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IL NAPOLI TEATRO FESTIVAL ARRIVA NEI PICCOLI PAESI

Per la prima volta, grazie alla visionarietà e all’impegno del direttore artistico FRANCO DRAGONE, il Napoli Teatro Festival arriva nei piccoli paesi dell’Irpinia e della Campania appenninica.  Non più un teatro elitario e napolicentrico ma un evento popolare e ramificato nelle parti più segrete della Campania interna. La compagnia teatrale ha abitato nel centro altirpino dal 6 giugno per costruire qui lo spettacolo.

NTFIMERCOLEDI’ 29 E GIOVEDI’ 30 GIUGNO 2016 nel teatro all’aperto nel centro storico di Sant’Angelo dei Lombardi; con navette bus che partiranno da Napoli per favorire lo scambio culturale e turistico tra paesi e città. Prossimi eventi a noi vicini: a Valva nella Villa d’Ayala Valva, a Gesualdo nel Castello appartenuto al principe madrigalista Carlo Gesualdo e a Montemarano, paese del vino.

La casa di Bernarda Alba
di Federico García Lorca

INGRESSO LIBERO
(servizio navetta da Napoli per info: 333.5496507)

messinscena: Alessandra Asuni e Marina Rippa

con: Consiglia Aprovidolo, Maria Grazia Bisurgi, Valentina Carbonara,
Mafalda De Risi, Fortuna Liguori, Annamaria Palomba,
Tonia Persico, Ilaria Scarano, Marilia Testa

Ideazione scene e costumi Alessandra Asuni e Marina Rippa
scene Marco Di Napoli
realizzazione scene Alovisi attrezzeria
costumi Cinzia Virguti
sarta Anna Patierno
luci Marcello Falco
direttore di produzione Hilenia De Falco
assistente di produzione Anna Caruso foto Daniela Capalbo
collaborazione alle scene e grafica Massimo Staich

storyteller: Alessandro Toppi

“Bisogna sempre interpretare estendendo la nostra anima sopra ogni cosa, scoprendo un’anima là dove non esiste, dando alle forme l’incanto dei nostri sentimenti; è necessario vedere nelle piazze solitarie le anime antiche che sono passate attraverso di esse, è imprescindibile essere uno ed essere mille per poter sentire le cose in ogni loro sfumatura. Bisogna essere religiosi e profani.”
Federico García Lorca

A 80 anni dalla morte di Federico García Lorca, mettiamo in scena “La casa di Bernarda Alba”, ultima sua opera, in cui i personaggi sono tutte donne. Il suo dare voce alle ingiustizie, la sua denuncia di una mentalità antica, inadeguata, “borghese”, l’attenzione al teatro popolare rendono attuale il testo, anche nella distanza dalla sua scrittura e dalla sua morte tragica.
Rarissimo incontrare in un’opera teatrale tanta sensibilità, profondità nel raccontare il paesaggio interiore femminile.
Un femminile che smania dal desiderio di esprimersi in ogni sua forma e un maschile evocato e rappresentato come qualcosa che ingigantisce l’ombra scura di tutte le figure femminili dell’opera.

Nell’opera c’è una costante circolarità che ci ha suggestionate e ci ha portate ad approfondirla. Ritornano ciclicamente nelle parole gli elementi naturali: fuoco, aria, acqua, terra, che appaiono come a voler sottolineare l’imprescindibile appartenenza alla forza della natura dei sentimenti, quelli più misteriosi, Amore e Morte.
In tutte le donne della casa vi è Bernarda con la sua aridità, così come la nonna Maria Josefa con la sua “libertà” di espressione e il mare dentro.
La casa come una prigione, come una grande cassa da morto in cui si è seppelliti vivi; inutile bussare, nessuno sentirà.
Ago e filo. Cucire bianchi corredi, giorno per giorno, tramare la propria vita su telai illusori. La casa si riempie di bianchi pizzi, le stesse pareti della casa nel loro candore sono sempre più oppressive per tutte, costrette a d indossare il nero.

La chiesa, le case attorno, le strade da cui provengono voci e storie, gli uomini e le donne che noi vediamo ma che alle figlie non è concesso di vedere e frequentare, la curiosità e la dissomiglianza del vicinato, la vita che ha un ritmo diverso… sono elementi che condizionano la vita all’interno della casa.

La residenza
Abbiamo incontrato gli amministratori, la proloco, il parroco, ma soprattutto la gente del posto, nella quotidianità della vita. Abbiamo raccolto storie e canti, seguito le feste popolari, avvertendo fortemente la grande frattura interiore e sociale che il terremoto dell’ ottanta ha provocato.
Angela, Cenzina, Pasqua, Tiziana, Marilina, Ida, Emilia, Lucia, Valeria, Vittorio, Luigi, Franco, Tonino, Sergio…, i ragazzi rifugiati pakistani e afgani si sono affacciati al nostro lavoro compositivo che si è arricchito delle tradizioni di ciascuno.

info : NAPOLI TEATRO FESTIVAL 2016

 

Written by A_ve

27 giugno 2016 a 17:21

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