… partirei da qui, dalle relazioni felicitanti.
di Enrico Finzi, sociologo
Perché un ricercatore sociale milanese e privo di ascendenze campane, quale io sono, si occupa con passione del rilancio dell’Alta Irpinia?
Perché si occupa di studi sulla felicità e sa che il futuro di queste terre è e sarà legato a tale tema cruciale. Lo sviluppo del Sud e di quest’area in particolare sarà tanto più vigoroso quanto più si valorizzeranno i sette fattori felicitanti presenti anzitutto nell’Alta Irpinia. La natura, verde e bellissima, da rivalorizzare. L’arte, sia come patrimonio storico in gran parte ignoto, sia come mestieri d’arte, quelli della grande tradizione artigiana da non perdere. La cultura, intesa in senso antropologico come insieme di valori ed esperienze di vita, che vengono dal passato e che – reinterpretate innovativamente – fonderanno i decenni a venire. La creatività, in ambiti diversi, antica e avanzatissima, capace di usare le moderne tecnologie senza rinunciare alla sapienza millenaria. L’orgoglio della propria storia, che si traduce in ‘ottimismo malgrado’ (malgrado la crisi economica e sociale, il depauperamento dei servizi, il neo-colonialismo spesso intrecciato con la grande criminalità). L’estroversione della gente, orientata alle relazioni con gli altri a un tempo calde, affettive, accoglienti. L’ospitalità, premessa di ogni accoglienza pure turistica. L’orientamento alla piccola felicità quotidiana, semplice e accessibile, democratica, comunicabile anche via Web. L’ironia e l’autoironia, non sadiche ma benevole, sorridenti, giocose, amicali. Infine la spiritualità, anche ma non solo religiosa, contro la barbarizzazione della vita che altrove, a partire dalle metropoli, si lamenta. L’Alta Irpinia come oasi, seme e laboratorio di micro-felicità sostenibile, low cost, rispettosa della propria e delle altrui culture: un sogno, un progetto, una sfida. Sì, ma come vincere questa sfida? Il marketing territoriale e il buon senso convergono nell’indicare la necessità che ci si concentri su un unico fattore, non dimenticando gli altri ma facendo leva su di esso per ‘trainare’ l’intero convoglio. E, allora, quale fattore privilegiare? Secondo me quello più pregnante è la relazionalità della gente, la sua straordinaria capacità di costruire rapporti interpersonali felici: rapporti familiari ristretti e allargati, amicali, professionali, micro-comunitari, estesi (anzitutto ‘face to face’ e cioè personali e diretti ma anche virtuali, a distanza, con utilizzo dei cosiddetti social networks). La scelta che suggerisco è motivata dall’abbondanza di tale risorsa (gratuita!) nell’Alta Irpinia e dalla contemporanea, drammatica sua assenza quasi ovunque altrove, a partire dalla costa campana. Ecco, partirei da qui, dalle relazioni felicitanti. Con una certezza: qualunque attività su esse fondata non potrà che migliorare il bilancio esistenziale del nostro popolo. E scusate se è poco…
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ENRICO FINZI SARA’ A CAIRANO 7X 2014
L’Irpinia, terra di storia e di tradizioni, oasi di verde e di sorgenti, di abbandoni, distruzioni e ricostruzioni, ha bisogno di fiducia in se stessa, di una nuova progettualità, di una laboriosità rinnovata e proiettata verso uno sviluppo e conomico e turistico eco-sostenibili. (Angelo Siciliano)
Angelo Siciliano (@Angelo46Angelo)
15 aprile 2014 at 00:48