Archive for the ‘Agricoltura’ Category
E se qualcuno ci parlasse di agricoltura organica e di ibrido fertile in italiano volgare del sedicesimo secolo?
Ibridazione fertile tra natura e cultura come esito concettuale e ripartenza strategica per un nuovo paesaggio ‘agri-cultu-rurale’
Veniamo da un bel viaggio tra le pagine di un trattato cinquecentesco di Giovanbattista Della Porta che, oltre a darci una lezione di umiltà anzi tempo sui limiti dell’uomo verso la natura come farebbe oggi un vero permacultore, ci svela anche un’agricoltura sinergica ante litteram e mette a tema il concetto antico e moderno diibrido fertile, concetto che nella sua accezione culturale e socio-antropologica ci interroga su di una possibile contemporaneità rurale.
Dall’economia del bisogno ad una nuova economia reale
Come si può pensare ad una economia differente se non ristrutturiamo il nostro sistema dei bisogni?
Nel post (Cos’è un pomodoro?) abbiamo discusso del valore simbolico del pomodoro come risultato di un gesto di auto-produzione. Coltivare un pomodoro (o auto-produrre qualsiasi bene di prima necessità) ha una valenza oltre che ecologica e nutrizionale anche economica e politica molto forte: significa svincolarsi dal sistema della distribuzione, dai ricarichi dei commercianti, dai ricarichi dei sistemi fiscali, dal consumo di energia per il trasporto, dalla produzione di rifiuti.
Ma, andando ancora oltre, ristrutturare la propria esistenza individuale e collettiva nel segno di una primaria attenzione all’auto-sostentamento – ovvero allargare la propria base di autosufficienza e quindi ridurre progressivamente la dipendenza da una vorace e drogata economia di mercato – significa riassegnarsi una piccola fetta di libertà e di autodeterminazione.
Dall’inizio della crisi economica sono aumentati gli indebitamenti da parte dei cittadini: cessioni del quinto dello stipendio, erogazioni di micro-credito, piccoli prestiti personali, domande (non le concessioni) di mutuo, aperture di credito sui conti correnti.
Questi cittadini, che negli ultimi decenni del secolo scorso sempre più sono diventati consumatori bisognosi di tutto, negli ultimi anni sono diventati (sono stati fatti diventare) bisognosi del denaro per poter consumare, impotenti per non riuscire a fare a meno di consumare. In altri termini, sono diventati addirittura bisognosi del bisogno, un meccanismo perverso compulsivo come quello della fame nervosa che però ti induce a vedersi anoressici di beni di consumo e quindi spinge ancora oltre. Ma fino a dove? Leggi il seguito di questo post »
Che cos’è un pomodoro?
Del pomodoro e della sua identità…
A questa semplice domanda verrebbe facilmente da rispondere che si tratta di un ortaggio, non di origine europea ma che giunse qui da noi secoli fa dalle Americhe. Altri risponderebbero con una descrizione, un alimento dal sapore acidulo e dolce di colore rosso e succoso. Un botanico risponderebbe che si tratta del frutto di una solanacea, un gastronomo che è un ingrediente importante per molti piatti cucinati e crudi della dieta mediterranea, un contabile di un supermercato che è un prodotto, un bene di consumo che trova posto negli scaffali dedicati ai prodotti freschi, un contadino mediterraneo affermerebbe che è la base dell’alimentazione estiva e che è importantissimo per le conserve destinate all’inverno.Riconversione in decrescita
Quando ancora il turismo in provincia di Salerno e non solo era solo improntato al consumo delle settimane estive delle seconde case di vacanza e de campeggi e modelli alternativi di sviluppo turistico sostenibile altrove invece erano già una realtà noi cominciavamo a immaginare un approccio diverso al territorio e alla sua fruibilità. Quando ancora le città erano lontane dalle campagne e il modello di sviluppo metropolitano era un modello da seguire non solo per i giovani cilentani ma per i giovani delle province agricole del sud Italia, noi invece cominciavamo a progettare un modello di sviluppo diverso.
E così nel 2006 cominciò l’avventura di Casale Il Sughero (www.casaleilsughero.blogspot.it) . Nessuno voleva scommettere su terreni abbandonati e i giovani nelle città avevano altre aspirazioni e interessi. Rilevammo il terreno con un rudere e cominciammo a immaginare e progettare un recupero funzionale, ideologico, abitativo, produttivo. E così nel 2010 abbiamo inaugurato una emigrazione al contrario: dalla città alla campagna, dal nord al sud. Da Napoli ci siamo trasferiti nel profondo Sud del Cilento Lucano e da due anni abbiamo avviato la nostra scommessa di ripartenza dal basso, dalla terra, dall’autosostentamento e dall’ospitalità rurale: una fattoria in transizione, basata sulla diversificazione e l’autoproduzione secondo criteri sinergici e permaculturali.
Quando ancora tutti i nostri coetanei emigravano verso le industrie, verso il terzo settore, al nord Italia o all’estero, noi abbiamo scelto la strada opposta, quella della decrescita. Non una decrescita fatta solo di parole, che quando restano tali diventano chiacchiere, e neanche una decrescita post-sessantottina dagli atteggiamenti hippy o radical chic. Ma una decrescita silenziosa e fortemente motivata e consapevole, sia culturalmente che fattivamente, radicata nella tradizione e nella difesa delle identità dei luoghi e allo stesso tempo innovativa e aperta al cambiamento.
Non seguiamo la moda del momento in fiere o feste di paese, non ci autoproclamiamo martiri o eroi coi toni new-age degli ecovillaggi o con quelli pomposi delle pseudo-nuove contadinanze, non ne abbiamo bisogno. I nostri valori sono la salvaguardia della diversità, il rispetto delle tradizioni, la tutela delle identità di popoli e territori, la lealtà, la fedeltà all’impegno preso e alla parola data, l’onore di essere espressione di un territorio rurale.
Perseguiamo il nostro obiettivo sperando di essere da esempio a gruppi di giovani delle vicine città (Napoli, Salerno, Potenza) che oggi, negli ultimi tempi, finalmente si stanno ritrovando intorno ai temi della decrescita. Per questo saremmo contenti che tutti voi ci veniste a trovare per conoscere la nostra realtà in evoluzione e continuo sviluppo e pianificare insieme l’unione dei nostri intenti.
Il temporaneo-contemporaneo di una nuova ospitalità rurale in Cilento e non solo: i wwoofers, clerici vagantes del terzo millennio
Come può un luogo ‘dimenticato’ e ‘marginale’ di uno dei tanti territori rurali italiani tornare ad essere frequentato? Come può una luce riaccendersi dopo anni di buio in una casa e riacquistare una sua ‘centralità’ cognitiva ed emozionale rispetto alle rotte di viaggiatori e passanti? Più che di ‘abbandono’ di un luogo sarebbe meglio parlare di ‘metamorfosi’e se a metamorfosi seguono metamorfosi allora anche ciò può avvenire.
Tanti luoghi rurali sono stati lasciati vuoti dai loro abitanti nei decenni scorsi per correre in città e verso una nozione di progresso veicolata da media e istituzioni e tutto ciò ha prodotto lo spopolamento che ha innescato una metamorfosi nel segno in alcuni casi di una rinaturalizzazione dei luoghi rurali. Questo però ha creato scoraggiamento in quelli che sono rimasti che non hanno saputo (o voluto) più correttamente decodificare le potenzialità dei luoghi.
E così lentamente questi territori sono diventati ancora più marginali. Solo una nuova riconversione dalla città alla ruralità (una nuova metamorfosi antropologica) può invertire la rotta e ciò in alcuni casi sta avvenendo, casi però ancora pionieristici nonostante la crescente attenzione a questi temi che si comincia a registrare nelle città.
La nostra esperienza col progetto Casale Il Sughero – Laboratorio della Città del Quarto Paesaggio è un piccolo esempio di riconversione produttiva e di riposizionamento esistenziale in questi anni di profondi cambiamenti, anche attraverso l’ospitalità rurale wwoof. Vediamo insieme di cosa si tratta. Leggi il seguito di questo post »
Turismo e ‘anti-turismo’: inflazioni linguistiche e pratiche devianti
Con questo post inizia la collaborazione a ‘Piccoli Paesi’ di AMEDEO TREZZA / Casale Il Sughero, Cilento.

Ai nostri giorni che vanno di moda termini come ‘sostenibilità’, ‘ecologico’, ‘responsabile’, ‘naturale’, ‘biodiversità’, ‘eco-compatibili
Molto spesso però abbiamo a che fare con l’ennesima moda linguistica che cela strategie di marketing dove nel migliore dei casi abbiamo un alberghetto di campagna con un po’ di terreno anziché affacciarci su di una strada statale.tà’, ‘biologico’, nel campo del turismo si parla di conseguenza sempre più spesso di ‘agriturismo’ anziché di hotel, di turismo ‘sostenibile e responsabile’, di turismo ‘ecosostenibile’, di viaggio ecologico, di ‘agri-campeggio’ anziché di campeggio, di ‘villaggio rurale’ anziché di residence, di ‘residenza rurale’ anziché di villa. Anche il Cilento ne è pieno…
Infatti tante strutture ricettive cosiddette ‘agri-turistiche’ che seguono questa tendenza non fanno altro che aggiungere qualche animale o qualche orticello negli spazi comuni, dove però continuano a trovare posto piscine, aria condizionata e tutti i confort della civiltà industriale. Ma nei fatti non sono altro che ciò che sono sempre state, luoghi di svago e di vacatio per turisti frettolosi e disattenti che ancora una volta – e oggi nella declinazione del verde e della natura – vogliono svagarsi prima di ritornare in città. Leggi il seguito di questo post »
Una giornata a Valva / sabato 3 novembre 2012
cos’è EATALY
Domenica mattina sono stato ad Eataly (si pronuncia ‘itali’, mettendo assieme EAT -mangiare- con ITALY) , nella sede di Roma, alle spalle della Stazione Ostiense (metro Piramide). Cos’e Eataly e perchè ve ne parlo ? Ho conosciuto Oscar Farinetti (fondatore di Eataly) l’anno scorso, d’ottobre, da Peppe Zullo ad Orsara di Puglia; ero in compagnia di Antonio Vespucci; lo conoscevo attraverso la stampa e ho condiviso dal principio le sue idee. Ho letto qualche mese fa il libro che ha scritto con altri artisti e imprenditori attraversando l’Atlantico su una barca a vela “7 idee per l’Italia”; vi consiglio di leggerlo. Eataly -apre nel 2007 a Torino poi a New York e in altre città italiane e giapponesi- promuove il meglio dei prodotti agricoli e gastronomici d’Italia. Sì, agricoli innanzitutto. Salta la grande distribuzione e quindi l’intermediazione. Si può acquistare ma si può anche mangiare quello che si vede esposto; ci sono vari angoli ristoro in ogni Eataly. Come potete vedere nelle foto, prodotti e produttori sono presenti in via diretta e con filiera corta. Significa che anche i prodotti del nostro territorio (vino, castagne, tartufo, noci, mele, patate, farina, ecc.) potrebbero arrivare nei punti vendita di Farinetti. Come ? per esempio andando sul sito a questo LINK http://www.eataly.it/index.php/contatti/sei-un-fornitore/
Cos’è Eataly L’obiettivo che Eataly si pone è provare a percorrere una nuova via nel sistema della distribuzione alimentare e della commercializzazione dei migliori prodotti artigianali, ispirandosi a parole chiave quali sostenibilità, responsabilità e condivisione. Eataly vuole dimostrare che esiste la possibilità di offrire a un pubblico ampio cibi di alta qualità a prezzi sostenibili comunicando, al tempo stesso, i criteri produttivi, il volto e la storia di tanti produttori che costituiscono il meglio dell’enogastronomia italiana. Per approfondimenti : FILOSOFIA LINK http://www.eataly.it/index.php/mondo-eataly/filosofia/ CHI SIAMO LINK http://www.eataly.it/index.php/mondo-eataly/chi-siamo/
Seguono alcune foto scattate col nokia, tante persone, curiosi, acquirenti e clienti… tantissimi giovani al lavoro, molti prodotti del SUD. FORZA RAGAZZI, la nostra migliore risorsa nei piccoli paesi dell’Appennino è la terra. Salviamola ! Salveremo i piccoli paesi. _ angelo verderosa 23 10 2012
Marzo 2014 : abbiamo visitato ‘Eccellenze campane’ a Napoli : https://piccolipaesi.wordpress.com/2014/03/24/cose-eccellenze-campane/
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“(Soli) per un’Irpinia Unita”
Noi cittadini attivi in tante occasioni abbiamo cercato di mettere a disposizione il nostro impegno civile operando affianco delle Istituzioni per rendere la nostra esistenza più vivibile sul territorio. Non sono mancati, tra l’altro, convegni sul problema dell’acqua, sulla scelta di ridurre le funzioni dei nostri ospedali periferici, dei tribunali periferici, sulla riduzione dei collegamenti, facendo scomparire le nostre ferrovie, sulla crisi occupazionale, relativa alle nostre industrie, in merito al problema dei giovani, il loro continuo abbandono della terra narìa, il degrado in cui versano i nostri fiumi, tematiche che a tutt’oggi continuano a fare eco da una parte all’altra del territorio, per le quali a volte ci lamentiamo inutilmente e senza risultato proprio perché nelle sedi opportune ci presentiamo divisi per categoria.
Questo stato di cose ci ha fatto ripiombare in un isolamento che da qualche antropologo è stato definito “familismo amorale”, per cui appunto nessun risultato è possibile perché siamo disuniti.
Galileo Galilei diceva che bisogna leggere nel libro aperto della natura. Davanti a noi c’è una terra stranamente generosa e ricca, l’Irpinia, dove tutto è Doc: la nostra cultura, i centri storici, i santuari, le tradizioni e la nostra religiosità, l’agricoltura, la vita con i suoi valori, le nostre cose, le nostre famiglie, le prospettive dei nostri figli.
Dove sta il problema?. . . il dramma del Sud non potremmo essere noi, la gente. . .!? Vediamoci e parliamone. . .!
Ringrazio l’Amministrazione comunale e il sindaco Antonio Buono per aver concesso l’opportunità all’ACTaurasia di Taurasi, di realizzare un incontro al Castello marchionale di Taurasi a tema “(Soli) per un’Irpinia Unita”
Se ci tieni alla tua terra e alle tue cose, vieni anche tu!
L’incontro, apolitico, è aperto a tutti.
Il presidente dell’ACTaurasia
Prof Antonio Panzone
Leggi il documento Soli per un’Irpinia unita

































