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terre, paesaggi, piccoli paesi / il blog dei borghi dell'Appennino

Archive for aprile 2012

Disfida del soffritto 2012

Cari lettori di Piccoli Paesi, Vi invio il collegamento al reportage che ho realizzato in occasione della “VI disfida del soffritto 2012”, organizzata da Slow Food Irpinia Ufita Taurasi e dal Comune di Savignano Irpino.
Mariano Di Cecilia

Written by A_ve

11 aprile 2012 at 21:19

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IL CAMMINO DI GUGLIELMO / 2^ _ 25 aprile 2012

approfondimenti

Le fondazioni benedettine

Come tutte le fondazioni benedettine, anche il Goleto rivestì un ruolo importante nella storia e nella cultura dell’Italia medievale, influenzando la vita economica, po­litica e artistica del Mezzogiorno.

I benedettini, come è noto, furono i creatori di insiemi monumentali (i mona­steri), nei quali i problemi derivanti dalle regole dell’Ordine, vennero risolti con logica e coerenza. In essi il programma costruttivo si perpetuò, come concezione, per secoli, dando luogo ad articolati complessi conven­tuali, con molte caratteristiche comuni: grandi chiostri,accanto alle chiese abbaziali e una serie di edifici regolari (dormitori, refettori, biblioteche, etc.) e di costruzioni annesse. Dal XII secolo, epoca in cui sorse, fino agli inizi del Cinquecento, l’abbazia del Goleto esercitò la sua influen­za in special modo sull’Irpinia, la Puglia e la Basilicata. A tal proposito conviene ricordare che il Vulture, al tem­po della conquista normanna, era il centro di tutto il meridione; i vincitori dei bizantini scelsero infatti Melfi come capitale delle loro province, fino a quando nonallargarono il loro dominio alla Sicilia. Ma anche dopo il Mille, per le note vicende storiche, la regione conservò una notevole importanza militare ed economica; cosic­ché con Federico Il – che estese il suo demanio dalla pianura pugliese all’altopiano della Basilicata – essa fu presidiata da imponenti castelli. Il Vulture allora diven­ne terra imperiale, ad eccezione di alcuni possedimenti delle ricche badie benedettine, tra le quali era, appunto, quella del Goleto. _ Stella Casiello, La cittadella monastica di S.Guglielmo al Goleto- in Napoli Nobilissima, vol. XI – Fasc. IV-VI – lug. dic. 1972; Arte Tipografica Napoli

Badia benedettina di San Guglielmo

Nell’antica valle conzana, presso le sorgenti ofantine, a guardia dei Picentini, si profila nella piana la imponente abazia benedettina del Goleto, fondata da S. Guglielmo da Vercelli (1085-1142). La costruzione del monastero inizio il 1133 e venne terminata il 1138: ”Con la più grande devozione del signore di quella terra (Ruggero di Monticchio), e col permesso del Vescovo (Pietro Paolo Tarantino da Riano di Roma) dello stesso territorio, il Santo costruì un monastero in onore del Salvatore del mondo” (Legenda, cap. 14). Le Verginiane, che al Goleto vennero per pregare e per far penitenza, appartenevano alle più nobili famiglie napoletane, come Brancaccio, Orsini, Carafa, Gesualdo, Filangieri, Correale, Santacroce, Sanseverino, Caracciolo, Morra. La istituzione monastica femminile era affiancata da quella maschile. Abbondarono, a favore del Goleto, donazioni, privilegi, franchigie, dispense, da parte di Re Ruggiero II, Federico II, Manfredi, Carlo I d’Angio, Carlo II, Carlo Martello, Roberto e Maria d’Angio, Giovanna I, Ferdinando d’Aragona e di pontefici. Si moltiplicarono, pertanto, i possedimenti e le dipendenze, che si estesero perfino in Lucania e nelle Puglie. _ Giuseppe Chiusano, S.Angelo dei Lombardi el’Altirpinia; Tipolit. Irpina, Lioni 1977

Marina, badessa del Goleto

“Ho cercato di conoscere meglio questa figura la cui autorità era così solida e riconosciuta da permetterle di aprire vertenze e opporsi alla gerarchia ecclesiastica. Mi sono dunque mossa fra gli scarni documenti che la riguardano, visitando le rovine del monastero di S. Salvatore del Goleto, per immaginarla nell’ambiente che l’ha vista per trent’anni agire come protagonista di una delle esperienze più particolari del monachesimo italiano. Il monastero ospitava una comunità di donne e uomini: un raro caso nell’Italia meridionale e, probabilmente, in tutta la penisola, di monastero doppio sotto il governo di una badessa. La domanda che mi sono posta nell’affrontare la ricerca: c’è autorità femminile? ecco che i documenti diventano più chiari e i gesti di Marina assumono significato. L’uso consapevole che fa della legge, la capacità dimostrata nel rivolgersi ora al vescovo, ora al papa per salvaguardare l’autonomia del monastero e la sua libertà d’azione ci mostrano una badessa, appartenente alla gerarchia, che però usa gli strumenti che ha a disposizione, per garantire la sicurezza del monastero. Conosce bene il territorio percorso più volte per svolgere la sua funzione, e difenderne l’autonomia dalle pretese altrui, significa proteggere gli uomini e le donne che vi abitano e verso cui nutre una particolare cura”.

Abbazia nullius

Le abbazie Nullius diocesis –come all’epoca quella del Goleto- vengono poste al di fuori delle giurisdizione della chiesa locale e diventano direttamente dipendenti dal papa. Sottraendo il monastero e le proprie dipendenze alla ‘vicina’ autorità vescovile, si garantisce una sorta di protezione contro le usurpazioni civili ed ecclesiastiche; inoltre, il riferimento ad un’autorità ‘più lontana’ lasciava alle badesse maggiore libertà nella normale organizzazione interna e nei rapporti fra monastero e territorio. “A base dell’istituto dell’esenzione c’era evidentemente, solo una prassi sollecitata da motivi pratici di carattere amministrativo e funzionale, con particolare riguardo alla indipendenza delle abbazie e alla piena libertà di movimento e di determinazione delle stesse nella materia sia spirituale che temporale.”

L’esenzione, infatti, consisteva nella libera elezione della badessa, nell’autonomia da parte di questa di gestire e organizzare la vita del monastero, oltre che la piena possibilità di amministrare i beni; sappiamo inoltre che alla badessa del Goleto fu concesso l’uso del bacolo pastorale, il bastone simbolo della dignità vescovile. Le persone ecclesiastiche e laiche, abitanti quei fondi, vengonoanch’esse esentate dall’obbedire all’autorità del vescovo e sottoposte alla giurisdizione della badessa. _ Marina Santini, ‘Donne e conoscenza storica’

pasquetta in alta irpinia

Written by A_ve

9 aprile 2012 at 10:06

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In Cammino

Sabato 31 marzo, ho partecipato al “Cammino di Guglielmo”, è stata una giornata densa di emozioni, per i luoghi visitati e le atmosfere che avvolgevano quei posti … Ma il mio “Cammino” personale è iniziato l’anno scorso, quando in estate, ho partecipato quasi per caso a Cairano, al seminario sulla progettazione di un Borgo giardino.

In quell’occasione ho fatto incontri importanti, conosciuto persone nuove, con le stesse mie passioni, l’amore per l’architettura e per la propria terra … e rivisto altre, che non incontravo da più di vent’anni. Quell’occasione, così come questa vissuta ora  del “Cammino di Guglielmo”, sono stati significativi per me, perché mi hanno aiutato  a incontrare di nuovo me stessa e i miei sogni, nella certezza di poter condividere con altri il percorso e la ricerca, oltre che vivere  momenti suggestivi e intensi.

Si sa, nei cammini, a volte, è più importante ciò che si accumula per strada, che non la meta, che potrebbe essere semplicemente un nuovo modo di vedere le cose. Ma di questo ci si può rendere conto solo dopo, riavvolgendo il filo …

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Written by rosacerreta

2 aprile 2012 at 19:41

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dall’Abbazia del Goleto alla Badia di S.Maria di Pierno

il cammino di guglielmo 31 3 2012

Written by A_ve

1 aprile 2012 at 18:55

lettera di Mario Santoro

Angelo, ciao, non ho visto la mostra, ma ho scritto a Sema la lettera che segue. Puoi postarla sul blog e, se ti riesce, sui giornali locali. A me non danno spazio, non avendo conoscenze e mi risponderebbero con la solita frase: “ è molto forte, la redazione l’ha “censurata”.
Ciao Mario
Nonostante i buoni propositi e gli intenti che descrivete nella presentazione della società SEMA, i risultati sono modesti. Ho ricevuto, tramite fb la locandina che ho divulgato tramite fb ai miei numerosi contatti su Roma, ed ho cercato riferimenti per ottenere dettagli molto importanti, come gratuità dell’ingresso, orari della mostra, telefono per informazione locale ed altro; invano! Io stesso non sono riuscito a vedere la mostra, ma caparbiamente, sono riuscito ad attingere informazioni e devo dichiarare tutta la mia incredulità per la leggerezza con cui si è programmato e gestito l’evento. La mostra è stata aperta giovedì e venerdì 29-30 marzo, alla presenza di una rappresentanza politica della regione Campania e pochi altri accoliti, come da foto in visione, quasi che fosse una gita in campagna per una bicchierata. Un evento del genere va organizzato con estrema precisione, vista la localizzazione; Roma è la capitale, non un paese; è trafficata, ha orari compressi, ha impegni che non permettono di visitare una mostra durante la settimana e in orario di lavoro. Non è stato reso un buon servizio, né ai comuni patrocinanti, né alla regione, né all’Irpinia, e meno che mai ai monumenti che avete cercato di mostrare ai numerosi abitanti di Roma. Non suoni come rimprovero, ma solo come invito a migliorare per le prossime manifestazioni, perché la Campania, ma aggiungo con fermezza, soprattutto l’entroterra, meritano il meglio per un futuro prossimo di benessere generale che può essere raggiunto anche con l’utilizzo intelligente del patrimonio artistico che non è minore, come spesso viene classificato.
Cordialità Mario Santoro

Written by A_ve

1 aprile 2012 at 18:31

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