terre, paesaggi, piccoli paesi / il blog dei borghi dell'Appennino
Written by A_ve
8 ottobre 2014 a 08:40
Pubblicato su Varie
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PICCOLI PAESI è un movimento, una comunità, un’associazione non costituita, un BLOG. _ In Italia, 5.000 piccoli al di sotto dei 5.000 abitanti stanno rapidamente scomparendo. Dieci milioni di abitanti che vivono su oltre il 50% di superficie del territorio nazionale. Il 70% dei piccoli paesi sono ubicati lungo la dorsale appenninica, in area fortemente sismica. Piccoli Paesi porta avanti dal 2011 il progetto di comunicazione e formazione ‘Recupera-Riabita’; il premio nazionale, a cadenza annuale, viene attribuito su segnalazioni di advisor, a chi ha recuperato un luogo dell’appennino; a chi ha generato visioni, emozioni e nuova occupazione.
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PICCOLI PAESI è il blog di chi abita l’Appennino. Post-Comunitàprovvisoria, dal 2011 siamo attivi soprattutto in Irpinia.
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Nel 2016 è nata ‘IRPINIA 7x’.
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Contattaci: piccolipaesi@gmail.com
grazie per il bel contributo, molto poetico.
A_ve
12 ottobre 2014 at 18:01
Il treno, a mio avviso, non è un mezzo ma un luogo; l’ultimo reale approdo grazie al quale viviamo connessi (e non virtualmente) con altri luoghi ma è anche l’ultimo vero ponte di relazione con persone lontane e sconosciute. I suoi vagoni, solo apparentemente chiusi, sono il volano attraverso si apre la relazionalità. I sedili non sono un mezzo di estraniamento dove ci accomodiamo, con fare illusorio, per allontanarci dalle nostre radici (a volte scomode); guardare fuori dal finestrino è un modo per ritrovare la propria identità riconoscendoci in nuovi paesaggi che finiscono per appartenerci come se fossero il nostro punto di origine e il nostro lido di confine. In un piccolo abitacolo, in un corridoio legante gli scomparti, trasudano odori, e il confronto fra idee e sapori dilaga, mentre a ogni fermata l’abitacolo si riempie di nuovi dialoghi e pensieri; gli orizzonti sembrano inasprirsi di nostalgie lievi e oscure per allargarsi nella laguna dei sogni identitari, e tutto si trasforma in un mare di luci all’alba. Ponti, strade e canali si attraversano convogliandosi in un unico punto: quella linea ferrata che sembra sgomitolarsi rettilinea verso la stazione. Ma non conta l’arrivo e neppure la partenza: l’essenziale è il viaggio.
magiaferrenti
10 ottobre 2014 at 20:45
Il treno, a mio avviso, non è un mezzo ma un luogo; l’ultmo reale approdo grazie al quale viviamo connessi (e non virtualmente) con altri luoghi ma è anche l’ultimo vero ponte di relazione con persone lontane e sconosciute. I suoi vagoni, solo apparentemente chiusi, sono il volano attraverso cui si dischiude la relazionalità. I sedili non sono un mezzo di estraniamento dove ci accomodiamo, con fare illusorio, per allontanarci dalle nostre radici ( a volte scomode); guardare fuori dal finestrino è un modo per ritrovare la propria identità riconoscendoci in nuovi paesaggi che finiscono per appartenerci come se fossero il nostro punto di origine e il nostro lido di confine. In un piccolo abitacolo, in un corridoio legante gli scomparti, trasudano odori, e il confronto fra idee e sapori dilaga, mentre a ogni fermata l’abitacolo si riempie di nuovi dialoghi e pensieri; gli orizzonti sembrano inasprirsi di nostalgie lievi e oscure per allargarsi nella laguna dei sogni identitari, e tutto si trasforma in un mare di luci all’alba. Ponti, strade e canali si attraversano convogliandosi in un unico punto: quella linea ferrata che sembra sgomitolarsi rettilinea verso la stazione. Ma non conta l’arrivo e neppure la partenza: l’essenziale è il viaggio .
magiaferrenti
10 ottobre 2014 at 20:42