A margine dell’incontro di stamane sul PTCP _no alla pista ciclabile
12 2 2013 _ di VALENTINA CORVIGNO, architetto, _Associazione IN-Loco_Motivi
Non si poteva immaginare peggior battesimo per il nuovo PTCP della provincia di Avellino.
I tecnici provinciali e il capogruppo del progetto del piano territoriale hanno dovuto assorbire le critiche massicce e trasversali di numerosi sindaci ed associazioni territoriali. L’assenza degli attori politici, in un momento così delicato di confronto, è stata la delusione maggiore. La presentazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è stata, dunque, una sconfitta politica e per certi versi tecnica. Proposta come un approfondimento su VAS e VIA è stata invece la consegna vera e propria dello strumento urbanistico, ormai adottato, che dovrebbe governare da qui al futuro lungo il territorio irpino proponendone una visione di sviluppo. Il PTCP rientra in quella legge urbanistica, di recente acquisizione, per cui la “partecipazione” diviene punto focale della progettazione. Ne è quindi anche articolo di legge, obbligo di legge che spesso viene rispettato più formalmente che sostanzialmente. E forse è questo il caso del PTCP. Proprio perché credo fortemente che il Piano Territoriale, così come tutti i piani urbanistici, sia uno strumento politico, di alta politica, credo al contempo che l’unica forma di “progettazione” del piano abbia la sua epifania nello strumento della partecipazione, strumento, il cui uso incondizionato va, se si può dire, cercato e ricercato, preteso dall’ente propulsore del piano e dai soggetti su cui inevitabilmente ricadrà. È questa la politica alta di cui il piano deve essere informato. Invece oggi è stato presentato come un pacchetto ormai chiuso al quale era possibile opporre solo osservazioni: checché ne dica l’architetto Lanzillotta, questo non è un piano “aperto”, ma uno strumento che loro hanno chiuso, adottandolo un po’ a tradimento. Per venire al tema per il quale noi di Inlocomotivi siamo coinvolti direttamente, ovvero la proposta di progetto strategico riguardo la trasformazione della linea ferrata Avellino-Rocchetta S.A. in “greenway”, possiamo affermare con certezza che di partecipazione non ne abbiamo neanche sentito parlare. Eppure sono anni che siamo presenti, che con progetti realizzati dimostriamo o quanto meno proponiamo una visione possibile del riuso della tratta che, a differenza di quanto riportato nel piano, è sospesa ma non dismessa. Se le parole sono importanti allora usarle con il loro significato muta completamente anche le direttive di questo piano. Se la linea fosse stata dismessa, quindi obsoleta e logora da anni, forse si sarebbe potuto anche ragionare su un suo riuso, diverso da quello proprio (anche in questo caso dissentirei a ragione), ma la linea è solo sospesa, da un paio d’anni, il che significa che domani, con l’ordinaria manutenzione potrebbe rientrare in funzione.
Molte imperfezioni dunque. La prima: nella relazione di piano si parla di progetto strategico di green way che punta al riuso e la valorizzarione della antiche strade territoriali dismesse, tra le quali la ferrovia appunto, senza inficiare il “paesaggio tradizionale”. Ora, cosa si intende per paesaggio tradizionale? Si intende quella parte o il tutto di un territorio dove sono evidenti le tracce dell’azione dell’uomo (paesaggio), in particolare legate alla sua storia, ad avvenimenti ritenuti di valore storico, culturale, architettonico, che insomma arricchiscono il territorio in questo caso provinciale. Bene! L’Avellino Rocchetta è un segno dell’uomo sul territorio, un segno forte ma amalgamato al territorio stesso, una costruzione ottocentesca di alta ingegneria che disegnò all’epoca il territorio per il volere di personaggi cari alla nostra “tradizione”. Oggi l’Avellino-Rocchetta, che è stata anche il mezzo di sviluppo e di apertura del nostro territorio, è un segno tradizionale del paesaggio. Va quindi salvaguardato. Ora, cosa significa invece trasformarla in green way? Per il PTCP significa, smembrarla, forse ricoprirne una parte di cemento, non sapere cosa fare bene delle stazioni, toglierla ad RFI e ridarla ai comuni. E il progetto della green way sarà un progetto provinciale? Riguarderà tutta la tratta? Si ascolteranno i comuni in quel caso? E allora perché non li si è ascoltati prima, magari loro sarebbero stati di avviso diverso, e avrebbero voluto mantenere la tratta, magari rivista, corretta, dedicata solo al turismo o anche al trasporto passeggeri. Era una responsabilità che i progettisti e i committenti avevano e non hanno rispettato, era un diritto/dovere che avevano i comuni, i territori, le associazioni che invece è stato negato. La tratta che è un’infrastruttura del nostro territorio è stata deliberatamente tagliata dal, che così novero delle infrastrutture territoriali che si riducono ai soli poli di convergenza, ossia stazione di Avellino, dalla quale non si sa quali treni dovrebbero partire, la piattaforma logistica di Grottaminarda, un sogno, un’utopia, comunque sia un progetto lontano nel tempo per quanto possa avere le sue ragioni e le ha solo se esiste una rete infrastrutturale all’interno del territorio, altrimenti servirà da semplice fermata di passaggio per il territorio avellinese che morirà desertificato dall’assenza di una visione di sviluppo; infine, il polo di Lioni, con autostazione e stazione perfettamente funzionante ma che per miopia non si vuole tenere in considerazione.
Ma consideriamo quella che è una parte della visione di sviluppo dichiarata dal PTCP: valorizzazione turistica attraverso il buon uso del paesaggio e dei beni naturalistici e culturali del territorio, ivi compresi i centri storici. Parliamo di beni culturali ed io ho riscontrato un’assenza totale delle soprintendenze territoriali. La soprintendenza ha sempre dichiarato la Avellino-Rocchetta un bene culturale e sua intenzione era proporre un azione di salvaguardia a riguardo, perché il PTCP non si è sentito in dovere di tenerne conto? Troppe incertezze e maldestri scatti in avanti di tecnici e politici che con tale strumento decretano lo sviluppo futuro di un’intera provincia. La responsabilità di cui sono investiti è talmente grande che inviterei loro ad una riflessione più attenta ed approfondita, consigliando di riaprire il confronto con i soggetti territoriali in modo da non forzare un strumento ad alta potenzialità e che può dare la stura allo sviluppo dell’Irpinia o inficiarlo per sempre.
I SINDACI DELL’UFIA E DELLA BARONIA ATTACCANO L’ASSESSORE ALL’URBANISTICA PETRACCA
(fonte IL CIRIACO)
http://www.ilciriaco.it/daicomuni/news/?news=28016
il ciriaco
12 febbraio 2013 at 19:17