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Recupera / Riabita _ intervento di Plinio Vanni

Plinio Vanni – Architetto

Dottorando di ricerca in Architettura XXIX ciclo Università degli Studi di Napoli “Federico II”

plinio.vanni@libero.it

“Oggetti smarriti”

Sono Plinio Vanni, giovane architetto e dottorando di ricerca presso il dipartimento di

architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, ma sono fondamentalmente

e, prima di tutto, un Irpino. Un abitante di questa terra ricca di tanti piccoli paesi, molti dei

quali da recuperare, altri da riabitare, ma quasi tutti accomunati da quella che Franco

Arminio definirebbe la sindrome della bandiera bianca. Sono stato, fino a pochi mesi

addietro, uno di quei giovani che, come sostiene sempre il paesologo di Bisaccia, studiano

i problemi del loro paese e cercano di proporre soluzioni, essendo del posto ma venendo

da fuori: “chi risiede non riflette e chi riflette non risiede”.

La testimonianza che porto oggi a Cairano è legata ad un piccolo centro ad una settantina

di chilometri da qui: Altavilla Irpina. Non è certo un paese dell’alta Irpinia, non è battutto da

venti impetuosi, né tantomeno resta isolato per alcuni mesi all’anno a causa delle

abbondanti nevicate, ma nonostante ciò credo possa rientrare a pieno titolo nell’ambito

delle tematiche oggetto di questo incontro. L’aspetto che analizzerò è chiaramente

incentrato sulla questione del patrimonio architettonico, dell’identità del luogo; il tanto

inflazionato genius loci, riguardo al quale vari studiosi hanno speso parole ed articolato

teorie complesse. Non aggiungerò certo una teoria personale, ma porto pochi esempi

tanto concreti, quanto semplici che mettono in evidenza la situazione di grande criticità in

cui versa un piccolo centro come tanti.

Un paese che aveva un tempo una sua identità

tutta propria e che oggi sembra aver smarrito. Una perdita di oggetti architettonici che,

personalmente, credo sia, in primo luogo, il riflesso della perdita di una cultura tipica del

luogo che, un tempo, incideva spontaneamente e profondamente anche sul tessuto

urbano, definendone le caratteristiche tipologiche e morfologiche. Guardandomi intorno,

vedo oggi una stazione ferroviaria emblema del luogo in cui un potenziale visitatore

giunge. Un prefabbricato in elementi di calcestruzzo precompresso standardizzati, che

hanno forzatamente scalzato l’antico ed accogliente edificio di fine Ottocento, il tutto in

nome della ricostruzione post terremoto del 1980. Vedo in pieno centro storico un recente

intervento edilizio, rientrante in un Piano di Recupero, che ha annientato un’intera

porzione dell’antico tessuto urbano, sostituendola con la logica dell’incremento di cubatura

e dell’edilizia anonima e penso che tale opera e la parola recupero siano niente altro che

un ossimoro. Vedo ancora un antico oratorio con annessa cappella rurale seicentesca che

versa in totale abbandono, essendo ormai ridotto allo stato di rudere o poco più. Vedo,

infine, proiettati nel futuro, gli effetti del piano casa applicati indiscriminatamente ovunque,

a riprova che la nuova cultura imperante è quella della superficie utile.

Che proposta operativa formulare in sette minuti? L’unica cosa che mi viene in mente e

che applico costantemente è il portare avanti una impari lotta contro le soverchianti forze

nemiche. Lotto contro l’indifferenza e la miopia degli abitanti del luogo, che primi fra tutti si

sono assuefatti a questo stato di cose. Cerco di risvegliarli dal torpore nel quale sono

caduti e che li porta a credere che sia meglio sbarazzarsi di tutto ciò che è vecchio, come

è tradizione l’ultimo dell’anno. Sono convinto che si debba parlare di ciò, non stancarsi mai

di far capire alla gente che il recupero dell’identità di questi luoghi passa, forse, prima di

tutto, attraverso il recupero di una memoria collettiva. I paesi sui quali sventola la bandiera

bianca si sono arresi perché si è arresa la gente che li abita. Non dico che non vi siano

oggettive condizioni di difficoltà che spingono verso uno stato di desolazione, ma troppo

spesso, questo stato di cose sembra fare comodo a molti e per i motivi più svariati.

Ecco perché la bandiera bianca deve essere ammainata. Lo slogan che propongo è quindi

lo stesso motivo per cui sono fra voi: “per non arrendersi”.

Oggetti smarriti.pdf

Written by A_ve

20 giugno 2014 a 10:21

Pubblicato su Varie

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