovie.
Collegare i campi e gli orti delle aree interne alle stazioni dell’alta velocità e alla fibra ottica; il turismo verrà dopo.
Favorire l’agricoltura, ripartire dalla terra unica risorsa delle aree interne.
Le aree interne sono piccoli paesi spopolati e terreni agricoli in gran parte abbandonati; terreni e paesi sono risorse.
L’Italia non può essere un corridoio metropolitano lungo l’alta velocità; noi che abitiamo i piccoli paesi vogliamo connetterci.
Favorire con politiche fiscali l’insediamento di nuovi abitanti nei paesi interni; frenare l’espansione edilizia delle città.
Trasversali est-ovest: città costiere correlate ai paesi collinari: manutenzione strade esistenti +ferrovie +eliporti ospedalieri.
…Risalire a monte, riscoprendo paesi e colline interne; ma se continuate a parlarne solo a Roma …
Piccoli Paesi il blog di chi ha scelto di vivere nei borghi dell’Appennino https://piccolipaesi.wordpress.com
UNIONE TRA 5 PICCOLI PAESI / sull’appennino bolognese
LA PRIMA CONSULTAZIONE PER CHIEDERE AI CITTADINI DI UNIRSI SOTTO UN SOLO «CAMPANILE»
Quelle «nozze» tra cinque sindaci
Valsamoggia, Emilia: cinque piccoli paesi pronti a fondersi «per essere più forti». Domani il referendum
SAVIGNO (Bologna) – Tutti depressi, al bar Stella d’oro. «Un brindisi per il nostro ultimo giorno», è giù un altro calice di rosso. Ogni bicchiere è un addio, recitato con toni da melodramma che per fortuna si sciolgono in una risata. «In fondo non muore mica nessuno» dice il proprietario Adriano Nanni, che pure, a rigor di logica, sarebbe il capo dei trecento arditi che con le loro firme hanno cercato di fare fronte «al progetto contronatura», così lo definisce un volantino appoggiato sul bancone per attirare l’attenzione del viandante.
La Valsamoggia, tendente al rosso per fede politica,domani sarà chiamata a una scelta difficile. No, non quella . Un’altra, che riguarda solo i destini di questo stupendo angolo di Emilia, una manciata di paesi che dall’alta pianura a ovest di Bologna si arrampicano sulle ultime colline dell’Appennino verso Modena. «Bello, vero?», Augusto Casini Ropa, primo cittadino di Savigno, si compiace del paesaggio. «Magari questo matrimonio ci aiuterà a farci conoscere in giro». La metafora nuziale è leggermente forzata, ma tra i favorevoli alla fusione tra i comuni di Bazzano, Crespellano, Monteveglio (gente di pianura, vocazione industriale), Castello di Serravalle e Savigno (gente di collina, tartufi e altre prelibatezze ) gode di una certa popolarità. Nel suo piccolo anche questa domenica di provincia andrà ricordata. Michela Zanna, sindaco di quella Castello di Serravalle in possesso del maniero simbolo identitario della vallata, avverte il peso della prima volta. «In Italia non era mai successa una cosa del genere, altro che primarie». Nel Paese delle divisioni perpetue non si era ancora visto un referendum «inclusivo» che propone l’unione di cinque realtà diverse in un unico Comune da trentamila abitanti, una Valsamoggia 2.0 con cinque opzioni per il nuovo nome, da scegliere nel segreto dell’urna.
per una nuova regione dell’Appennino
Pubblichiamo di seguito l’intervento del Prof. Antonio Panzone di Taurasi, precisando che la posizione del Blog Piccoli Paesi è per l’abolizione completa delle provincie e per il riconoscimento di una ‘macroarea’ (nuova regione se si vuole semplificare) dei paesi dell’appennino meridionale; un’area che va dal Pollino alla Maiella, passando per i paesi delle ex-provincie di Potenza, Avellino, Benevento, Campobasso, Isernia fino a Sulmona e L’Aquila. Un’area delle montagne del Sud che come capoluogo simbolico deve avere un ‘piccolo paese’, magari il più alto come Travico o Capracotta o il più abbandonato. Basta con inutili e tronfi capoluoghi, basta con queste inutili manifestazioni campanilistiche, basta con la Regione Campania napolicentrica.
Avellino capoluogo provinciale, di ANTONIO PANZONE
Un nuovo decreto legge varato dal Governo ha accorpato la nostra Provincia con quella di Benevento, concedendo il capoluogo a Benevento. Alla notizia, rilevata da facebook COMITATO AVELLINO CAPOLUOGO, ha fatto seguito, come per un appuntamento, il ritrovamento di molte persone davanti a palazzo Caracciolo.Presenti per la circostanza anche il presidente della Provincia Cosimo Sibilia, dei rappresentanti istituzionali nonché le telecamere di Sky che hanno seguito la manifestazione. La gente era delusa, arrabbiata, mortificata. Su alcuni cartelli c’era scritto a caratteri cubitali “Da oggi ricordatevi di mettere il capoluogo di appartenenza: Avellino (Bn)”; su altri “Vergogna” rivolti al Governo, ma anche ai nostri politici regionali e irpini. Alle telecamere di Sky il presidente della Provincia Sibilia ha ribadito ciò che già il giorno prima aveva detto: «Ci continuano a penalizzare. Con questo decreto mirano a togliere ad Avellino la titolarità di Comune capoluogo. Cercheremo di far valere le nostre ragioni in tutte le sedi.. La Corte Costituzionale dovrà riconoscere quello che è un diritto sancito dalla Costituzione. Avellino, paradossalmente, pur avendo tutti i requisiti per restare Provincia, sarà il territorio più penalizzato».
Si fa appello a tutti i 119 sindaci della Provincia in modo da dare luogo ad una massiccia mobilitazione in difesa dei diritti della città capoluogo e di tutta l’Irpinia. Tra i presenti c’è chi ricordava la storia antica della città, chi attribuisce le colpe ad una politica provinciale insulsa, chi chiama in causa, come spesso avviene nei momenti di sventura, i nostri Grandi del Passato, come De Sanctis, chi ritiene giunto il tempo di far sentire forte la nostra voce.
I NEORURALI _ Il villaggio rinasce.
La Lettura / Corriere della Sera 28 ott 2012
Sociologia / Jean Pierre Le Goff ha scritto un saggio su un paradosso. Non solo francese.
I NEORURALI. IL VILLAGGIO RINASCE. I cittadini migrano in campagna cercando l’autenticità che tuttavia spesso scompare proprio a causa loro.
di Stefano Montefiori.
Zoom su Poggio Mirteto (Rieti) di Marco Gasperetti e su Santo Stefano di Sessanio (L’Aquila) di Fulvio Bufi
DOWNLOAD dell’articolo in PDF stampabile (5 Mb) Corriere della Sera _ La Lettura 28 10 2012
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Recuperare per Riabitare _ di Luca Gibello
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I borghi storici abbandonati / La vera scommessa è farli davvero rivivere. di Luca Gibello per il Giornale dell’Architettura n°110 novembre 2012.
DOWNLOAD dell’articolo in PDF alta risoluzione (5 Mb)
il giornale dell’architettura n 110 novembre 2012 _ i borghi storici abbandonati _ di Luca Gibello
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PICCOLI PAESI al MADE EXPO di Milano
SALVIAMO I PICCOLI BORGHI ITALIANI
I Borghi e Centri Storici del nostro Paese rappresentano e raccontano una cultura e un patrimonio identitario di indiscusso fascino che tutto il mondo ci invidia ma che raramente si riesce a valorizzare in modo adeguato. Non solo espressione inimitabile del nostro Made in Italy ma anche risorsa strategica che può favorire il riequilibrio del sistema ambientale, sociale e culturale. I piccoli paesi e i borghi storici possono costituire infatti, anche in un periodo di forte crisi quale quello attuale, uno strumento di difesa e di presidio territoriale in grado, da un lato, di contribuire alla manutenzione e cura del territorio nazionale e, dall’altro, di garantire lo sviluppo di processi innovativi in molti campi grazie all’attivazione di vere e proprie filiere produttive a scala territoriale.
Le cifre sono note: oltre il 70% dei comuni italiani conta meno di 5.000 abitanti occupando il 54% del territorio nazionale e rappresentando il 17,1% della popolazione italiana. Nei 5800 comuni “minori” si contano altresì oltre 180.000 PMI, circa 5.000 prodotti tipici e verso di essi si dirige il 42% dei turisti stranieri che ogni anno visitano il nostro Paese.
A fronte di tale panorama l’evento “Borghi & CentriStorici”, quest’anno alla sua terza edizione, rinnova la sua attenzione per questo enorme patrimonio e per i processi di sviluppo, valorizzazione e riqualificazione affrontati in una logica di interdisciplinarietà e di innovazione in relazione a nuovi modelli e formule ricettive e residenziali, soluzioni tecniche e tecnologiche per il recupero di tale patrimonio, aspetti finanziari, gestionali e programmatici connessi all’implementazione di tali processi.
Requiem immorale
Requiem immorale_di Luigi Pucciano
É una triste ora, un altro crollo, un altro mancamento si é aggiunto.
L’altro giorno é venuto giú un altro pezzo di storia, una storia minore e modesta fatta di sofferenze e sacrifici, di abitudini millenarie e di equilibri atavici. É venuto giú senza fragore o tonfo: solo un accasciarsi timido scusandosi quasi del danno prodotto. Non se ne é accorto nessuno, a meno di qualche randagio che ha trovato in un mattino di novembre l’ennesima strada sbarrata da vecchi calcinacci misti a nuova immondizia.
Sale la rabbia, il senso di impotenza, inadeguata lotta per la memoria contro l’amnesia continua della necessitá immediata. Eppure ad Acri non ci sono stati terremoti, non ci sono state (ancora) alluvioni. Una catastrofe ancora piú grave perché silenziosa e strisciante: il miraggio di una vita migliore in un loculo di cemento armato.






