L¹Irpinia oltre il petrolio
L’Irpinia oltre il petrolio.
L’Irpinia ai tempi della crisi ha il viso gonfio di un pugile messo all’angolo da un avversario forse troppo più forte e cattivo di quanto si potesse immaginare. Più di altre regioni meridionali, gli impatti della depressione economica hanno devastato realtà produttive, fiaccato gli indotti industriali incidendo su dinamiche economiche già fragili e prive di fondamenta solide e credibili. Nell’incubo di una terra che perde pezzi della sua credibilità ogni giorno, il petrolio irrompe su uno scenario di decrescita come una sorta totem dell’inconcludenza che impone obblighi e forti assunzioni di responsabilità. Il petrolio in Irpinia non è solo il sinonimo dell’attacco al territorio ma è anche, e soprattutto, una misura delle reali capacità e volontà di un’intera classe dirigente di voltare pagina rispetto ad anni segnati da interventi meramente emergenziali, privi sempre di una programmazione credibile e di un disegno d’insieme capace di dettare regole, obiettivi e relative scadenze.
Uno spartiacque storico che potrebbe anche segnare un solco incolmabile tra generazioni oggi assolutamente distanti.
Secondo gli indirizzi del Ptr Regionale, l’Irpinia viene ripartita in aree, ognuna delle quali contrassegnata da dominanti socio-economiche diverse, con un disegno d’insieme nel quale emerge una visione di un territorio vocato innanzitutto alla valorizzazione di prerogative ambientali e culturali.
Rispetto a questo programma, il Petrolio sembra essere del tutto stridente per la portata degli impatti ambientali che potrebbe inesorabilmente comportare e per la trasformazione del territorio che l’intera industria petrolifera imporrebbe. Peraltro il Progetto Gesualdo-1, che attende la valutazione d’impatto ambientale presso la Regione Campania, a differenza di tanti altri progetti di ricerca attualmente in corso in Italia, si distingue per portata e per impatti sulla popolazione. Rispetto ai progetti in Basilicata ad esempio, il pozzo di Gesualdo-1 viene collocato in un’area prossima ai centri abitati, in un comprensorio, quello della valle ufita, che conta fino a 50mila abitanti con un’area di insediamento industriale molto importante e con vaste aree interessate da produzioni agricole di grande rilievo come quelle vitivinicole del Taurasi e quelle dell’olio della valle ufita-baronia. Elementi di valutazione che oltre a spunti di carattere ambientali non possono non imporre obiezioni anche di carattere strettamente socio-politiche vista la forte incidenza che questo progetto potrebbe imporre al vissuto quotidiano di un’area che potrebbe subire una vera e propria invasione e trasformazione.
All’emergenza di un progetto da contrastare, segue quindi anche la necessità impellente di alzare un argine fatto di proposte e di politiche di tutela e salvaguardia del territorio credibili.
Se lo sviluppo da seguire deve essere quello della valorizzazione delle prerogative ambientali urge quindi un disegno che preveda investimenti e iniziative rivolte allo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria alimentare, che conta esempi straordinari purtroppo ancora isolati quasi estemporanei. Se davvero questa classe dirigente vuol sentirsi matura per tali sfide dovrebbe incominciare a rifondare l’Irpinia partendo dalla base, ossia dal suo territorio e delle sue virtù ambientali. E’ inconcepibile pensare che un territorio vocato alla green economy non abbia uno straccio di vincoli di tutela ambientale, così come altre aree virtuose italiane hanno per tempo provveduto a realizzare. L’Irpinia annovera vaste aree contrassegnate dal marchio DOCG per le produzioni vitivinicole che paradossalmente ora sono interessate da progetti di ricerca petrolifera. Nel Chianti o nelle Langhe, tutto questo sarebbe inammissibile!!!! Pertanto è necessario intervenire avviando procedure per l’attuazione delle normative di tutela paesaggistica, previste ad esempio dal così detto Codice Urbani (D.lgs.42/2004).
A questi interventi dovrebbero seguirne altri assai incisivi per la tutela del vasto patrimonio idrologico che adesso è sotto la minaccia dell’inquinamento da petrolio ma che da anni è vittima di cattiva gestione e scarsa tutela ambientale.
Una serie di criticità che avrebbero bisogno di un poderoso intervento per rendere minimamente credibile anche il più virtuoso dei progetti di crescita.
L’Irpinia oltre il petrolio dovrebbe essere quindi l’anno zero di una nuova era nella quale la progettualità diffusa unita ad interventi di tutela del territorio dovrebbero disegnare un modello si sviluppo con basi solide e rendimenti credibili.
Questa classe dirigente sarà in grado di salvare l’Irpinia??????
COMITATO NO TRIVELLAZIONI PETROLIFERE IN IRPINIA – GESUALDO _ Irpinianotriv.blogspot.it