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PROFONDO SUD _ CAMBRIA

PROFONDO SUD, l’ultimo lavoro di DOMENICO CAMBRIA (Mimì), è nelle librerie ed edicole di Avellino, Benevento (Masone), Bagnoli (Pro loco e la Lucciola), Montella, Nusco, Lioni, Mirabella E., Grottaminarda, Ariano.

Il sud, la politica, la Chiesa i temi trattati. In un momento di grande disagio politico che il nostro Paese sta attraversando, la speranza è, che, un piccolo contributo possa diventare grande, se solo noi lo vorremmo, nell’analizzare le vere cause di un crollo che non è affatto economico, ma di valori.

Presentazione a cura del prof. Antonio D’Antuono.
Quando l’amico Mimì Cambria mi ha chiesto di presentare Profondo Sud, la sua
seconda raccolta poetica dopo Gocce di Uomini (precedentemente ha pubblicato
opere riguardanti la Salvicoltura, romanzi come “La notte dell’arcobaleno” e
scritti di natura storica), ho avuto qualche titubanza o perplessità, non tanto
per la bontà del suo lavoro, ma soprattutto perché non è mai cosa agevole
tentare un rapido e incisivo spaccato di quanto un autore fa rivivere di sé e
della realtà che lo circonda nei propri versi: personalmente amo la poesia per
ciò che essa genera e mette in moto (sensazioni, percezioni sottili,
sentimenti, richiami al passato o al vivere presente, proiezioni o fughe nel
futuro, ecc.), avendola sempre vista come una sorta di musica dell’anima,
pacata o dirompente che sia, capace di dilatare o restringere, attraverso
l’eleganza, la freschezza e significatività del verso, il presente, in funzione
retrospettiva o futuribile, quale espressione genuina del tempo della
coscienza.
Nella breve ma significativa Introduzione alla sua silloge, l’A. pone
l’accento sull’amaro presente, frutto anche di endemiche vicissitudini del
nostro Sud, e ne prospetta una possibile, condivisibile o non, soluzione.
La raccolta ricalca per certi “versi”, per usare un eufemismo, la precedente,
ma ne approfondisce e attualizza ulteriormente i temi, sublimati dalla stessa
poesia, che fluisce, come acqua cristallina, dai meandri segreti del cuore di
chi, cittadino del mondo, scrive con i colori dell’iride e “[…] vive laddove
altri si spengono,/ nasce dove altri muoiono, cammina/ dove altri si fermano,
si alza dove altri/ cadono, crede dove altri sperano”. La sua voce “[…] è
come quella del vento,/ della tempesta, della passione, della gioia,/ del
dolore, della morte, della vita, della pace,/ della guerra, del lampo oltre il
tuono” (Il poeta).
E’ l’abbrivo della nuova silloge, che esprime tutta l’ambivalenza
dell’esistenza, vissuta come lotta dei contrari di sapore eracliteo.
Ai versi de Il poeta fanno eco quelli di Passi, con i quali l’A. avvalora e
attualizza il dramma dell’uomo che cerca affannosamente, per le strade di un
mondo attanagliato e dilaniato dal negativo, “[…] ragioni di vita, un senso
da dare/ all’umana esistenza, un Cristo da amare disposto a/ morire, come
accadde una volta agli inizi del mondo”, ma che resta, comunque, abbarbicato
alla propria terra, unica certezza, alla quale  torna: “Son partito da Roma e
ci voglio tornare” (verso ripetuto per ben undici volte alla fine di ogni
sestina), sorretto anche dalla Fede, che più volte vacilla: “[…] C’è tempesta
ma reggo, mi riportano/ a casa, con le scarpe bucate, la Croce e una carta. Un
miracolo?/ Forse! Come è facile perdersi per le strade del mondo!”.
Nessuna cosa sfugge all’occhio attento dell’itinerante poeta: dai focolai di
guerra nelle varie parti del globo alla tratta delle schiave della
prostituzione, dallo sfruttamento delle risorse del Terzo mondo
all’esportazione dei rifiuti, dal dramma delle migrazioni ai problemi della
crisi economica e, in particolare, del nostro Sud. Tema quest’ultimo
affrontato, in maniera forte, in Ripresa, nei cui versi si ritrovano vecchi e
nuovi problemi figli degeneri della globalizzazione, e in Profondo Sud (che è
poi anche il titolo della silloge), dove aleggiano immagini più statiche di un
passato mai morto e sempre presente, così come in Aquilonia.
    La raccolta non esprime, però, soltanto questo, ma anche la voglia di
lottare, non arrendersi: “Se arretri/ altri avanzeranno./ Se lasci/ altri
prenderanno il tuo posto./ […]/ vai avanti e non fermarti mai” (Coraggio),
cui si contrappone, nell’ambivalenza dell’essere umano con tutte le sue
contraddizioni, la stanchezza che alberga nel cuore di chi più non spera,  come
in Genericità: “Ma si, lasciamoli fare,/ lungo il viale del tramonto/ c’è posto
per tutti! […] A luci spente!/ E poi?/ Ma che importa, tanto è notte per
tutti”, o in Il Tempo: “Viaggiare è stare fermi/ aspettare che altri passino/
le cose passino/ il tempo passi/ tutto passi/ mentre tu… stai fermo”.
    Il tutto si stempera nell’amore, che al pari della poesia che lo canta, vive
in una luce perenne e immortale, quale cifra e orizzonte della vita: “[…]
Sospeso nel vuoto un punto,/ piccolo, insignificante: io. / E poi il vento, le
foglie, il mare,/ i flussi, le maree, il cielo,/ le albe, i tramonti, una
spiaggia,/ i sogni, le speranze,/ una luce, un faro, i tuoi occhi,/ il tuo
sguardo, la tua voce,/ la tua bocca, il tuo sorriso,/ orizzonti:tu!”
(Orizzonti). Ma l’amore non si ferma esclusivamente alla sublime attrazione per
la bellezza di un corpo, rinasce, conservando tutta la forza e fragranza, nello
splendore della natura della terra natia e delle sue svariate forme, dalle
quali l’A. è sedotto, in un amplesso che ogni cosa coimplica: “La bionda
chioma/ al vento/ E l’ancheggiar dell’oro/ al sole/ Su dolci colline lo sguardo
carezza/ La sinuosità dei fianchi a valle/ E creste che salgono e poi/
scendono/Sui dolci declivi che ami:/ messi!/ Come mani di amante su seta
sfioro/ L’oro al tramonto, e amo/ il cielo,/ La terra, il sole che scende/ e
bacia/ Le bronzee colline dove/ la vita/ Nasce e il sogno si rinnova./ […]
Sogni e speranze della terra mia” (Messi).
     E’ questo il distillato della poesia di Cambria, che colpisce per la
duttilità e incisività del verso, tramite il quale l’A. si fa lettore e
interprete del nostro tempo, di cui ci dà uno spaccato, frutto di attese deluse
e di sogni irrealizzati, anche se mai definitivamente infranti ma sempre
presenti sullo sfondo del palcoscenico della vita.

Written by A_ve

6 marzo 2012 a 08:02

Pubblicato su Scrittura

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